LA RISIERA DI SAN SABBA
La Risiera di San Sabba fu l'unico campo di detenzione, smistamento ed eliminazione in Italia dotato di forno crematorio. Secondo le fonti vi trovarono la morte tra le 3 mila e le 5 mila persone, in gran parte ebrei, partigiani e prigionieri politici catturati durante i numerosi rastrellamenti compiuti dai nazifascisti nella Zona d’operazioni del Litorale Adriatico.
La Risiera fu anche utilizzata come luogo di smistamento per ebrei e prigionieri diretti ai campi di sterminio polacchi, circa 8 mila uomini. Tra il 29 e 30 aprile 1945 i tedeschi in fuga fecero esplodere il locale del forno crematorio e la ciminiera (al suo posto oggi sorge una scultura in ferro nella stessa posizione) nel tentativo di nascondere i crimini compiuti. Tra le macerie furono rinvenute ossa e ceneri umane raccolte in tre sacchi di carta, di quelli usati per il cemento.
Nel 1965 la Risiera, che durante l'immediato dopoguerra fu utilizzata come rifugio temporaneo per migliaia di profughi, venne dichiarata Monumento Nazionale.
Nel 1976 si svolse a Trieste il processo contro i pochi responsabili superstiti dell’Einsatzkommando Reinhardt, che agivano nella Risiera, che si risolse con la condanna all’ergastolo a Josef Oberhauser (uno dei comandanti delle SS nella Risiera) , che non scontò mai la pena a causa del diniego delle autorità tedesche a concedere l’estradizione. Ma non fu un processo inutile. A tal proposito si espresse così Simon Wiesenthal: <<tutti devono sapere che che i delitti come questi non cadono nel fondo della memoria, non vengono prescritti. Chiunque pensi ad un nuovo fascismo deve sapere, che alla fine sarà sempre la giustizia a vincere. Anche se i mulini della giustizia macinano lentamente>>.
[RM]