KIROV, RUSSIA
Ritrovato l’esercito dei dispersi dell’Armir: 400 erano imperiesi
Imperia - «Se dalla Fossa di Kirov usciranno i resti dei nostri Alpini morti in Russia faremo di tutto per riportarli a casa e restituirli alle famiglie di origine o ai loro discendenti: è un impegno che ci prendiamo con grande orgoglio. Lo dobbiamo ai 521 eroi del “Pieve di Teco” morti e dispersi durante la ritirata dell’Armir». Vincenzo Daprelà, presidente dell’Ana (Associazione nazionale alpini) di Imperia, è commosso ed emozionato: il recentissimo ritrovamento, a 800 chilometri da Mosca, di una fossa comune con i resti di almeno 20 mila soldati, riaccende la speranza di riportare in Riviera quello che resta dei quasi 400 ponentini - in massima parte del Battaglione “Pieve di Teco” - dispersi nella più dolorosa pagina italiano dell’ultimo conflitto mondiale.
Le notizie che filtrano da Mosca e dalla Russia sono frammentarie. Si sa che i corpi ritrovati nella Fossa di Kirov, grande come cinque campi di calcio e profonda quattro metri, potrebbero essere 15, forse 20mila. La fase di riesumazione comincerà nella primavera del 2017 e dovrebbe durare diversi mesi. Gli italiani potrebbero essere oltre 2mila.
Lo stato di conservazione di molti corpi, a detta dei ricercatori locali, sarebbe buono. E poi ci sarebbero tante, tantissime piastrine militari con incisi nomi bene leggibili. «Abbiamo la concreta speranza che tra questi ci possa essere sicuramente più d’uno dei nostri Alpini - commenta Daprelà - restiamo in attesa delle prime informazioni che ce lo possano confermare».
L’Ana ha già aperto un canale diretto con il ministero della Difesa. Ad alimentare ulteriormente le speranze imperiesi, pochi giorni fa, l’individuazione del primo disperso italiano di Kirov: Giulio Lazzarotti, classe 1922, Alpino parmigiano. Tra i pochi imperiesi che riuscirono a tornare in Italia il commendator Giacomo Alberti, industriale del latte, e lo scrittore e storico onegliese Lucetto Ramella, entrambi scomparsi di recente, ultranovantenni, Secondo le stime ufficiali del ministero della Difesa, quasi 90mila soldati italiani (su 230mila partiti) persero la vita in Russia. Di questi quasi 60mila catalogati come «dispersi». «Partimmo in molti, giovani e giovanissimi - raccontava spesso Alberti - ma siamo tornati in pochi, troppo pochi. Il dolore più grande proprio per quelli di cui non si è mai più saputo nulla».
«Il padre di un alpino delle vallate imperiesi, dopo la guerra, per anni - racconta Alberto Ghiglione, imperiese, consigliere dell’Ana e figlio di Carlo, reduce dalla Russia scomparso 21 anni fa - si è recato alla fermata della corriera per attendere il ritorno del figlio». Secondol’elenco ufficiale dei Caduti e dei dispersi sul fronte russo, 550 giovani nati in provincia di Imperia (tra loro anche fanti e artiglieri) non tornarono a casa. Il primo è Efisio Abbo, classe 1921 di Chiusavecchia, morto il 31 gennaio 1943 in località non nota. L’ultimo, Francesco Zunino, classe 1913, artigliere, morto il 17 gennaio 1943 in località non nota. In mezzo altri 548 volti e nomi provenienti da ogni parte della provincia.