L'IMPRESA DI ALESSANDRIA
1941
Nella notte del 18 dicembre 1941, la regia marina italiana infligge un duro colpo alla Mediterranean fleet inglese, ancorata nel porto di Alessandria d'Egitto.
Si tratta di una brillante operazione militare, degna dei migliori film d'azione e che viene portata a termine da appena sei uomini appartenenti alla X Mas, i quali grazie ai propri "maiali" - questo il nome delle loro unita' navali d'assalto - riescono ad affondare due corazzate inglesi, la Queen Elisabeth e la Valiant. Insieme a loro all'operazione partecipa Junio Valerio Borghese, alla guida del sottomarino Scirè.
Le vittime sono appena 8, ma per l'Inghilterra è come se si fosse persa una vera e propria battaglia in mare aperto.
Si compie una vendetta per la terribile umiliazione subita l'anno prima dalla regia marina a Taranto, una Pearl Harbor italiana, quando l'intera flotta italiana venne duramente colpita da un attacco aereo inglese nel porto pugliese. Un'operazione che se da un lato viene ritenuta audace dagli inglesi e dona onore alla marina, non comporterà in seguito nessun particolare vantaggio alle forze navali italiane, troppo timorose di affrontare direttamente le navi nemiche.
Complice la mancanza di un'efficace collaborazione tra le forze aeree e navali e il costante complesso d'inferiorità della nostra marina le navi italiane resteranno quasi sempre parcheggiate nei porti. Molte delle nostre corazzate non manderanno a segno nemmeno un colpo in tutto il conflitto. Ancora nessuno poi è ovviamente a conoscenza del fatto che gli inglesi conoscano, grazie alla decifrazione di Enigma, in anticipo i movimenti italiani. Al contrario, sino agli anni 70, si sospetterà che dietro ai fallimenti della regia marina si nascondesse un traditore.
Si tratta di una brillante operazione militare, degna dei migliori film d'azione e che viene portata a termine da appena sei uomini appartenenti alla X Mas, i quali grazie ai propri "maiali" - questo il nome delle loro unita' navali d'assalto - riescono ad affondare due corazzate inglesi, la Queen Elisabeth e la Valiant. Insieme a loro all'operazione partecipa Junio Valerio Borghese, alla guida del sottomarino Scirè.
Le vittime sono appena 8, ma per l'Inghilterra è come se si fosse persa una vera e propria battaglia in mare aperto.
Si compie una vendetta per la terribile umiliazione subita l'anno prima dalla regia marina a Taranto, una Pearl Harbor italiana, quando l'intera flotta italiana venne duramente colpita da un attacco aereo inglese nel porto pugliese. Un'operazione che se da un lato viene ritenuta audace dagli inglesi e dona onore alla marina, non comporterà in seguito nessun particolare vantaggio alle forze navali italiane, troppo timorose di affrontare direttamente le navi nemiche.
Complice la mancanza di un'efficace collaborazione tra le forze aeree e navali e il costante complesso d'inferiorità della nostra marina le navi italiane resteranno quasi sempre parcheggiate nei porti. Molte delle nostre corazzate non manderanno a segno nemmeno un colpo in tutto il conflitto. Ancora nessuno poi è ovviamente a conoscenza del fatto che gli inglesi conoscano, grazie alla decifrazione di Enigma, in anticipo i movimenti italiani. Al contrario, sino agli anni 70, si sospetterà che dietro ai fallimenti della regia marina si nascondesse un traditore.