Il 29 aprile 1945 veniva Fucilato per mano dei Nazisti il nostro concittadino e maresciallo dei carabinieri Cirino Mazzullo, a cui la Sezione di Acquedolci è intitolata. Questa è la cronaca di un doloroso fatto di guerra nella battaglia disperata per la democrazia contro il nemico carnefice tedesco, un fatto accaduto a Cervignano del Friuli. Fu proprio nelle ultime giornate di guerra dell’aprile del 1945, che la popolazione, già provata dai lunghi anni del conflitto, provò gli orrori di una devastante rappresaglia tedesca. Alle ore 8.00 del 28 aprile 1945, alle porte dell’albergo Friuli, un soldato tedesco dell’Ostro-Kommandantur imponeva l’alt a sette Patrioti in bicicletta della Brigata Garibaldi, i quali senza esitare aprirono il fuoco ferendo la guardia intimidatrice che da lì a poco spirava all’ospedale di Palmanova. La reazione tedesca non mancò ad arrivare. Verso le ore 10.30 sopraggiungeva a Cervignano un nucleo tedesco forte di circa trenta uomini, con l’intenzione di rafforzare il presidio e reprimere quei tafferugli patriottici. Tutto sembrava compromesso, ma alle ore 14.15, diffusasi sulla radio di Milano la notizia delle trattative di armistizio fra la Germania e le potenze alleate, il presidio tedesco si apprestava ad abbandonare la Bassa Friulana, alla volta di Udine. Nella lotta per la sopravvivenza, il nemico nazi-fascista, costretto a fuggire verso la Germania, aveva individuato nelle scorte di grano dei locali ex G.I.L. di via Roma, una fonte di approvvigionamento per la ritirata. Verso le ore 15.00, il piano tedesco trovava attuazione. Il Maresciallo Cirino Mazzullo comandante della stazione dei Carabinieri di Cervignano e tutti i militari in servizio nella Polizia Economica di Cervignano, si opposero a quel piano nefasto, in una pericolosa operazione militare, riuscendo a fermare quella fuga, arrestando i tedeschi responsabili e salvando così le derrate di grano. Il sottoufficiale era giunto a Cervignano, mantenendo la residenza nel Comune di Bicinicco, ove risiedeva con la moglie e i due figli. Nell’ottobre del 1942, d’istanza a Palmanova, contribuì ad attenuare il rigore delle ordinanze tedesche nei confronti dei prigionieri del campo di Gonars. È grazie a lui, infatti, che molti internati riuscirono a leggere la corrispondenza, altrimenti destinata al macero. A comprova i bellissimi disegni ad olio realizzati su carta da pacchi, e donati dagli internati al maresciallo Mazzullo. Dopo l’armistizio dell’otto settembre 1943 entrò a far parte della brigata partigiana Bruno Montina (inglobata poi nella 2° Divisione G.A.P. Friuli) in seguito alla costituzione di un centro clandestino di resistenza antinazifascista nella Bassa Friulana. Ma torniamo ai dolorosi fatti di Cervignano. Nel tardo pomeriggio di quel 28 aprile, i tedeschi, in ritirata anche da Aquileia, furono attaccati da alcuni gappisti (Gruppi d’Azione Patriottica) nei pressi della cantina sociale di via Aquileia: nello scontro fu ferito gravemente un soldato tedesco. A colpi d’arma da fuoco, la reazione tedesca non tardò ad arrivare. Si ebbero così le prime vittime italiane: Sebastiano Perusin, Amabile Di Gregoris, Ferdinando Augusto Caisut e Angelo Dentesan. Tuttavia, i tedeschi, frastornati da quell’attacco, non si fidarono ad attraversare Cervignano, per cui preferirono ripiegare su Terzo, dove, la sera stessa, presi a caso diversi civili della popolazione, li passarono per le armi. In quell’agghiacciante eccidio sul ponte del Natissa, morirono tredici persone. Intanto nelle prime ore della notte, iniziava a Cervignano l’attacco tedesco, in una terrificante azione di ritorsione. Svariati colpi d’arma di fuoco esplosero sulle sponde del fiume Ausa, nelle vie Roma, Pradati, Aquileia, nella piazza Indipendenza e presso l’attuale incrocio di via Udine. All’altezza della villa Triestina i tedeschi montarono le mitraglie pesanti Flak da 20 mm per eliminare un nucleo di resistenti. Erano arrivate la 7° Compagnia della 24° divisione Karstjager da Aquileia, affiancata dai reparti della SS Polizei, e dal plotone di SS cosacco. La