Il tifone che distrusse una flotta
Le cose cominciarono a volgere al peggio nella giornata del 17 dicembre: i rifornimenti di carburante, iniziati nella mattina, furono interrotti per la violenza del vento e del mare; venne anche ordinato agli aerei in volo di ricognizione di rientrare immediatamente a bordo. Due piloti, non riuscendo ad appontare sulle portaerei, furono costretti ad eiettarsi in mare, venendo recuperati da due cacciatorpediniere tra mille difficoltà. Solo a questo punto, l’Ammiraglio Halsey informò il proprio comando dell’impossibilità di riprendere l’attacco a Luzon e che avrebbe fatto rotta verso una zona di mare più sicura. Scambiato inizialmente per una burrasca, magari un po’ più forte delle altre già affrontate, la Terza Flotta statunitense si ritrovò al centro di un tifone. A bordo della Portaerei USS Cowpens gli aerei ruppero gli agganci, incendiandosi e rotolando per il ponte di volo come palle di fuoco impazzite; le grandi ondate causarono anche i primi morti e feriti: un’onda improvvisa, scaraventò in mare il Capitano di Corvetta Robert Prince, che sparì tra le onde alte quasi venti metri e i venti a cento nodi.
Ecco, dunque, che gli ufficiali di Halsey capirono che la tempesta tropicale altro non era che un tifone, poi chiamato Cobra dal servizio meteorologico, che rischiò di compromettere le operazioni navali statunitensi nel Pacifico. Sulle Portaerei USS San Jacinto e USS Altamaha i danni furono ancora maggiori: l’olio e la benzina degli aerei incendiati fecero divampare numerosi incendi a bordo, domati dagli equipaggi con grande fatica. La sorte peggiore, però, toccò ai cacciatorpediniere: lo USS Aylwin non fu più in grado di governare, l’acqua di mare che entrava dai boccaporti causò numerosi cortocircuiti negli impianti elettrici, mentre lo USS Dewey, a causa del forte rollio, perse un fumaiolo, che si schiantò sul ponte seminando morte e distruzione. A bordo dello USS Hull, il comandante, Capitano di Corvetta James Marks, radunò gli uomini sul ponte superiore, ordinò di indossare i giubbotti salvagente e di gettarsi a mare nelle scialuppe: pochi istanti dopo, la nave iniziò ad affondare. Stava profilandosi il disastro: il Cacciatorpediniere USS Monagham, dopo aver subito la rottura di alcune coste dello scafo, in balia delle onde e del vento, si capovolse, mentre lo USS Spence, dopo una rollata di 75°, si adagiò su un fianco ed affondò. Passato il tifone, furono contati i danni: Cobra affondò tre cacciatorpediniere, ne danneggiò altri tre e inflisse gravi danni ad un incrociatore e a cinque portaerei. Furono perduti anche 146 aerei imbarcati ma, cosa che lasciò ancora più sgomenti, furono le perdite umane: 790 marinai scomparsi in mare e quasi cento feriti, appartenenti per la maggior parte alle tre navi affondate (lo USS Hull affondò con 202 marinai, lo USS Monagham con 256 e lo USS Spence con 317).