Notiziario: L’affondamento dell’ammiraglia della flotta austro-ungarica “Viribus Unitis”

L’affondamento dell’ammiraglia della flotta austro-ungarica “Viribus Unitis”

Nel tardo pomeriggio del 31 ottobre 1918, le navi dell’Impero Austro-Ungarico, stato ormai in via di dissoluzione dopo la grave sconfitta militare subita ad opera del Regio Esercito italiano nella battaglia di Vittorio Veneto, vennero formalmente cedute ai quattro delegati di Pola del Consiglio Nazionale degli Sloveni, dei Croati e dei Serbi. La bandiera imperiale venne ammainata e sostituita dal tricolore rosso-bianco-blu.

Lo stesso pomeriggio il capitano di vascello Janko Vukovi„ de Podkapelski originario della Lika, prese in mano il comando dell’unità. La corazzata “Viribus Unitis” diventò la nave ammiraglia della nuova marina della entità degli Slavi del sud. La frase latina che dava il nome alla possente unità navale, era stata adottata nel 1848 dall’Imperatore Francesco Giuseppe come motto dell’Impero austro-ungarico e usata a volte per incitare all’unione di tutte le forze o per sottolinearne la necessità.

SMS Viribus Unitis in 1912.

La SMS Viribus Unitis costruita in circa 25 mesi nello Stabilimento Tecnico Triestino era la nave ammiraglia e fiore all’occhiello della flotta austro.ungarica. Insieme alle unità gemelle Szent István (“Santo Stefano”), Prinz Eugen e Tegetthoff, le 4 unità componevano la classe Tegetthoff.

Per tutta la durata della prima guerra mondiale la Viribus Unitis, al pari del grosso della flotta da guerra austriaca, rimase alla fonda nel golfo di Pola e non venne impiegata in scontri in mare aperto, secondo la strategia della fleet in being. Questa dottrina chiamata della flotta in potenza o flotta in esistenza, è una strategia in base alla quale una flotta non si impegna direttamente in scontri con il nemico, ma esercita una influenza indiretta sugli eventi bellici rimanendo in porto e mantenendo così una minaccia “potenziale” e permanente nei confronti dell’avversario.

La corazzata fece la sua prima importante uscita l’8 giugno del 1918, quando in preparazione di una grande operazione navale mirante a forzare il blocco del Canale d’Otranto fu portata in Dalmazia assieme alla nave sorella Prinz Eugen. L’inatteso attacco dei MAS italiani di Luigi Rizzo al largo di Premuda, in cui venne affondata la Szent István (Santo Stefano), stravolse tutti i piani austriaci ed ebbe per conseguenza il ritorno immediato della flotta nella sicura rada di Pola.

Corazzate austriache all'ancora nella rada di Pola
Corazzate austriache della classe Tegetthoff all’ancora nella rada di Pola

Tornando all’azione oggetto del nostro post odierno, la base austriaca di Pola era uno dei principali obiettivi della Marina italiana che aveva più volte tentato senza riuscirsi di affondare qualche unità nemica là dove le unità erano ritenute dagli austriaci maggiormente al sicuro.

L’unico modo per penetrare nel porto di Pola era usare piccole unità d’assalto, e fu così che nel luglio del 1918 l’ingegnere e maggiore del Genio Navale Raffaele Rossetti elaborò un piano apposito, basato sull’utilizzo di un particolare mezzo da lui progettato e chiamato “mignatta”.  L’impresa venne fissata al 31 ottobre. Proprio il giorno della cessione della corazzata, di cui l’Italia non era ancora al corrente.

La mignatta era un apparecchio pilotato motorizzato e dotato di due ordigni sganciabili da fissare alla chiglia di una nave per mezzo di un elettromagnete ad accumulatori. Il nuovo mezzo, un siluro modificato inventato dall’ingegnere di Marina, è il primo mezzo d’assalto subacqueo della storia, prototipo e progenitore dei siluri a lenta corsa che tanta parte ebbero nelle vittoriose azioni italiane durante la seconda guerra mondiale e che rappresentano, ancora oggi, la Marina Militare italiana nei Musei navali del mondo.

