La morte del Sottotenente Scapuzzi in Sicilia
Il 22 luglio 1943, nei cieli della Sardegna, si combatté una battaglia aerea tra una formazione del 51° Stormo della Regia Aeronautica ed una del 325° Fighter Group della United States Air Force. Nelle stesse ore, in Sicilia, le forze italo-tedesche stavano cercando di contenere gli Anglo-Americani sbarcati tra Gela e Licata il 9 luglio precedente. Il Quartier Generale delle Forze Armate diramava il Bollettino 1153 si cui si affermava tra l’altro: “In Sicilia il nemico ha sviluppato, nei settori centrale e orientale del fronte, azioni di fanteria e di carri armati, alle quali le forze dell’Asse hanno opposto tenace resistenza infliggendo alle unità attaccanti sensibili perdite in uomini e mezzi. Lungo le coste sud-orientali della Sicilia nostri aerosiluranti colpivano sette grossi piroscafi, uno dei quali esplodeva; una nave cisterna veniva affondata e sei mercantili danneggiati da bombardieri dell’Asse nella rada di Augusta”. Il 233° Battaglione Semoventi da 47/32, inquadrato nel 33° Reggimento Carri, venne schierato a difesa di una colonna tedesca che si stava ritirando lungo la rotabile Leonforte-Nissoria, per attestarsi su nuove posizioni meglio difendibili. E a capo di uno dei mezzi blindati del 233° Battaglione prestava servizio un giovane Sottotenente di Complemento, originario di Fiorenzuola d’Arda, in provincia di Piacenza: Luigi Scapuzzi. Dopo la chiamata al servizio di leva, venne destinato inizialmente al 3° Reggimento Fanteria Carristi: sebbene destinato ad un reparto addestrativo, chiedeva insistentemente di essere trasferito presso un reparto operativo. La domanda venne accettata, passando così al 33° Reggimento Carri stanziato in Sicilia
Sulla battaglia che vide protagonista il Sottotenente Scapuzzi ne scrisse nell’immediato dopoguerra il Generale Emilio Faldella, nel suo libro di memorie Lo sbarco e la difesa della Sicilia. L’Alto Ufficiale, al momento dell’invasione alleata, ricopriva l’incarico di Capo di Stato Maggiore della 6ª Armata e delle Forze Armate della Sicilia al comando del Generale Alfredo Guzzoni. Scrive il Generale Faldella: “Il 22 luglio, dando protezione al ripiegamento di reparti germanici, cadde eroicamente il Sottotenente Luigi Scapuzzi, del 233° Battaglione Semoventi. Fu proposto per la Medaglia d’Oro”. Quel giorno, infatti, impegnò alcuni reparti anglo-americani che minacciavano di raggiungere un importante snodo stradale: al comando dell’unità, dopo la cattura nelle precedenti giornate di guerra, del comandante della sua compagnia, contrattaccò più volte il nemico che si faceva avanti, fino all’esaurimento delle munizioni. Impossibilitato ad impiegare il suo mezzo corazzato, pur di rallentare ulteriormente l’avanzata, permettendo così di far guadagnare tempo prezioso alle truppe in ritirata, il Sottotenente Luigi Scapuzzi imbracciò il suo mitra, per sporgersi fuori dalla torretta del carro, aprendo il fuoco sulle fanterie ormai prossime a circondarlo. Ma la resistenza era pressoché inutile: raggiunto da una scarica di fucileria in pieno petto, cadde con l’arma in mano, quando infuriava più forte la battaglia.
Quel 22 luglio 1943, il sacrificio compiuto dal giovane Sottotenente Scapuzzi, si unì a quello di tanti altri soldati italiani che osarono veramente l’inosabile nel tentativo di fermare l’avanzata alleata in Sicilia, combattendo armi in pugno, senza ritirarsi, sebbene ne avesse avuto la possibilità. Alla Memoria del Sottotenente Luigi Scapuzzi venne conferita la Medaglia d”Oro al Valor Militare: “Chiedeva insistentemente ed otteneva di essere trasferito dal deposito ad un battaglione semoventi da 47/32 destinato in zona di operazioni. Nella prima fase di un ciclo operativo assegnato a rifornimenti di una compagnia assolveva compiti affidatigli con elevato senso del dovere e spirito di iniziativa su itinerari intensamente battuti. Successivamente, cadutone prigioniero il comandante, assumeva il comando della compagnia. Durante un combattimento notturno particolarmente accanito, posto a protezione di reparti duramente attaccati eseguiva continue puntate offensive per tentare di contenere l’urto degli assalitori. Esaurite tutte le munizioni di bordo, piuttosto che ripiegare, preferiva imbracciare il mitra e col busto eretto fuori del carro continuava l’impari lotta. Trovava così morte gloriosa, colpito in pieno petto. Sicilia, 10-22 luglio 1943”.