Il programma atomico della Marina giapponese

Recenti ricerche su documenti declassificati relativi al programma nucleare giapponese nella 2^ guerra mondiale

a cura di G. Zaffiri

Durante gli anni ’30 del XX secolo, la Comunità scientifica nel mondo aveva iniziato a capire l’alimentazione dell’energia nucleare e il Giappone imperiale, come molti altri governi, è stata informata della possibilità di sviluppare l’arma che ha utilizzato fissione nucleare come la fonte della relativa energia.

La figura centrale del programma atomico giapponese fu il Dott. Yoshio Nishina, che era un amico di Niels Bohr e di Albert Einstein.
Il Dott. Nishina era in uno scienziato altamente esperto del mondo con qualità eccellenti di direzione.
Inoltre aveva creato la “formula di Klein-Nishina” e in seguito verrà chiamato un cratere sulla luna “Il cratere di Nishina” proprio in suo onore.

Il Dott. Nishina ha stabilito il suo proprio laboratorio al Riken (l’istituto per ricerca fisica e chimica) durante il 1931 per studiare la fisica delle particelle (fisica ad alta energia).
Creava così il suo primo ciclotrone da 26 pollici nel 1936 e un altro ciclotrone da 60 pollici da 220 tonnellate durante il 1937.
Nel 1938 il Giappone comprava un ciclotrone dall’università Californiana di Berkeley.
Il Dott. Nishina aveva capito il potenziale militare delle armi nucleari e quindi si era preoccupato che gli Americani stavano lavorando ad un’arma nucleare, che poteva essere usata contro lo stesso Giappone.
In effetti nel 1939, il presidente USA Franklin D. Roosevelt aveva fatto iniziare le prime ricerche sulle armi di fissione, che in seguito, si evolverà nel voluminoso “progetto Manhattan”  (il laboratorio stesso da cui il Giappone aveva comprato il proprio ciclotrone e che si trasformerà in uno dei luoghi principali per ricerca delle armi nucleari statunitense).
Il Dott. Nishina promuoveva così lo sviluppo di un’arma Nucleare giapponese.
Nell’ ottobre del 1940, Il Tenente General Takeo Yasuda dell’Esercito Imperiale giapponese infine aveva deciso che una tale arma era fattibile e praticabile.
Così il programma atomico giapponese iniziava ufficialmente nel luglio del 1941, sotto il consiglio del Dott. Nishina.
Il programma atomico della Marina giapponese

La Marina imperiale giapponese era già notevolmente avanti nel 1942 su tale progetto segreto per lo sviluppo delle armi atomiche.
Questo progetto, denominato “F-Va”, il cui dirigente era il prof. Bunsaku Arakatsu, un conferenziere all’ università di Kyoto, che aveva studiato sotto Albert Einstein.
Arakatsu aveva così costruito il suo proprio ciclotrone.
La sua squadra includeva Hideki Yukawa, il primo fisico giapponese a ricevere a il premio Nobel nel 1949.
Il programma della marina inizialmente mirava a sfruttare soltanto l’energia nucleare come fonte di energia per ridurre la dipendenza soprattutto di combustibili e per alleviare la scarsità permanente di tale materia prima, poichè si era pensato che un’arma non potesse essere usato solo in tempo di guerra (a tale riguardo, esso era molto simile al “progetto tedesco di energia nucleare” dello stesso periodo).
Tuttavia, da come si era messo negativamente l’andamento della guerra per il Giappone, fare un’arma nucleare era diventato l’obiettivo prioritario.
La marina giapponese aveva lanciato una ricerca che si basava sull’uranio durante gli ultimi anni di guerra.

I militari giapponesi avevano saputo che Nishina aveva esteso il programma di ricerca nucleare, riuscendo a costruire ben cinque separatori gassosi di diffusione basati sulla più piccola, singola unità sviluppata dallo sforzo del Nishina.
Che fine fecero i suddetti cinque separatori gassosi, descritti a fine guerra dal Col. Tatsusaburo Suzuki, che aveva coordinato lo sforzo per l’esercito, non ci è dato sapere.
Ma la marina giapponese difettava del tempo e del materiale, e malgrado il pagamento delle grosse quantità di uranio accaparratosi sul mercato nero cinese e dell’uranio Nazista spedito via mare in sommergibile, si crede che i giapponesi non siano riusciti a produrre un’arma nucleare.