mattina del 29 aprile la città era in balia del nemico invasore, che, forte di bombe e armi automatiche, piazzava mitragliatrici ad ampio raggio nella pubblica piazza e dinnanzi alla caserma dei Carabinieri. In quel clima di terrore e di angoscia, ognuno cercava di nascondersi dove poteva, temendo quanto poi sarebbe di fatto accaduto. Verso le ore 7.00, i gruppi tedeschi, per vendicarsi degli attacchi subiti, passavano al setaccio l’intera cittadinanza, prendendo in ostaggio quasi una centinaia di persone. Il maresciallo Cirino Mazzullo, che sorvegliava l’evolversi della situazione da una delle finestre della caserma decise di attendere l’evoluzione degli avvenimenti, sperando nella buona sorte, anche se il suo destino era già segnato. Infatti i tedeschi, che stavano ancora effettuando azioni di rappresaglia contro la popolazione, piombarono nella caserma dei Carabinieri, dopo aver prelevato monsignor Cian, due sacerdoti e svariati fedeli nella vicina chiesa. Il Maresciallo Cirino Mazzullo, attirato dal frastuono delle percussioni dei fucili contro il portone, spalancò quella porta offrendo il via libera ai suoi invasori, che in breve tempo lo sequestrarono assieme ai carabinieri Antonio Oddo, Giuseppe Zito, e l’allievo milite Giuseppe Angelo Bernardis. I carabinieri catturati furono quindi condotti nel posto di raccolta dell’albergo Friuli di piazza Vittorio Emanuele (ora piazza Unità), ove il maresciallo Cirino Mazzullo e l’allievo milite Giuseppe Angelo Bernardis vennero riconosciuti colpevoli dei fatti successi nel magazzino frumento dei locali ex G.I.L. A causa di quel verdetto, i due militari furono divisi dagli altri carabinieri e percossi con calci di fucili. I quattro militari di Cervignano, assieme agli altri centoquarantacinque rastrellati, furono passati in rivista, per individuare i responsabili della rivolta. Furono riconosciuti ventuno colpevoli, che depredati di ogni loro avere furono condotti nella stanza di tortura dell’Albergo Friuli e quindi martoriati. Tredici persone compreso il maresciallo Cirino Mazzullo, il vicebrigadiere Baldassare Aranciotta, i carabinieri Antonio Amore, Canio Orlando, e tre finanzieri della Polizia Economica di Cervignano: Pierino Potzolu, Remo Marchet, e Sabato Feoli, furono fucilate nei pressi della fornace Sarcinelli sulla riva destra del fiume Ausa, ove cinque di esse caddero nell’acqua (fra cui il maresciallo Mazzullo) mentre le altre otto, incluso l’allievo milite Giuseppe Angelo Bernardis, trovarono la morte a colpi di fucile nella località Tre Ponti a circa due chilometri da Cervignano. Con larga partecipazione di popolo cervignanese, le esequie religiose delle vittime ebbero luogo il 2 maggio del 1945, con un corteo lungo la via Aquileia fino al cimitero. La salma del Maresciallo Cirino Mazzullo fu recuperata dal fiume Ausa e successivamente condotta in Sicilia, dove fu celebrato un funerale solenne. Così, ugualmente, anche il maresciallo Guglielmo Costanzo di Torviscosa espresse spirito di abnegazione ed illimitata dedizione al dovere, fornendo un altissimo, generoso tributo di sangue per la Guerra di Liberazione. Dopo l’armistizio dell’otto settembre 1943 entrò a far parte con il maresciallo Mazzullo della brigata partigiana Bruno Montina. La sua è stata una attività veramente importante e di primo piano per la responsabilità di collegamento tra le formazioni Osovane e Garibaldine, con la direzione della SNIA. A Cervignano il maresciallo Mazzullo fucilato nei modi che oramai conosciamo, a Torviscosa il maresciallo dei Carabinieri, Guglielmo Costanzo, membro del Comando Unificato “Osoppo Garibaldi” della Bassa Friulana arrestato negli ultimi giorni del 1944, deportato in Germania e bruciato vivo nei forni di Mathausen, sono a mio avviso, per la storia dei casi singoli ma, è perspicuo asserire che nella Bassa Friulana non ci fu solamente l’adesione dei singoli al Movimento Partigiano, ma anche dell’Arma stessa. Ricerche storiche Associazione Nazionale Combattenti e Reduci di Acquedolci G. Carone, C. Artale, R.P. Salanitro. Michele Tomaselli
