Il traino animale delle artiglierie d’assedio

Fin all’inizio degli anni 10 ‘ del XX secolo, l’ Esercito Italiano contemplava l’esclusivo ricorso al someggio o al traino animale per la movimentazione di pezzi d’artiglieria: muli e dromedari, per il trasporto a soma delle artiglierie da montagna; cavalli e buoi per il traino a pariglia di artiglierie da campagna, pesanti campali e d’assedio.

Notizie tratte da pubblicazione del 1910

Una pubblicazione del 1910 riportava le possibilità di traino del cavallo, che era in grado di sviluppare, in terreno orizzontale e per breve durata, uno sforzo di trazione da Kg. 200 a 240.

Detto sforzo di trazione, nel traino continuato al passo, con la velocità di circa 4 Km all’ora, per 10 ore al giorno, si può ritenere di Kg. 150 circa.

In salita tale sforzo va diminuito della componente parallela al suolo del peso medio del cavallo adibito al traino militare ( circa 450 Kg.).

Regolamento d’epoca

Il regolamento prevedeva il ricorso ai buoi per il traino delle artiglierie d’assedio, in sostituzione dei cavalli in determinate circostanze e specialmente in paesi molto accidentati.

Il traino delle vetture pezzo, in circostanze ordinarie su carrarecce o su terreno resistente, avveniva normalmente con la bocca da fuoco incavalcata sul rispettivo affusto munito di avantreno con le ruote dotate o meno di rotaie a cingolo.

Nel traino si doveva procedere ad andatura moderata per risparmiare le forze degli uomini o delle pariglie e per evitare il soverchio rumore prodotto dalle rotaie.

Il traino con cavalli in salita era possibile fino a pendenze di circa il  10 % e solo per brevi tratti, su strade non sassose e collocando i cunei freni sulla coda d’affusto.

Per pendenze superiori al 10 % il traino doveva essere effettuato a braccia o con una o due pariglie di buoi fino circa al 20 %.

Assai utili riescono i buoi nel traino delle vetture pezzo e dei carri in genere delle batterie d’assedio, specialmente nei terreni difficili e nelle lunghe salite.

La velocità di marcia effettiva con buoi era da 3 a 3,5 Km/h .Lo sforzo che esercitava una buona pariglia di buoi poteva ritenersi corrispondente a quello di due pariglie di cavalli.

Per il traino in montagna esistevano appositi carrelli a due ruote di piccolo diametro, con o senza rotaie a cingolo, sui quali venivano disposte le bocche da fuoco e gli affusti scomposti.

Vari tipi di carrello

Esistevano sette diversi tipi di carrello in relazione alle diverse bocche da fuoco e affusti trasportati.

Col traino animale, i cannoni da 149 A e da 149 G e gli obici da 210 erano normalmente trasportati su carri matti a ruote, per brevi tratti anche sui rispettivi affusti , disposti sulle orecchioniere di via dei rispettivi affusti, i quali erano uniti a un avantreno.

Il mortaio da 149, sul rispettivo affusto unito alla piattaforma disposta per il traino e unita a un avantreno.

Il mortaio da 210, sul suo affusto , disgiunto dal sottaffusto , disposto per il traino e unito a un avantreno.

Rotaie

Esistevano due specie di rotaie a cingolo per affusti e per carrelli.

Le rotaie degli affusti facilitavano il traino in terreno poco resistente, cedevole e accidentato come prati, campi arati, strade a fondo naturale e rese cedevoli da piogge, ecc..

Con la sottoposizione alla coda d’affusto di un apposito pancone, rendevano possibile il tiro delle artiglierie di medio calibro sul nudo terreno, evitando la costruzione dei paiolo.

All’inizio del primo conflitto mondiale, con le trattrici meccaniche scarse di numero, l’ Esercito Italiano fece ancora affidamento al parco buoi di requisizione per il traino delle artiglierie d’assedio.

Contratto per acquisto di buoi

Nell’estate del 1915, l’ Intendenza della 2^ Armata stipulò una convenzione con comitato agrario per il fido di varie centinaia di buoi da adibire al rimorchio delle artiglierie di medio calibro, 496 paia di buoi furono assegnati alla 3 ^ Armata che li impiegò nel traino di cannoni da 149 A e G.

L’impiego di cavalli e di buoi per il traino delle batterie d’assedio era funzionale alla movimentazione di materiali d’artiglieria ad affusto rigido di concezione ottocentesca con pesi e ingombri contenuti.

Passaggio al traino meccanico di artiglierie

Quando si iniziò a pensare di utilizzare nella guerra d’assedio bocche da fuoco di calibro superiore a 210 mm, il traino animale non bastò più e si dovette ricorrere necessariamente a quello meccanico.