Ma nel dopoguerra, a distanza di molti anni dalla fine del conflitto, molti studiosi e analisti storici a livello mondiale, basandosi su documenti declassificati emersi, sono arrivati a dedurre che forse un prototipo rudimentale di arma nucleare fosse statO sviluppato, forse usando l’uranio o il plutonio fornito dai nazisti, e che poi, almeno un esemplare, fosse stato fatto esplodere su una piccola isola fuori del litorale nella Corea del Nord, soltanto qualche settimana prima del bombardamento di Hiroshima.
Sviluppo del programma nucleare giapponese

Secondo “la guerra segreta del Giappone” dall’autore Robert K Wilcox, il Giappone aveva programmato che le sue principali fonti di minerale di uranio fosse la Corea, ma altre fonti hanno incluso la Birmania e le spedizioni in U-Boote dalla Francia nel 1944. Il più famoso di queste spedizioni fu il viaggio compiuto dall’ U-Boote U-234.
Mentre la Corea, conosciuta dai giapponesi come Choesul, era stato sotto controllo giapponese fin dal 1910.
Il Dott. Nishina aveva studiato un certo numero di metodi per l’arricchimento di uranio, così decideva che la “diffusione gassosa” era il metodo che sarebbe stato degno per essere continuato.

Tuttavia, oggi, non ci sono prove che i giapponesi fossero riusciti a produrre abbastanza materiale per essere utilizzate, prima della fine della guerra, per tre testate nucleari.
Secondo le trascrizioni declassificate dei segnali all’ambasciata del Giappone a Berlino, il Generale Touransouke Kawaishima in primo luogo aveva chiesto ai tedeschi, in data 7 luglio 1943, l’uranio cecoslovacco.
In uno scambio di comunicati con i tedeschi, fino a novembre del 1943, Kawashima aveva risposto dicendo che doveva servire per un progetto sperimentale per carburante per reattori. Un gruppo di sommergibili giapponese [codice categoria “Io”] doveva trasportare l’ossido di uranio dalla Francia al Giappone.

I sommergibili italiani da trasporto, numerati “UIT-24” e “UIT-25”, si pensa che potessero essere usati per tale scopo.
Oggi, non conosciamo ancora quanto materiale avrebbe ricevuto il Giappone dalla Germania, ma almeno una spedizione, con 560 kg di ossido di uranio, sarebbe stato trasportato in Giappone dal sommergibile tedesco “U-234”; quello che fu intercettato in mare, dopo la resa tedesca, nel 1945.
L’ Unterseeboot (U-234) trasportava per il Giappone, nell’ aprile 1945, oltre ai 560 chilogrammi di ossido di uranio non trattato per il programma giapponese, pure un Me-262, un aereo da caccia a getto smontato e una gran quantità assortita di materiale tecnologico militare tedesca.
Da considerare il fatto che già all’inizio di 1944, l’U-219 e l’ U-195, avevano raggiunto Djakarta con 12 componenti, suddivisi, per costruire razzi tipo “V-2“.
Due funzionari militari giapponesi ed un certo numero di esperti tedeschi erano inoltre a bordo.

Il carico nucleare veniva stato identificato come “U-235,” in riferimento proprio all’isotopo fissile di uranio, [uranium-235]. L’autore David Irving in suo libro “Camera del virus” registra che il nome in codice Nazista per l’ossido di uranio era “preparazione 38.”
Mentre era in navigazione, il 10 maggio 1945, due giorni dopo la resa tedesca, il sommergibile riceveva l’ordine dell’ ammiraglio Karl Doenitz, di arrendersi.
I due funzionari giapponesi che erano a bordo del sottomarino tedesco, il tenente comandante Hideo Tomonaga e il tenente comandante Genzo, si suicidavano, venendo poi sepolti in mare il giorno seguente.
Il sommergibile così veniva preso in consegna dalla US Navy statunitense il 14 maggio 1945.

La marina militare degli Stati Uniti recuperava così soltanto 560 chilogrammi dell’Uranio arricchito di ossido di uranio.
Tuttavia si segnalava una discrepanza significativa nel carico di U-234, come riportato nel libro “la guerra segreta del Giappone” di Robert K Wilcox.
Altri sostengono che la quantità di uranio ritrovata potesse permettere la costruzione di almeno due bombe atomiche.
Quella quantità di uranio, se arricchito intorno al 90%, sarebbe bastato per costruire una bomba atomica, come quella caduta su Hiroshima.
Appena finita la guerra, le forze di occupazione degli STATI UNITI trovarono un totale di quattro cyclotroni. (alcuni hanno sostenuto invece che gli americani trovarono cinque ciclotroni). I ciclotroni, è bene ricordarlo, può essere utilizzato per l’arricchimento dell’uranio.

I ciclotroni giapponesi allora sono stati fatti uscire nel porto di Tokyo dall’esercito degli STATI UNITI e molti scienziati americani hanno protestato per questo fatto, insistendo che i ciclotroni, da soli, non potevano essere utilizzati per fare le armi atomiche.
In molti sensi, il programma giapponese è più simile al programma atomico tedesco che al programma americano per la bomba atomica, denominato “Progetto Manhattam”.  (Programma che costò nel solo 1945 ben $1.8 miliardi di dollari, mentre il radar R & S costava circa $3 miliardi).
Anche con questo investimento, gli USA potevano soltanto produrre tre dispositivi atomici entro l’agosto del 1945.

