LA FAVOLA DI NATALE

SANDBOSTEL 1944

Nel dicembre del 1944, mentre era internato nell'Oflag X B di Sandbostel, insieme a migliaia di altri Internati Militari Italiani, Giovannino Guareschi scrive e disegna questa stupenda favola dedicata alle famiglie di tutti i prigionieri, ispirato dalle muse Freddo, Fame e Nostalgia.

Così scrive Guareschi nell'introduzione:
Questa favola io la scrissi rannicchiato nella cuccetta inferiore di un ‘castello’ biposto, e sopra la mia testa c’era la fabbrica della melodia. Io mandavo su da Coppola versi di canzoni nudi e infreddoliti, e Coppola me li rimandava giù rivestiti di musica soffice e calda come lana d’angora. […] I violinisti non riuscivano a muovere le dita per il gran freddo; per l’umidità i violini si scollavano, perdevano il manico. Le voci faticavano ad uscire da quella fame vestita di stracci e di freddo.
Ma la sera della vigilia, nella squallida baracca del “teatro”, zeppa di gente malinconica, io lessi la favola e l’orchestra, il coro e i cantanti la commentarono egregiamente, e il “rumorista” diede vita ai passaggi più movimentati.

l'incipit della favola:
”C’era una volta un prigioniero... No: c’era una volta un bambino... Meglio ancora: c’era una volta una Poesia...
Anzi, facciamo così: C’era una volta un bambino che aveva il papà prigioniero.
E la Poesia? – direte voi – cosa c’entra? 
La Poesia c’entra perché il bambino l’aveva imparata a memoria per recitarla al suo papà, la sera di Natale. Ma, come abbiamo spiegato, il papà del bambino era prigioniero in un paese lontano lontano. 
Un paese curioso, dove l’estate durava soltanto un giorno e, spesso, anche quel giorno pioveva o nevicava. Un paese straordinario, dove tutto si tirava fuori dal carbone: lo zucchero, il burro, la benzina, la gomma. 
E perfino il miele, perché le api non suggevano corolle di fiori, ma succhiavano pezzi d'antracite.
Un paese senza l’uguale, dove tutto quello che è necessario all’esistenza era calcolato con così mirabile esattezza in milligrammi, calorie, erg e ampère, che bastava sbagliare un’addizione – durante il pasto – per rimanerci morti stecchiti di fame”.

e la sua conclusione:
« Stretta la foglia - larga la via
dite la vostra - che ho detto la mia.
E se non v'è piaciuta - non vogliatemi male:
ve ne dirò una meglio - il prossimo Natale,
e che sarà una favola - senza malinconia;
C'era una volta - la prigionia... »

Nel giorno di Natale un ricordo per il sacrificio di tutti gli Internati Militari Italiani e per le loro famiglie.

Giovannino Guareschi - La Favola di Natale - BUR (Biblioteca Universale Rizzoli)