L’accordo italo-germanico per lo scambio di sommergibili
Nell’aprile del 1943 venne stipulato tra l’Italia e la Germania un accordo per la fornitura alla Regia Marina di 9 sommergibili atlantici Tipo VII-C (rinominata “classe S” dalla nostra Marina); in cambio l’Italia avrebbe ceduto 9 sommergibili tra quelli oceanici presenti alla base di Bordeaux (Betasom) per venire in seguito modificati dalla Kriegsmarine come battelli da trasporto.
Nel dettaglio, l’accordo proposto dal Comandante di Betasom, Capitano di Vascello Enzo Grossi, al Comandante in Capo della Marina germanica, Ammiraglio Karl Dönitz, prevedeva che in cambio dei nostri battelli trasformati in sommergibili da trasporto, di manufatti e materie prime di carattere strategico. Di essi la Germania aveva una prioritaria necessità, in cambio i Tedeschi avrebbero fornito a Betasom un pari numero dei loro nuovissimi sommergibili da armare con equipaggi italiani.
Vi era in tale accordo un sicuro e ben bilanciato vantaggio reciproco. Il sistema di combattimento dei nostri sommergibili si era talmente logorato e deteriorato da non consentire più di eseguire delle operazioni di attacco con un accettabile livello di affidabilità, mentre i Tedeschi continuavano a produrre nei loro cantieri molti sommergibili nuovi ma non avevano abbastanza Comandanti ed equipaggi esperti per poterli tutti impiegare utilmente contro il nemico.
D’altra parte, i nostri battelli avevano delle caratteristiche – di capienza e di autonomia – che li rendevano ben più idonei al trasporto di materiali ed a lunghissime navigazioni oceaniche. I battelli italiani scelti per l’operazione erano i seguenti:
Archimede, Bagnolini, Barbargio, Cappellini, Da Vinci, Finzi, Giuliani, Tazzoli e Torelli.
Fra maggio e luglio 1943 i primi cinque sommergibili trasformati presero effettivamente il mare per la nuova missione di trasporto, ma due di essi furono affondati in Atlantico. La navigazione verso l’Estremo Oriente venne pertanto proseguita solo da tre battelli: il Cappellini, il Giuliani ed il Torelli.
I trasferimenti di questi sommergibili, che pur mantenevano il loro equipaggio italiano, erano stati posti sotto il controllo operativo tedesco, come prestabilito dall’accordo bilaterale. A bordo dei battelli italiani, cui erano stati assegnati dei nomi convenzionali dati dai Tedeschi, vennero imbarcati alcuni tecnici germanici.
Il Torelli lasciò Betasom il 16 giugno , al Comando del Tenente di Vascello Enrico Gropallo e arrivò a Sabang il 16 agosto, e il 31 a Singapore , dove , il 10 settembre venne catturato dai Giapponesi. Ceduto alla Marina tedesca e denominato U.IT.25, fù ripreso dai Giapponesi il 10 maggio 1945 e chiamato I 504. Era a Kobe quando il Giappone si arrese, fu demolito nel 1946.
Il Giuliani il 23 maggio del 1943 partì da Bordeaux per Singapore con 130 t. di materie pregiate destinate a quella base. Il 24 luglio arrivò a Sabang e di lì a Singapore il successivo 1° agosto. All’armistizio, il battello venne preso in consegna dai tedeschi e contraddistinto con la sigla U.IT.23 e, con bandiera tedesca e con equipaggio misto italo-germanico, navigo fino all’affondamento avvenuto il 14 febbraio del 1944 nel canale di Malacca ad opera del Smg inglese “Tally-Ho”.
Affondano col battello, insieme a 34 marinai tedeschi, 5 uomini dell’equipaggio italiano: Capo MN Emanuele Fareri, Capo El. Luigi Mascellaro, 2°capo El. Gaetano Principale, Sergenti Pietro Appi e Francesco Tavela. Rimangono feriti e vengono recuperati in mare il Capo M.N. Ernesto Capello e il Sgt. Ettore Manfrinato. Sarà radiato ufficialmente dai ruoli del Naviglio Militare nel 1946
Il Cappellini, a cui nell’ambito dell’accordo, venne assegnato l’identificativo di Aquila III, l’11 Maggio 1943 salpò per Singapore al comando del Capitano di Corvetta Walter Auconi. Raggiunse la destinazione il 10 Luglio con 195 tonnellate di materiale. Trattenuto in porto con vari pretesti nella attesa che la situazione politica italiana si chiarisse, l’8 Settembre il Cappellini, ormeggiato nel porto di Sabang, fu requisito dai Giapponesi che lo consegnarono ai Tedeschi.
Divenuto U-IT24, il battello restò in quelle acque sino alla resa della Germania praticamente inutilizzato. Nel Maggio 1945 fu incorporato nella Marina Nipponica. Ribattezzato I 503 rimase all’ancora fino al termine del conflitto quando, requisito dagli americani, il 2 settembre1945, fu rimorchiato al largo della città di Kobe e lì affondato.

Riguardo invece ai battelli atlantici tedeschi, vennero consegnati alla Regia Marina a partire da giugno nelle seguenti date :
26-06-1943 (S1), 04-07 (S2), 18-07 (S3), 14-07- (S4), 31-07 (S5), 04-08 S6), 14-08 (S7), 25-08 (S8), 26-08 (S9).
L’S1 al comando di un veterano di Betasom, il capitano di corvetta Athos Fraternale sarà l’unico a completare il programma di addestramento che si doveva completare nell’arco di due mesi. Finito questo periodo i battelli sarebbero stati sottoposti ai lavori finali mentre gli equipaggi avrebbero usufruito di una licenza di 15 giorni.
Ma le cose andarono bene diversamente. Siamo agli inizi di settembre con i battelli quasi pronti per il trasferimento alle basi operative in territorio francese ma l’armistizio dell’8 settembre, fece decadere l’accordo e i sommergibili vennero ripresi in consegna dalla Kriegsmarine. Pertanto nessun battello effettuò missioni di guerra.
In quel giorno, 8 equipaggi dei classe S erano nella base di Danzica per l’addestramento, mentre quello dell’S1 finito il periodo addestrativo, era in liccenza in attesa di partire per Betasom. Ai circa 500 uomini vennero prospettate due alternative, rimanere a combattere con i tedeschi sotto le insegne della Repubblica Sociale, oppure essere trasferiti in campi di prigionia fino alla fine del conflitto. Circa il 90% del personale decise di continuare la guerra e venne avviato alla base di Betasom rimasta agli ordini di Grossi.