Nel 1946, un giornalista chiamato David Snell che lavorava per il giornale “La costituzione de Atlanta” scriveva una storia sensazionalista, indicando di come il Giappone, in effetti e con successo, aveva messo a punto e sperimentato un’arma nucleare in Konan, attuale Corea del nord.
Snell era un ex reporter, il quale, dopo molte ricerche condotte su questi strani fatti accaduti in Corea, aveva rintracciato e intervistato un ex ufficiale giapponese il quale gli raccontava di come era stato incaricato dal contro-spionaggio di controllare, per ragioni di sicurezza, un progetto segreto a Konan, poco prima della caduta del Giappone e della fine della guerra.

Secondo l’ufficiale, che ha usato uno pseudonimo nell’articolo perché era spaventato della rappresaglia dalle forze di occupazione, il programma poteva portare alla messa a punto di un’arma nucleare completa. Il tutto sperimentato e studiato in una caverna presso Konan e fatta poi esplodere il 12 agosto del 1945, sempre nei paraggi di quella zona, su una nave senza equipaggio.
Secondo come riferito, l’arma produsse una nube a forma di fungo con un diametro di circa 100 m. (la prima bomba americana ha avuto una nube a forma di fungo circa tre volte il formato di quello giapponese) ed inoltre distrusse parecchie navi nella zona di prova.

Agli osservatori, posti a 20 miglia (32 chilometri) di distanza, la bomba risultava apparire più luminoso del sole.
L’ufficiale allora ha sostenuto che l’esercito russo, che ha bloccato Konan nel mese di novembre del 1945, dopo gli ultimi combattimenti della guerra, smantellava il progetto giapponese e spediva tutto il materiale trovato insieme ad alcuni scienziati presi prigionieri, in Unione Sovietica.

La maggior parte degli storici tradizionali discutono sul fatto che il programma nucleare giapponese avesse potuto svilupparsi a tal punto da arrivare alla effettiva costruzione e messa a punto di una bomba atomica ante-litteram, ma il servizio segreto degli Stati Uniti prendeva all’epoca tale possibilità molto seriamente, soprattutto dopo la pubblicazione dell’articolo del giornalista Snell.
Un libro 1985 di Robert Wilcox, ristampava l’intervista di Snell, prendendo tale intervista come base per lo studio degli sforzi nucleari giapponesi durante la seconda guerra mondiale. Oltre che dettagliare gli sforzi compiuti dei giapponesi, sia della marina che dell’esercito, il libro cita sia i numerosi rapporti di intelligence e sia le numerose interviste che asserivano che i giapponesi potevano avere avuto un programma atomico a Konan.

Inoltre si indicava di come la marina giapponese, prendendo come punto di partenza il progetto atomico messo in piedi dal team di Nishima del Riken, aveva aumentato gli sforzi giapponesi per fare un’arma atomica. James L. Stokesbury, autore di una storia sulla seconda guerra mondiale, ha scritto: “non ho avuto idea che i giapponesi stessero lavorando anche su una bomba atomica… questa deve modificare seriamente la nostra percezione di una delle missioni cruciali della guerra.
Tutto questo risulta importante, in quanto illumina un episodio poco noto della seconda guerra mondiale.
Tuttavia, il lavoro di Wilkox ha portato a galla alcuni fatti storici occultate nelle pieghe del tempo, indicando altresì che il Giappone stava generando una bomba atomica.

I racconti delle esplosioni atomiche giapponesi, compreso un finto attacco a Los Angeles, hanno fatto si che molti studiosi accettassero come prova l’intervista rilasciata al giornalista Snell.
Nel giornale storico ”Isis”, due storici della scienza dissero soltanto del lavoro del Wilcox che la sua tesi stava in piedi “sul più fragile e più inconsistente dei motivi,” ed hanno congetturato che l’ordine del giorno nascosto di tali teorie di cospirazione doveva “fornire un nuovo discolpa per lo sgancio delle bombe atomiche statunitensi su Hiroshima e Nagasaki.”

Un articolo pubblicato nel giornale ””Intelligence and National Security” del 1998, basato su una revisione di molti degli stessi documenti usati da Wilcox e altri, giungeva alla stessa conclusione.
L’articolo cita parecchi documenti del servizio segreto degli Stati Uniti ed annotazioni comparative giapponesi della ditta di Nitchitsu che ha fatto funzionare la maggior parte dell’industria presente a Hungnam e non ha trovato prova sostanziale di alcun programma di ricerca nucleare che esistette là durante il periodo di guerra.
Fonte: http://storiatopsecretzg.splinder.com/post/13105232#more-13105232