La storia segreta: quando i russi portarono a Bari il maresciallo Tito, in fuga dai nazisti
BARI - Una missione segreta, un gruppo aeronautico sovietico di stanza all'aeroporto di Bari e la presenza in incognito del futuro capo di stato jugoslavo, Tito, nel quartiere Palese. No, quella che stiamo per raccontarvi non è la trama di un film di spionaggio, ma una grande pagina di storia “dimenticata”, non menzionata nei libri italiani.
«Voglio comunicarvi che il soggiorno del maresciallo Tito a Palese nella letteratura del nostro Paese è descritto in diverse fonti». Comincia così la mail inviataci a fine febbraio da Oleg Tatkov, un medico russo appassionato di storia che, dopo aver letto il nostro articolo sull’incontro tra Eisenhower, Alexander e Badoglio, ha deciso di scriverci.
Il suo intento è informarci del fatto che, nel giugno del 1944, durante la Seconda guerra mondiale, il comandante jugoslavo lasciò la sua patria per rifugiarsi proprio a Bari. «Conosciamo persino il nome della villa dove fu ospitato - dice ancora Tatkov - dopo che l'equipaggio del maggiore Shornikov lo aveva fatto fuggire dall'accerchiamento tedesco vicino alla città di Drvar, nell’attuale Bosnia».
Un fatto questo mai citato nei volumi baresi e italiani. Anni fa parlammo di un leggendario summit avvenuto a Torre a Mare tra Churchill e Tito, all'interno di un edificio occupato dagli 007 inglesi. Ma riscontri in quel caso non ne riuscimmo a ottenere, se non qualche ricordo di anziani del luogo.
Qui invece siamo in presenza di qualcosa di più concreto. Oleg ci mostra alcuni articoli: raccolgono le memorie di militari che presero parte alla missione. Come quelle del maresciallo Golovanov: «Ho riferito a Stalin dell'opportunità e della necessità diretta di organizzare la mia base a Bari, che rafforzerebbe il supporto per le attività di combattimento dei partigiani». Parole che confermerebbero la presenza di un contingente sovietico nel capoluogo pugliese, di stanza presso l’aeroporto di Palese.
Anche lo storico Gregory Alegi, esperto di aeronautica militare, conferma i fatti. «Il 3 giugno 1944 – ci spiega al telefono - Tito, il suo staff e i partigiani feriti vennero evacuati dalla Jugoslavia nel capoluogo pugliese con sette aerei russi, con l’intento di sottrarli all'offensiva tedesca in corso da giorni. Di questa vicenda ne resta traccia solo grazie a documenti del Royal United Services Institute Journal pubblicati nel 1997».
Naturalmente si trattò di un viaggio segretissimo. Nel 1944 gli Alleati si preparavano allo sbarco in Normandia e per i nazisti, ormai quasi sconfitti definitivamente, era diventato fondamentale cercare vittorie in altri territori, ad esempio attraverso un attacco diretto ai capi della resistenza jugoslava. Da lì la fuga di Tito, aiutato dagli amici russi, verso la vicina Puglia, che nel frattempo era stata liberata.
«I sovietici me li ricordo bene – ci conferma l’84enne palesino Egidio–. Li riconoscevamo per i loro modi. A differenza degli americani e degli inglesi, che si comportavano da "padroni in casa nostra”, erano sempre molto gentili e ogni tanto a noi bambini regalavano qualcosa. Da quanto mi rammento i soldati dormivano all'interno della scuola Duca D'Aosta».Notizia pubblicata sul portale barinedita.it e di sua proprietà.
Come detto Tatkov sarebbe persino a conoscenza dell’edificio in cui soggiornò Tito. «Si tratterebbe di Villa Vellina o Verina – afferma -. Mentre Villa Anna, Villa Rosa e Villa Prudentia (o Prudentina) avrebbero ospitato gli ufficiali russi presenti a Palese, come il colonnello Sokolov, comandante del gruppo aeronautico sovietico per scopi speciali».