La Torpedine Semovente Rossetti nota come Mignatta
La Torpedine Semovente Rossetti nota come Mignatta

Fu lo stesso Rossetti a voler essere impiegato nell’azione di Pola, e venne affiancato dal tenente medico e provetto nuotatore Raffaele Paolucci. I due guastatori piazzarono le cariche esplosive ma vennero catturati mentre tentavano di riemergere. Fatti salire a bordo, appresero che nella notte l’alto comando austriaco aveva ceduto la flotta di Pola agli iugoslavi e che la nave non batteva più bandiera austriaca.

I due sub italiani sorpresi, invitarono tutti a mettersi in salvo perché la nave sarebbe esplosa, avvertirono alle 6.00 il capitano Vuković che la corazzata poteva esplodere da un momento all’altro, e prontamente questi ordinò a tutti di abbandonare immediatamente la nave e di trasferire i prigionieri a bordo della nave gemella Tegetthoff.

L’ordigno non deflagrò alle 6,30 come annunciato dai nostri incursori, pertanto l’equipaggio fece gradualmente ritorno a bordo, non dando più credito all’avvertimento dei due italiani. Alle 6.44 la carica brillò davvero e la corazzata austriaca, inclinatasi su un lato, cominciò rapidamente ad affondare.

L’azione si concluse così con oltre 300 tra vittime e dispersi, tra cui il comandante Vuković, al suo primo giorno di comando della nave, che fu colpito mortalmente dalla caduta di un albero di legno mentre, nuotando tra i flutti, cercava di porsi in salvo.

L’armistizio di Villa Giusti, con cui l’Austria-Ungheria si arrese all’Italia, fu firmato due giorni dopo, il 3 novembre 1918, e divenne operativo dal 4 novembre. Il 5 novembre la Regia Marina occupò il porto di Pola e, grazie allo sbarco italiano, Rossetti e Paolucci – che erano ancora detenuti a bordo di una ex nave austriaca – furono liberati.

Per la riuscita dell’impresa – così come prevedeva la normativa dell’epoca- essi ottennero un premio di 1.300.000 lire da dividersi in parti uguali. Tempo dopo – venuti a sapere delle precarie condizioni economiche della famiglia del comandante Vuković, ne devolsero una parte alla vedova.

Prima di chiudere occorre ricordarte che nel corso dell’azione venne affondato anche il piroscafo Wien e che Rossetti e Paolucci vennero insigniti della medaglia d’oro al valor militare. La motivazione della decorazione per Rossetti fu la seguente:

«Genialmente ideava un mirabile ordigno di guerra marittima, con amorosa tenacia ne curava personalmente la costruzione. Volle a sé riservato l’altissimo onore di impiegarlo e, con l’audacia dei forti, con un solo compagno penetrò di notte nel munito porto di Pola. Con mirabile freddezza attese il momento propizio e verso l’alba affondò la nave ammiraglia della flotta Austro-Ungarica.
Pola, 1º novembre 1918»

Proiettili della Viribus Unitis all'ingresso del Faro della Vittoria di TriesteUna delle ancore della corazzata è esposta davanti alla facciata del Museo storico navale di Venezia, insieme a quella della gemella Tegetthoff. Le altre due ancore di queste corazzate sono esposte a Roma, ai lati dell’ingresso di Palazzo Marina, ex Ministero della Marina Militare. Due proiettili della stessa sono deposti al’ingresso del faro della Vittoria a Trieste.

Il relitto fu fatto a pezzi con esplosivi e parzialmente ripescato negli anni successivi ma ancora ne rimangono parti sul fondo che non vengono recuperate per non bloccare il porto durante i conseguenti lavori.