Notiziario: Il Sacrario Militare di San Nicolò l’Arena

Il Sacrario Militare di San Nicolò l’Arena

La Chiesa di San Nicolò l’Arena, edificata a Catania a partire dall’anno 1687 per il culto di San Nicola di Bari, alla fine della Prima Guerra Mondiale venne scelta quale luogo per ospitare le salme dei caduti al fronte della provincia di Catania. L’idea prese corpo nel 1924, il 7 dicembre, quando furono effettuati i primi sopralluoghi per l’ubicazione dei loculi: fu prescelto inizialmente il lato sinistro del transetto. Così, due anni dopo, le prime salme provenienti da cimiteri cittadini della provincia di Catania. A sovrintendere la costruzione venne chiamato l’Ingegnere Alessandro Vucetich, incaricato da Vito Pavone, Colonnello decorato al Valor Militare che volle fortemente il Sacrario per i suoi concittadini caduti sul fronte di guerra. L’allora Tenente di Complemento Pavone, effettivo nel 75° Reggimento Fanteria, Brigata Napoli, si guadagnò la Medaglia d’Argento in quanto “Aiutante Maggiore di Battaglione, sotto intenso bombardamento nemico, al grido Viva l’Italia!, passava, primo fra i primi, l’Ailette, apprestava una passerella, riorganizzava i reparti e col splendido esempio e la sua parola animatrice, trascinava il Battaglione al di là degli obiettivi fissati. Fort de Montberault, 12 ottobre 1918”. I lavori vennero ultimati nel 1930 e il Sacrario venne ufficialmente inaugurato il 4 maggio alla presenza del Sovrano, il Re Vittorio Emanuele III.

IMG_20180615_181036Nel corridoio di accesso ai loculi, una grande scritta campeggia sul soffitto, a perenne ricordo dei caduti e come monito per le future generazioni: “Come Aquile giovanette dai nidi materni volarono alle battaglie, per la Patria e per la gloria tornarono immortali”. Completano il Sacrario un’opera sculturea in marmo raffigurante un soldato morente stretto dalla alla Gloria alata. Terminata la Seconda Guerra Mondiale la parte di chiesa dedicata al Sacrario venne ingrandita, ricavando nuovi loculi per tutti quei soldati caduti sui nuovi fronti di guerra del Fascismo: non solo la guerra 1940-1945, ma anche le campagne in Africa Orientale. Una lapide ricorda un Eroe catanese, Antonio Santangelo Fulci, Sottotenente al comando di una batteria di cannoni autotrasportata da 105/28 del 10° Gruppo del 40° Raggruppamento Artiglieria di Corpo d’Armata (133º Reggimento Artiglieria Corazzata Littorio). Decorato inizialmente con Medaglia d’Argento al Valor Militare alla Memoria, una riesamina dell’azione a cui prese parte ne determinò la commutazione in Medaglia d’Oro: “Comandante di una sezione di artiglieria, facente parte di una colonna destinata ad una importante operazione, in tre giorni di aspri combattimenti, dava prove di spiccate virtù militari. Chiesto ed ottenuto di essere impiegato in funzione controcarro, esplicava tale compito con perizia, infliggendo gravi perdite all’attaccante. Nella difesa dell’ultimo caposaldo, diretto da ogni lato da forze corazzate continuava a resistere sino all’estremo. Ferito gravemente il servente dell’ultimo pezzo, si sostituiva ad esso e continuava il fuoco, finché, investito da una raffica di mitraglia, cadeva incitando i pochi superstiti alla lotta. Sicilia, Km 27 strada Solarino-Palazzolo Acreide, 10-13 luglio 1943″.

IMG_20180615_181129Tra i tanti decorati al valore qui custoditi, un ricordo va a un giovane Sottotenente del 147° Reggimento Fanteria, Brigata Caltanisetta, caduto nel settembre 1916. Durante un violento combattimento, impegnato lui stesso in prima linea assieme ad un reparto di mitragliatrici, non esitò a raggiungere un altro soldato ferito, esposto al fuoco austriaco. Nonostante fosse diventato un bersaglio, non lasciò il compagno, prestandogli le prime cure: una scheggia di un colpo d’artiglieria, però, ne stroncava la vita. Per il suo atto eroico venne decorato di Medaglia d’Argento al Valor Militare alla Memoria: “Comandante di un posto avanzato di montagna situato sopra una vetta alla quale si accedeva unicamente a mezzo di scala a corda, sotto il fuoco di fucileria nemica, riuscì a piazzarvi una sezione pistole mitragliatrici. Avvertito, in un ricovero sottostante, che un soldato era rimasto ferito sulla vetta, si portò su questa e, benché fatto segno a numerosi colpi di fucile, si accinse a medicarlo. Mentre era intento alla pietosa operazione, una scheggia di proiettile esplosivo lo fulminò sul posto. Già distintosi precedentemente per ardimento e coraggio. Passo Falso Giramondo, Alpi Carniche Quota 2050, 24 settembre 1916”.