Residenze che non siamo riusciti a rintracciare, perchè probabilmente abbattute nel corso dei decenni. Solo di una di esse resta oggi qualcosa (nella foto): le due colonne d’ingresso che svettano su via Nazionale, vicino all’entrata del Victoria Park Hotel e sulle quali campeggia ancora la scritta “Villa Rosa”.
«Voglio comunicarvi che il soggiorno del maresciallo Tito a Palese nella letteratura del nostro Paese è descritto in diverse fonti». Comincia così la mail inviataci a fine febbraio da Oleg Tatkov, un medico russo appassionato di storia che, dopo aver letto il nostro articolo sull’incontro tra Eisenhower, Alexander e Badoglio, ha deciso di scriverci.
Il suo intento è informarci del fatto che, nel giugno del 1944, durante la Seconda guerra mondiale, il comandante jugoslavo lasciò la sua patria per rifugiarsi proprio a Bari. «Conosciamo persino il nome della villa dove fu ospitato - dice ancora Tatkov - dopo che l'equipaggio del maggiore Shornikov lo aveva fatto fuggire dall'accerchiamento tedesco vicino alla città di Drvar, nell’attuale Bosnia».
Un fatto questo mai citato nei volumi baresi e italiani. Anni fa parlammo di un leggendario summit avvenuto a Torre a Mare tra Churchill e Tito, all'interno di un edificio occupato dagli 007 inglesi. Ma riscontri in quel caso non ne riuscimmo a ottenere, se non qualche ricordo di anziani del luogo.
Qui invece siamo in presenza di qualcosa di più concreto. Oleg ci mostra alcuni articoli: raccolgono le memorie di militari che presero parte alla missione. Come quelle del maresciallo Golovanov: «Ho riferito a Stalin dell'opportunità e della necessità diretta di organizzare la mia base a Bari, che rafforzerebbe il supporto per le attività di combattimento dei partigiani». Parole che confermerebbero la presenza di un contingente sovietico nel capoluogo pugliese, di stanza presso l’aeroporto di Palese.
Anche lo storico Gregory Alegi, esperto di aeronautica militare, conferma i fatti. «Il 3 giugno 1944 – ci spiega al telefono - Tito, il suo staff e i partigiani feriti vennero evacuati dalla Jugoslavia nel capoluogo pugliese con sette aerei russi, con l’intento di sottrarli all'offensiva tedesca in corso da giorni. Di questa vicenda ne resta traccia solo grazie a documenti del Royal United Services Institute Journal pubblicati nel 1997».
Naturalmente si trattò di un viaggio segretissimo. Nel 1944 gli Alleati si preparavano allo sbarco in Normandia e per i nazisti, ormai quasi sconfitti definitivamente, era diventato fondamentale cercare vittorie in altri territori, ad esempio attraverso un attacco diretto ai capi della resistenza jugoslava. Da lì la fuga di Tito, aiutato dagli amici russi, verso la vicina Puglia, che nel frattempo era stata liberata.
«I sovietici me li ricordo bene – ci conferma l’84enne palesino Egidio–. Li riconoscevamo per i loro modi. A differenza degli americani e degli inglesi, che si comportavano da "padroni in casa nostra”, erano sempre molto gentili e ogni tanto a noi bambini regalavano qualcosa. Da quanto mi rammento i soldati dormivano all'interno della scuola Duca D'Aosta».Notizia pubblicata sul portale barinedita.it e di sua proprietà.
Come detto Tatkov sarebbe persino a conoscenza dell’edificio in cui soggiornò Tito. «Si tratterebbe di Villa Vellina o Verina – afferma -. Mentre Villa Anna, Villa Rosa e Villa Prudentia (o Prudentina) avrebbero ospitato gli ufficiali russi presenti a Palese, come il colonnello Sokolov, comandante del gruppo aeronautico sovietico per scopi speciali».
Residenze che non siamo riusciti a rintracciare, perchè probabilmente abbattute nel corso dei decenni. Solo di una di esse resta oggi qualcosa (nella foto): le due colonne d’ingresso che svettano su via Nazionale, vicino all’entrata del Victoria Park Hotel e sulle quali campeggia ancora la scritta “Villa Rosa”.