La Seconda battaglia del Piave o Battaglia del Solstizio, ultima importante offensiva dell’Impero Austro-Ungarico prima della sua resa, fu una delle più importanti vittorie dell’esercito italiano durante la Prima Guerra Mondiale. Venne combattuta dal 15 al 22 giugno 1918 nella regione delle Alpi orientali italiane. Numerose furono le perdite da entrambe le parti: tra morti, feriti e dispersi si contarono 90.000 italiani e 150.000 austro-ungarici.
L’appellativo di “Battaglia del Solstizio”, coniato in seguito da Gabriele D’Annunzio, si riferisce al Solstizio d’estate che ogni anno cade il 20 o il 21 giugno. Ed ora riassumiamo lo scenario storico-politico e lo svolgimento della battaglia.
Nel giugno del 1918 l’impero austro-ungarico era allo stremo. La critica situazione militare ed economica in cui versava, lo avevano reso un alleato fragile per i tedeschi che oramai lo consideravano più un problema che una risorsa. Gli stessi tedeschi, dal canto loro, disprezzavano la scarsa lealtà degli austriaci, avendo scoperto i tentativi dell’imperatore Carlo I d’Austria di stipulare una pace con le potenze dell’Intesa (Inghilterra, Francia, Impero russo e Italia).
Contemporaneamente la Germania stava affrontando una guerra dura e difficile sul fronte occidentale e si aspettava dagli austro-ungheresi un’azione che permettesse ai tedeschi di concentrare le risorse per poter sostenere un’offensiva sul fronte francese. Parallelamente negli alti comandi austriaci e nella corte di Carlo si diffondeva un forte malcontento sia per gli esiti della guerra che per la difficile alleanza con i tedeschi: molti infatti furono gli scontri fra entrambe le parti sulle scelte strategiche.
Nel marzo del 1918 il Capo di Stato Maggiore austriaco Arthur Arz von Straussenburg aveva annunciato ai tedeschi che i suoi comandi stavano organizzando un’importante offensiva sul fronte italiano. Obiettivo di questa azione era di annientare le difese italiane, sfondare il cordone militare e conquistare la pianura padana facendo razzia di mezzi e approvvigionamenti utili da concentrare sul fronte occidentale.
Il piano d’attacco venne suddiviso in tre operazioni distinte. Un primo attacco diversivo presso il Passo del Tonale, avrebbe anticipato gli altri due movimenti, uno dall’altopiano di Asiago verso Vicenza da parte della 10a e 11a armata comandata dal generale Franz Conrad von Hötzendorf (operazione Radetzky) mentre l’altra attraverso il Piave verso Treviso da parte della 5a e 6a armata del feldmaresciallo Svetozar Borojević von Bojna (operazione Albrecht). Queste due penetrazioni avrebbero dovuto rappresentare la classica ‘manovra a tenaglia’ che si sarebbe dovuta chiudere nella zona di Padova.
Ma questa strategia, nella sua semplicità, i comandi italiani già la conoscevano. Il regio esercito italiano, infatti, era stato informato dei piani del nemico già diverse settimane prima dell’attacco, permettendogli di predisporre diverse difese e controffensive, come quella dell’artiglieria posizionata nella zona del Monte Grappa e dell’Altopiano dei Sette Comuni. La mattina del 15 giugno gli austriaci riuscirono a conquistare il Montello e il paese di Nervesa.
La loro avanzata continuò successivamente sino a Bavaria dove venne fermata dalla possente controffensiva italiana, supportata dall’artiglieria francese. Il Servizio Aeronautico italiano, intanto, mitragliava il nemico volando a bassa quota per rallentare l’avanzata: in quel teatro di battaglia morì il maggiore Francesco Baracca, grande asso dell’aviazione italiana.Le passerelle gettate sul Piave dagli stessi austriaci vennerobombardate incessantemente dalle truppe italiane causando un rallentamento nelle forniture di armi e viveri. Questo problema costrinse gli austriaci, dopo una settimana di combattimenti, in cui gli italiani cominciavano ad avere la meglio, a ritirarsi oltre il Piave, da dove erano inizialmente partiti. Molti soldati morirono durante la ritirata. Nervesa fu liberata e così il Montello. Una curiosità: nella battaglia del solstizio vennero impiegati intensivamente gli Arditi, una specialità della fanteria del Regio Esercito.
La tentata offensiva austriaca si tramutò invece in una pesantissima disfatta: tra morti, feriti e prigionieri gli austro-ungarici persero quasi 150.000 uomini contro invece i 90.000 dell’’Italia. A causa degli insuccessi sul fronte alpino il feldmaresciallo Conrad von Hötzendorf fu destituito dalla sua carica e messo a riposo. La battaglia risultò decisiva per le sorti finali del conflitto sul fronte italiano.