Notiziario: La Fortezza Ortona deve essere difesa fino all’ultimo uomo, la Stalingrado d’Italia

La Fortezza Ortona deve essere difesa fino all’ultimo uomo, la Stalingrado d’Italia

Il 19 dicembre del 1944 le truppe canadesi raggiungono Ortona, piccola cittadina abruzzese sul versante adriatico della line Gustav, linea difensiva germanica dove le truppe alleate erano ormai bloccate da tempo.

Soldati canadesi in una foto di propaganda per anteprima
Soldati canadesi in una foti di propaganda

Lo stesso giorno Adolf Hitler impartiva il seguente ordine:

«die Festung Ortona ist bis zum letzten Mann zu halten – la Fortezza Ortona deve essere difesa fino all’ultimo uomo.»

Lo stesso era rivolto ai paracadutisti tedeschi, gli stessi Diavoli verdi che avevano combattuto strenuamente in Sicilia e che guadagneranno la fama internazionale proprio con la battaglia di Ortona e e con l’altrettanto dura battaglia di Montecassino, che si svolse nelle rovine della’abbazia, che verrà ferocemente bombardata dai comandi alleati.

Lo scontro di Ortona, avvenne nell’ambito della campagna del fiume Moro; sul terreno del comune posto nella provincia di Chieti dal 20 al 28 dicembre del 1943 si confrontarono le inesperte truppe Alleate della prima divisione canadese comandata dal generale Vokes ed i veterani tedeschi del terzo reggimento paracadutisti della 1° divisione dei Fallschirmjäger.

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Fallschirmjaeger tedeschi

Perfetti esecutori della strategia difensiva del maresciallo Kesserling i paracadutsiti tedeschi avevano ceduto elasticamente terreno in Italia meridionale, in Germania erano soprannominati “Pompieri del fronte” perché, analogamente alle Waffen SS, erano truppe scelte che venivano inviate per “spegnere” i più pericolosi sfondamenti avversari. Nonostante vi fossero tra loro giovanissime reclute, questi soldati, erano reduci delle campagne Creta, di Norvegia, di Russia e soprattutto delle battaglie in area urbana svoltesi a Centuripe, in Sicilia, e saranno poi gli stessi che troveremo protagonisti della battaglia per Cassino.

Formati nella Hitler Jugend, erano combattenti esperti e possedevano uno spirito di corpo formidabile. Tuttavia, come risulta dai loro diari, sebbene sentissero forte il “Führerprinzip”, “Principio del capo” costituivo dell’onore del soldato tedesco, si domandavano che senso avesse difendere ad ogni costo quella cittadina, strategicamente insignificante”.

Tornando ad analizzare la situazione dove si svolse la battaglia, diciamo che erano passati cinque mesi da quando gli anglo-americani erano sbarcati in Sicilia e nonostante l’eroica resistenza di alcune divisioni italiane, in primis la “Livorno” che lasciò sul campo 9.000 dei suoi 13.000 effettivi, e dei pochi reparti germanici presenti sull’isola, gli Alleati avevano conquistato, senza ulteriori difficoltà, il sud della penisola e avevano iniziato a marciare verso Roma.

Mentre gli statunitensi, guidati lungo la costa tirrenica dal generale Clark, furono bloccati a Cassino, sull’altro versante appunto quello Adriatico l’armata anglo-canadese (comprensiva anche di neozelandesi, indiani, sudafricani, australiani) agli ordini di Montgmomery, si impantanò a Ortona mentre risaliva lungo la costa adriatica. Fra le due cittadine si tendeva, come ricordato ad inizio del post, la Linea Gustav.

A trasformare Ortona in una battaglia importante, non fu tuttavia l’ordine di Hitler ma uno precedente del generale Alexander a cui naturalmente, per motivi di prestigio aveva fatto eco quello del Fuhrer. Ortona avrebbe potuto essere tranquillamente aggirata, se non fosse stato per la stampa alleata che, aveva dato un’importanza spropositata alla conquista della cittadina abruzzese. “Si trattava di un’operazione mediatico-politica: Stalin, dopo la vittoria ottenuta a carissimo prezzo, a Stalingrado, cominciava a lamentarsi dell’immobilismo degli Alleati in Italia.

Occorreva dare un segnale e, non a caso, furono invitati a Ortona ufficiali sovietici in funzione di osservatori”. Di fronte alla campagna mediatica suscitata dal nemico, anche per Hitler divenne imperativo difendere la città fino all’ultimo uomo ordinò, perentorio, al Feldmaresciallo Albert Kesselring, comandante supremo delle forze tedesche in Italia. Lo stesso non fu d’accordo, con l’ordine di Hitler tanto che dichiarò:

«Noi non desideriamo difendere Ortona in modo decisivo, ma gli inglesi l’hanno fatta apparire importante come Roma. Contro ciò che sta succedendo non si può fare proprio nulla. Dà soltanto fastidio che Montgomery abbia avuto ragione e che da oggi ne parlerà, facendo un gran chiasso, la stampa di tutto il mondo”.

A pagare un altissimo contributo in vite umane sarò la stessa popolazione civile. La città venne insignita della medaglia d’oro al valor civile il 16 giugno 1959 “per aver subito spaventosi bombardamenti aerei e terrestri subendo la perdita di 1314 dei suoi cittadini”.