MANIFESTI E VOLANTINI
La Propaganda
Il carattere “di massa” assunto dalla Grande Guerra ebbe fra le sue conseguenze anche il diffondersi come strumento bellico del mezzo della comunicazione mirata, o propaganda, volta a indebolire il morale nemico e a cementare la convinzione e la coesione dei propri soldati e della popolazione.
Non si trattava di un’arma inedita, essendo la componente ideologica o comunque ideale un fattore comune a molti conflitti nella storia, tuttavia la inusitata quantità di uomini sotto le armi ed il conseguente grado di coinvolgimento delle nazioni nel conflitto resero necessario per i governi rivolgersi ai propri cittadini, in uniforme e no, con tutti i mezzi che la modernità metteva loro a disposizione.
Se i giornali vennero mobilitati per sostenere lo sforzo bellico, anche attraverso la pubblicità dei prestiti di stato, altrettanto fu fatto per la prima volta con la radio, relativamente poco diffusa, e con la stampa di manifesti e volantini, comprensibili anche dagli analfabeti e realizzati in modo da appellarsi ai temi emozionali e identitari di ciascun popolo; per gli italiani la difesa della famiglia lontana, la lotta contro il tedesco secolare nemico, la vendetta per le prepotenze subite, l’ingresso fra le grandi potenze e, dopo Caporetto, la riforma agraria come premio per la vittoria.
Refrattario all’idea della propaganda, Cadorna vi accondiscese solo occasionalmente, ritenendo che la dura disciplina fosse uno strumento più efficace per controllare il morale dei soldati.
Diaz fu più disponibile a capire il carattere “popolare” della guerra e incoraggiò, pur controllandolo, lo sviluppo di una propaganda di guerra, riorganizzando i periodici militari diffusi fra la truppa e stabilendo migliori rapporti con la stampa.
Per colpire l’immaginazione collettiva venne anche conferita particolare rilevanza a figure carismatiche o eroiche di combattenti, soprattutto aviatori come il barone Von Reichtofen in Germania detto il “Barone Rosso”, o come il poeta italiano Gabriele D’Annunzio, al quale fu concesso di ideare e partecipare ad operazioni di ardimento, come le imprese dei mezzi d’assalto della Marina, o volte ad impressionare l’opinione pubblica internazionale, anche nemica, come il “Volo su Vienna”.
Parte della propaganda era dunque rivolta al pubblico nemico, in particolare sul fronte molto frequenti erano gli inviti a disertare rivolti ai soldati avversari sia attraverso volantini nella loro lingua sia con altoparlanti. Tale forma di propaganda, inizialmente considerata con molto sospetto dai comandi italiani, si rivelò però particolarmente efficace soprattutto con i soldati austro-ungarici appartenenti alle nazionalità “minori” dell’impero, come cecoslovacchi e romeni, alcuni dei quali, disertori o catturati, accettarono persino di formare dei reperti combattenti a fianco del Regio Esercito.
E’ riportata una selezione di manifesti e di volantini di guerra tratti dall’archivio dell’Ufficio Storico dello Stato Maggiore dell’Esercito relativi all’attività di propaganda sia italiana sia austro-ungarica.


