Il raid del Telemark
Occupata la Norvegia in pochi mesi (la campagna dura dal 9 aprile al 10 giugno 1940), i Tedeschi capirono che i territori pressoché isolati del Nord Europa erano i luoghi ideali dove poter compiere in segreto, e in relativa tranquillità, gli esperimenti legati alla fissione nucleare e allo sviluppo di un primo reattore: elemento fondamentale era l’acqua pesante, prodotta mediante particolari processi dall’acqua normale, grazie alla sua capacità “moderante”, ovvero poter rallentare i neutroni indispensabili alla fissione nucleare. Poiché la Germania era sprovvista di grandi riserve di questa particolare acqua, iniziò a sfruttare gli stabilimenti industriali nei paesi occupati ed uno di questi, l’impianto di Rjukan, l’unico in Europa a produrre acqua pesante, si trovava proprio in Norvegia, nella contea di Telemark, nel sud del paese. Preoccupati dell’avanzare delle ricerche tedesche, gli Alleati escogitarono fin da subito una serie di azioni per impedirne la produzione e l’utilizzo da parte degli scienziati del Terzo Reich. Già nel marzo 1940, la Francia riuscì, utilizzando un membro del suo servizio segreto, a sottrarre ai Tedeschi ben 185 kg di acqua pesante, comprando letteralmente, con cinquanta milioni di franchi, quanto aveva prodotto la fabbrica fino ad allora. I Tedeschi, però, dopo lo smacco subito, deciso di occupare militarmente l’impianto.
Con l’occupazione dell’impianto industriale, l’unico modo per impedire ai Tedeschi di potersi rifornire di acqua pesante era la distruzione dell’impianto stesso. Per diretto interessamento del Primo Ministro inglese, Winston Churchill, vennero studiati dei piani per poter paracadutare gruppi di commandos nelle vicinanze della fabbrica: una volta raggiunta e infiltratisi all’interno, avrebbero piazzato esplosivi per sabotare i macchinari e i depositi di stoccaggio dell’acqua pesante. Per compiere queste incursioni, appartenenti ai servizi segreti britannici, presero contatto con i membri della resistenza norvegese, in modo da avere una situazione dettagliata dell’area di operazioni. Il 15 ottobre 1942 prese avvio la prima operazione: condotta da due ufficiali inglesi dei commandos, Jens Anton Poulsson e Claus Helberg, e da due novergesi (Knut Haugland e Arne Kjelstrup) della Kompani Linge, unità combattente norvegese celebre per le sue incursioni nei territori occupati, suo scopo principale non fu l’attacco alla fabbrica, ma piuttosto un’estesa ricognizione di quanto avvenisse nei dintorni. L’azione diretta, infatti, fu affidata ad un gruppo di paracadutisti che si sarebbero avvicinati all’obiettivo mediante alianti: questa seconda incursione, però si rivelò un insuccesso. Gli alianti si schiantarono e i superstiti vennero catturati dalla Gestapo e uccisi.
Gli Alleati erano, però, decisi a mettere fine alla produzione di acqua pesante e misero a punto un nuovo piano. Il 16 febbraio 1943, un nuovo gruppo di paracadutisti venne lanciato nella contea di Telemark. Radunatisi e dopo un’attenta ricognizione dell’area, undici giorni dopo riuscirono ad entrare furtivamente nell’impianto di Rjukan, sebbene l’alta sorveglianza dei Tedeschi. Penetrati all’interno dei depositi di stoccaggio, piazzarono gli esplosivi prima di darsi ad una precipitosa fuga: ben 1500 kg di acqua pesante andarono distrutti. Con una lunga marcia attraverso la Norvegia coperta di neve, sei membri del commando raggiunsero la Svezia, mentre due restarono sul posto. Costoro comunicarono presto che i Tedeschi iniziarono subito una nuova produzione: questa volta, entrarono in campo anche gli Stati Uniti. In novembre, l’aviazione americana diede avvio ad una vasta operazione di bombardamento, tanto che oltre seicento bombe, sganciate dai B-17, caddero nei pressi dell’impianto.
Preoccupati di poter perdere anche la nuova produzione, i Tedeschi decisero di mettere al sicuro il restante carico, circa 10.000 litri di acqua pesante. Un convoglio ferroviario venne scortato fuori dalla fabbrica e fatto imbarcare su un piccolo mercantile che avrebbe raggiunto la costa. Il 20 febbraio 1944, i due membri del commandos che erano rimasti in territorio norvegese, a cui si aggiunse un terzo soldato, riuscirono ad intrufolarsi furtivamente a bordo dell’imbarcazione, l’SF Hydro. L’intento era quello di mettere una potente bomba a tempo nella stiva, che sarebbe esplosa quando la nave si fosse trovata nel punto più profondo, circa 300 metri, così da impedirne un eventuale recupero. Alle 10.50, una potente e sorda esplosione spezzò in due l’Hydro, che affondò in pochi minuti. Questa ulteriore perdita di acqua pesante, rallentò enormemente la ricerca tedesca in campo nucleare, mentre gli Stati Uniti, appena un anno e mezzo dopo, riuscirono nel loro intento di realizzare la prima bomba atomica.