Le Madrine di Guerra, con l’avvento del Fascismo in Italia, erano per lo più le giovani ragazze delle scuole elementari e delle superiori che, durante le prime due guerre affrontate dopo la fine del primo conflitto mondiale, vale a dire la campagna di Etiopia e l’appoggio militare fornito alla Spagna di Francisco Franco, preparavano pacchi di vestiario e generi di sussistenza da inviare ai soldati al fronte. Il loro compito, però, andava anche oltre: scrivevano lettere e cartoline, sia per mantenere alto il morale, sia per fare sentire meno soli quei tanti giovani al fronte. Durante la campagna d’Etiopia e la successiva stabilizzazione delle colonie dell’Africa Orientale, un soldato, o meglio un Aviere inquadrato nell’Aviazione della Somalia, tale Lionello Nardini, di stanza con il suo reparto presso l’Aeroporto Enrico Petrella, scrisse una lettera di risposta ad una di queste Madrine: si trattava della giovane Marisa Pieri, nata il 20 marzo 1920 a Firenze, che all’epoca non aveva ancora compiuto i sedici anni, essendo la missiva datata 27 febbraio 1936. E con senso affettivo, quasi fraterno, l’Aviere Nardini si rivolge alla giovane Marisa con l’appellativo di “sorella”.
“Cara Sorella, per combinazione ho aperto la tua lettera dove sento che parla di noi Giovani Combattenti, il quale esprimo tutto il mio desiderio per la Grande Italia e la nostra bella Firenze. Al quale giova a noi Avieri di ascoltare le tue belle frasi, il quale io Fiorentino ne sono orgoglioso, di te. Tu vorrai sapere come passiamo la vita quassù per lottare, combattere per la Grande Italia, sotto il nome del Dio, Duce, Re. Il quale nostro Duce e nostro Re hanno ricostruito la grande armata azzurra che oggi per l’Italia è un simbolo grande in qui, tutto il mondo tremerà davanti a noi. Perchè i piloti che noi abbiamo, la morte non la temono, ma la affrontano e noi Avieri voliamo in armi sulle nostre brillanti eliche. Per poi dare civiltà ad una terra così tanto barbara se le nazioni sanzioniste tenterebbero di chiudere il nostro passo, allora faremo vedere noi come facciamo in Italia. Pioverà Giustizia su di loro in eterno, che l’Aquila italiana saprà dare, e vendicheremo i nostri padri fino all’ultima goccia di sangue. La nostra Ala Tricolore ci spira in noi, vola la su quelle terre per dare civiltà a quella gente che ancora non sanno. Qui abbiamo un caldo molto di più che in Italia, ma noi Avieri resistiamo per l’onore della Patria. Cordiali saluti.
Aviere Nardini Lionello, Piazza Santo Spirito, Firenze. Aviazione della Somalia, Mogadiscio, Aeroporto E. Petrella”.