“Cara Sorella, per combinazione ho aperto la tua lettera dove sento che parla di noi Giovani Combattenti, il quale esprimo tutto il mio desiderio per la Grande Italia e la nostra bella Firenze. Al quale giova a noi Avieri di ascoltare le tue belle frasi, il quale io Fiorentino ne sono orgoglioso, di te. Tu vorrai sapere come passiamo la vita quassù per lottare, combattere per la Grande Italia, sotto il nome del Dio, Duce, Re. Il quale nostro Duce e nostro Re hanno ricostruito la grande armata azzurra che oggi per l’Italia è un simbolo grande in qui, tutto il mondo tremerà davanti a noi. Perchè i piloti che noi abbiamo, la morte non la temono, ma la affrontano e noi Avieri voliamo in armi sulle nostre brillanti eliche. Per poi dare civiltà ad una terra così tanto barbara se le nazioni sanzioniste tenterebbero di chiudere il nostro passo, allora faremo vedere noi come facciamo in Italia. Pioverà Giustizia su di loro in eterno, che l’Aquila italiana saprà dare, e vendicheremo i nostri padri fino all’ultima goccia di sangue. La nostra Ala Tricolore ci spira in noi, vola la su quelle terre per dare civiltà a quella gente che ancora non sanno. Qui abbiamo un caldo molto di più che in Italia, ma noi Avieri resistiamo per l’onore della Patria. Cordiali saluti.
Aviere Nardini Lionello, Piazza Santo Spirito, Firenze. Aviazione della Somalia, Mogadiscio, Aeroporto E. Petrella”.