Sul finire dell’anno di guerra 1943, dal 28 novembre al 1° dicembre, si tenne a Teheran una conferenza tra i tre leader alleati: Winston Churchill, Josif Stalin e Franklin Delano Roosevelt. Una conferenza che segnò punti importanti per la strategia degli Alleati e sulle future mosse che di li a breve avrebbero dovuto prendere per battere definitivamente l’Asse. Eppure questa conferenza avrebbe potuto prendere una piega ben diversa, a causa di una serie di eventi letteralmente tragicomici e che ebbero per protagonista una nave della United States Navy. Se, infatti, il Premier britannico e il dittatore sovietico raggiunsero la capitale della Persia per via aerea, il Presidente americano fu costretto ad affrontare buona parte del viaggio via mare a bordo della Corazzata Iowa: una poderosa scorta venne costituita e tra le unità navali incaricate di garantire la sicurezza di Roosevelt vi era anche lo USS William Porter, Cacciatorpediniere della Classe Fletcher, intitolato alla memoria dell’Ammiraglio che nella Guerra di Secessione comandò la Cannoniera USS Essex. Il 12 novembre 1943 salpò dal Porto di Norfolk, in Virginia: quando il Comandante Wilfred Walter diede ordine di mettere in moto le macchine, le ancore non erano state salpate e la catena di una di esse, aggrovigliandosi alle navi e imbarcazioni presenti in rada, danneggiò gravemente un cacciatorpediniere e quasi fece crollare l’intero molo. Seppur nell’imbarazzo generale, lo USS William Porter il giorno seguente raggiunse la Corazzata Iowa e si unì alla scorta. Improvvisamente, un’esplosione subacquea fece assumere i posti di combattimento: pensando di essere sotto attacco, in Oceano Atlantico, da parte di un U-boote tedesco, le navi iniziarono le manovre evasive, mentre l’Iowa, con il Presidente Roosevelt a bordo, incrementò la velocità per uscire dalla portata degli eventuali siluri nemici. In realtà, nessun sommergibile della Kriegsmarine aveva intercettato e attaccato le navi: da bordo del Caccia americano, era caduta in mare una bomba subacquea che, raggiunta la profondità a cui era tarata, era deflagrata.
Con la formazione di nuovo riunita, la navigazione riprese: il 14 novembre, però, avvenne il fatto che avrebbe potuto cambiare l’andamento della Conferenza di Teheran. Durante un addestramento mirato alla protezione da eventuali attacchi aerei, durante il quale vennero rilasciati in aria alcuni palloni, i cannoni dell’Iowa e del Porter aprirono il fuoco, abbattendone un gran numero. Il Comandante Walter, anche per rimediare a quanto successo con la carica subacquea, volle testare il grado di addestramento del suo equipaggio alla lotta antisommergibile: venne simulato il lancio di due siluri, ma quando fu simulato il terzo, venne lanciata veramente un’arma subacquea, armata e diretta contro l’Iowa. Rompendo il silenzio radio che era stato imposto alla flotta in navigazione, furono tentate manovre evasive per fuggire al fuoco amico che, anche se involontario, venne diretto contro il Presidente Roosevelt. Passarono minuti interminabili, alla fine dei quali il siluro mancò la Corazzata perdendosi nell’Oceano. Ma a questo punto era troppo: allo USS William Porter fu ordinato di fare rotta verso le Isole Bermuda, con l’intero equipaggio che dovette considerarsi agli arresti e consegnato a bordo. Il Silurista Lawton Dawson, responsabile dei tubi di lancio, venne in un primo momento condannato al carcere, ma solo grazie all’intercessione diretta di Roosevelt stesso venne reintegrato in Marina. Dopo questi incidenti imbarazzanti, il Cacciatorpediniere William Porter venne assegnato alla Flotta del Pacifico e aggregato alla Task Force 94 operante nelle Isole Aleutine: il 29 dicembre 1943 faceva il suo ingresso a Dutch Harbor, svolgendo da quel momento numerose missioni di scorta e di addestramento combinato con altre unità navali. Nel frattempo, il 30 maggio 1944 il Capitano di Fregata Walter cedeva il comando dello USS William Porter al Comandante Charles Keyes.
Con il nuovo comando, giunsero nuovi incarichi. Dalle Aleutine, dopo una sosta a San Francisco e qualche piccola riparazione, lo USS Porter fu nuovamente assegnato alla campagna navale nelle Filippine, dove prese parte, tra la metà di ottobre e il dicembre 1944 alla Battaglia di Leyte: il 21 dicembre, durante una scorta ad un convoglio da Leyte a Mindoro, i cannonieri di bordo risposero prontamente all’attacco di una formazione aerea giapponese, riuscendo ad abbattere, molto probabilmente, un velivolo. E poi venne la dura prova di Okinawa: da aprile al giugno 1945 le forze americane furono impegnate in una delle più sanguinose campagne contro l’Impero Giapponese. Il 10 giugno, durante uno degli ultimi tentativi dei Kamikaze di infliggere perdite alla United States Navy, lo USS Porter venne colpito alle 08.15 lungo la linea di galleggiamento da un Bombardiere Aichi D3A Val imbottito di esplosivo: per tre lunghe ore l’equipaggio del Cacciatorpediniere lottò per impedire la perdita della nave, ma lo squarcio causato dall’esplosione aveva ormai riversato all’interno tonnellate di acqua di mare. Sbandato irrimediabilmente, iniziò lentamente ad affondare: miracolosamente, a bordo si erano registrati solo una sessantina di feriti e nessun morto, così che l’intero equipaggio poté raggiungere le scialuppe di salvataggio ed essere tratto in salvo. Durante le operazioni di soccorso ai naufraghi, di distinse particolarmente il Tenente Richard Miles McCool, imbarcato sulla Nave di Supporto Anfibio USS LCS 3-122: sarà insignito della Medaglia d’Onore del Congresso.