Nell’aprile 1950 venne destinato all’Ospedale Militare di Newport, nel Rhode Island: tutto procedeva per il meglio, tanto che arrivarono anche le prime promozioni nell’agosto 1950 e la felicità del matrimonio l’anno seguente. La politica e la macchina bellica, però, si misero in moto. Dal 25 giugno 1950, giorno in cui oltre cinquecento carri armati, undici divisioni e duemila pezzi di artiglieria nordcoreani aprirono il fuoco sulle posizioni della Corea del Sud, invadendola, migliaia di Americani partirono per questa nuova guerra: tanti erano i veterani della Seconda Guerra Mondiale, moltissimi quelli che imbracciavano un fucile sul campo di battaglia per la prima volta. E anche per Edward Benfold si aprirono le porte di Camp Lejeune, in North Caroline, per l’addestramento al combattimento. Assegnato al Corpo dei Marines, completò il suo iter dapprima nel 3° Battaglione e in seguito nel 1° Battaglione, 3° Reggimento, Terza Divisione Marines. Il 21 luglio 1952 fu assegnato alla Prima Divisione Marines in partenza per la Corea. Aggregato alla Compagnia E, 2° Battaglione, 1° Reggimento, non passò molto tempo prima che Benfold prendesse parte direttamente ai combattimenti che le forze americane erano chiamate a fronteggiare assieme agli alleati della Corea del Sud.
Dal 5 al 15 settembre 1952, infatti, la Compagnia E fu impegnata nella battaglia di Bunker Hill, una piccola collina posta tra due altipiani, le Colline 122 e 124. Subito, sulle postazioni americane e sudcoreane si riversò un potente fuoco di sbarramento di cannoni e mortai, anticipazione di un imminente attacco di terra. Il fuoco nordcoreano scompaginò le linee dei Marines, causando numerosi feriti tra quanti provavano a rispondere al fuoco. Edward volle dimostrare tutto il suo valore. Accortosi che due commilitoni, rimasti feriti dallo scoppio di una granata, giacevano indifesi all’interno di un grosso cratere, uscì dalle sue posizioni riparate per fornire le cure necessarie. Fu allora che un gruppo di soldati nordcoreani, scorti i tre Marines, si diressero verso la buca dove Edward Benfold già stava sincerandosi delle ferite riportate dai due uomini. Fu un attimo: all’interno del cratere furono lanciate delle bombe a mano ma il Marines con la croce rossa sul braccio ebbe il tempismo di raccoglierle e gettarle fuori, contro i suoi aggressori. Così facendo, però, si espose in pieno allo scoppio e alla pioggia di schegge che ne derivò. Ferito mortalmente, la sua morte valorosa impressionò colleghi e superiori, arrivando fino alla Casa Bianca. Il Presidente Harry Truman, in una solenne cerimonia, tributò così il massimo onore per un militare americano, insignendolo, postumo, della Medaglia d’Onore del Congresso, consegnandola nelle mani di un bambino di appena un anno, Edward Joseph, figlio del giovane marinaio che, come si legge nella motivazione della Medaglia d’Onore, con il suo sacrificio e con il suo eccezionale coraggio rispettò le migliori tradizioni della Marina degli Stati Uniti.