L’Università non venne mai ufficialmente chiusa durante la guerra, ma proseguì la sua attività seppur con significativi spostamenti e interruzioni. Dopo la fine del conflitto tale operosità venne rivendicata con orgoglio, come prova di coraggio e di fede patriottici. Veniva costantemente dato conto dei soldati al fronte, reso onore ai caduti e continuata l’opera di sostegno ideale e di propaganda. Ciononostante, gli edifici universitari si svuotarono rapidamente di studenti e di professori.
Singolare, pertanto, data la situazione, fu la vicenda della cosiddetta Università Castrense. Tra la fine del 1916 e la primavera del 1917 Padova ospitò oltre milletrecento studenti, iscritti agli ultimi quattro anni delle facoltà mediche di tutti gli Atenei del Regno e temporaneamente sottratti al fronte o ai servizi territoriali. Questi andarono a costituire il “Battaglione degli Studenti di Medicina e Chirurgia” o “Battaglione Universitario”. L’insegnamento fu affidato a docenti della locale Università o di altri Atenei italiani, posti sotto la guida di Luigi Lucatello, all’epoca ordinario di Patologia Speciale Medica. La didattica si svolse principalmente nei locali dell’Ospedale Civile, mentre i saloni della scuola “Pietro Selvatico” vennero trasformati in Istituto Anatomico.
Singolare, pertanto, data la situazione, fu la vicenda della cosiddetta Università Castrense. Tra la fine del 1916 e la primavera del 1917 Padova ospitò oltre milletrecento studenti, iscritti agli ultimi quattro anni delle facoltà mediche di tutti gli Atenei del Regno e temporaneamente sottratti al fronte o ai servizi territoriali. Questi andarono a costituire il “Battaglione degli Studenti di Medicina e Chirurgia” o “Battaglione Universitario”. L’insegnamento fu affidato a docenti della locale Università o di altri Atenei italiani, posti sotto la guida di Luigi Lucatello, all’epoca ordinario di Patologia Speciale Medica. La didattica si svolse principalmente nei locali dell’Ospedale Civile, mentre i saloni della scuola “Pietro Selvatico” vennero trasformati in Istituto Anatomico.
Il Battaglione si acquartierò in padiglioni già adibiti a ospedali militari, nelle nuove strutture universitarie di via Loredan, nonché nella suola “Roberto Ardigò” in via Agnusdei. La mensa ufficiali fu organizzata a Palazzo Tacchi, in via San Francesco, mentre quella per i sottoufficiali trovò adeguata sistemazione in due baracche appositamente erette sul Lungargine del Piovego. Il comando, infine, si insediò nell’edificio in via Jappelli che oggi ospita la Biblioteca di Farmacologia. Vennero sostenuti oltre seimila esami e furono conferite più di cinquecento lauree, eccezionalmente concesse senza la presentazione di una tesi, sostituita dalla discussione orale di un tema assegnato pochi giorni prima della prova finale dalla commissione giudicatrice. Al termine degli studi i giovani medici vennero distribuiti lungo il fronte per alleviare, come meglio potevano, le sofferenze degli altri soldati.