Notiziario: L'UTILIZZO DEI CANI PER I TRASPORTI LOGISTICI SULL'ADAMELLO

L'UTILIZZO DEI CANI PER I TRASPORTI LOGISTICI SULL'ADAMELLO

Le esigenze belliche e logistiche sull'Adamello suggerirono la mobilitazione militare dei cani.
A Milano, nell'ottobre del 1915, per iniziativa del "Kennel Club", venne costituito un apposito comitato incaricato di fornire cani all'esercito. Questi ultimi dovevano essere di razza da "pastore", d'età non inferiore ai dieci mesi e non superiore ai tre anni.

Inizialmente si pensò che potessero essere impiegati per il servizio sanitario al Fronte, ma ragioni di ambiente e il fuoco prolungato dell'artiglieria ne sconsigliarono l'impiego.
Le condizioni ambientali e climatiche dell'Adamello e l'estensione della guerra nelle regioni dei grandi ghiacciai, fecero pensare alla possibilità di far trasportare slitte ai cani come avveniva normalmente sulla banchisa polare.

I primi esperimenti furono compiuti nell'estate del 1916, dando subito ottimi risultati. I cani si mostrarono particolarmente adatti al clima e alle fatiche dell'alta montagna e si adattavano meravigliosamente alle esigenze della guerra alpina.

Negli anni 1917- 1918 il "raggruppamento canino" dell'Adamello raggiunse le duecento unità, riunite i squadre dipendenti da un apposito comando logistico.

Ogni slitta, con un carico utile che poteva arrivare anche a 150 kg, era trainata sempre da tre cani, sotto la guida di un alpino, definito poi "cagnaro".

Il loro servizio iniziava all'alba e compivano generalmente due viaggi giornalieri dal Passo Garibaldi (3187m) fino ai centri logistici del Passo della Lobbia (3040m) , del Passo Folgorida (2939m) e la teleferica del Cavento , sul ghiacciaio della Lobbia ( dopo la conquista di questa posizione fondamentale ). Complessivamente trasportavano dai 150 a 200 quintali di carico al giorno.

Questi stupendi animali si dimostrarono preziosissimi per la loro opera.
Diceva Aldo Varenna, un ufficiale che fu sull'Adamello per tutta la durata della guerra, che il servizio logistico dei cani si rivelò assolutamente determinante per la sopravvivenza delle truppe italiane sull'Adamello.

Scrisse di loro il Colonnello ( poi Generale ) Ronchi, il comandante delle truppe alpine sull'Adamello: " Il servizio dei cani costituiva uno spettacolo caratteristico. Le slitte appena cariche partivano. I cani alla voce del conducente scendevano di corsa lungo la pista segnata sulla vedretta ,con un festoso guaito che sembrava un saluto alla bianca luce del giorno. Nei tratti piani moderavano l'andatura ad un leggero trotto, in salita procedevano al passo tendendosi in avanti con la testa bassa in uno sforzo continuo. [.....]
Se vedevano un loro simile inoperoso era un abbaiare feroce. Gli alpini dicevano che abbaiavano contro gli imboscati.
Nell'inverno durante la tormenta erano meravigliosi. Il gelo ricopriva tutta la loro testa, il collo, le zampe di ghiaccioli, il nevischio sferzava i loro occhi ed essi con le code basse, soffiando le nari, procedevano fedelmente innanzi attraverso il paesaggio polare."

I cani ricevevano una razione quasi identica a quella dei soldati e ogni due settimane il Capitano addetto alla Sussistenza distribuiva loro gli avanzi della macelleria.
Vicino al canile ( situato al Passo Garibaldi 3187m ) c'era una cucina esclusivamente adibita a fornire loro due zuppe giornaliere.

I cani avevano una disciplina quasi militare: all'ora del pasto si disponevano su due file all'interno della baracca, mentre gli addetti al rancio riempivano di brodaglia sostanziosa una lunga fila di catini al centro dei due gruppi. I cani rimanevano ( quasi ) sull'attenti ai loro posti , fino a che non veniva suonato uno speciale segnale di tromba. Solo allora si avvicinavano ai loro recipienti, senza esitare e senza invadere il posto del vicino.

Bibliografia:
Luciano Viazzi " I Diavoli dell'Adamello " Ediz. Mursia 1981

Vittorio Martinelli " Guerra alpina sull'Adamello " vol 1 e 2. Ediz. D & C Povinelli 1996- 1998.