Notiziario: La storia dei martiri di Vingrè, uccisi a sorte dalla lotteria militare

La storia dei martiri di Vingrè, uccisi a sorte dalla lotteria militare

“Mia cara Lucie,
Quando questa lettera ti sarà pervenuta, io sarò morto fucilato.
Ecco perché:
Il 27 novembre, verso le 5 di sera, dopo due ore di violento bombardamento, in una trincea della prima linea, mentre stavamo finendo la nostra zuppa, dei tedeschi sono penetrati nella trincea e mi hanno fatto prigioniero con due miei compagni.

Io sono riuscito ad approfittare di un momento di rissa e di disordine per scappare dalle mani dei tedeschi.
Ho poi seguito i miei compagni e ho raggiunto le nostre linee. A causa di ciò, sono stato accusato di abbandono del posto in presenza di nemici.

Siamo passati in ventiquattro davanti al Consiglio di Guerra. Sei sono stati condannati a morte, tra questi sei ci sono io. Non sono più colpevole degli altri, ma c’è bisogno di un esempio.
Il mio portafogli ti arriverà con quello che c’è dentro.

Ti devo fare i miei ultimi saluti in fretta, con le lacrime agli occhi, l’anima in pena. Io ti domando umilmente in ginocchio perdono per tutta la tristezza che ti causerò e per l’imbarazzo nel quale ti metterò….
Mia piccola Lucia, ancora una volta, scusa.

Mi confesserò all’istante e spero di rivederti in un mondo migliore.
Muoio innocente del crimine di abbandono del posto che mi è imputato. Se invece di scappare fossi rimasto prigioniero dei tedeschi, avrei avuto la vita salva. È il destino.
Il mio ultimo pensiero è a te, fino alla fine”

Queste le parole di una lettera scritta da un soldato francese, Henry Foch, pochi minuti prima dell’esecuzione. La sorte della vita di un uomo venne decisa da una lotteria, per ‘dare l’esempio’. Perché, quando ti trovi di fronte a un attacco nemico, è cosa buona e giusta farsi ammazzare per quello Stato che ti ha strappato ai campi e ti ha inviato a combattere una guerra ‘giusta’.

Henry Foch ed altri 23 uomini ritennero, invece, fosse più giusto ripiegare di fronte ad un attacco senza possibilità di vittoria, seguendo gli ordini di un tenente. E così fecero. Ma, in seguito, il tenente negò di aver dato un simile ordine.

E così morirono con in corpo non i proiettili tedeschi, ma quelli francesi, gli stessi di cui erano carichi i loro fucili. I sei soldati giustiziati, denominati i martiri di Vingré, verranno riabilitati solo nel 1921, con la confessione del tenente che diede l’ordine di ritirarsi.