Carlo Rodio, in realtà, donò gratuitamente la sua opera per onorare e ricordare la figura del fratello Giuseppe, Capitano del Regio Esercito decorato per ben tre volte con la Medaglia di Bronzo al Valor Militare, che non fece mai più ritorno a Ostuni, essendo caduto il 25 aprile 1916 sul fronte isontino prestando servizio nel 43° Reggimento Fanteria, inquadrato nella Brigata Forlì. All’opera originaria, ispirata alle colonne brindisine di epoca romana che concludevano la Via Appia, si sono aggiunte nel 1996, per iniziativa del Sindaco Lorenzo Cirasino, due ulteriori lastre, con incisi i nomi dei cittadini di Ostuni che caddero nel secondo conflitto mondiale. Infine, da giugno 2015, alla base della Colonna dell’Ingegnere Rodio, ha trovato la sua collocazione finale un cannone risalente alla Grande Guerra, che già era stato posizionato, in epoca fascista, dinanzi alla sede locale della Gioventù Italiana del Littorio.
Il monumento ai Caduti di Ostuni
Le pietre raccontano la storia. E la preservano, nonostante la poca memoria che spesso caratterizza l’uomo. Già, quello stesso uomo capace di erigere e innalzare monumenti, colonne, chiese e templi, ma che con il passare dei secoli, e a volte anche di una sola generazione, sembra dimenticarsene. Ed è quello che rischia di accadere un po’ dappertutto in Italia a proposito dei Monumenti ai Caduti delle guerre mondiali (ma non solo): incisioni venute via, iscrizioni che non si leggono più, marmi ingialliti. Un po’ colpa del passare inesorabile del tempo, un po’ l’incuria delle tante amministrazioni comunali, un po’ i continui e numerosi tagli ai bilanci. Ma ci sono realtà in cui questi Monumenti sono inseriti all’interno delle guide e cartine turistiche e raccontata la loro storia. E’ quello che ha fatto la città di Ostuni, la famosa città bianca in provincia di Brindisi. Situato nella centrale Piazza Matteotti, il Monumento ai Caduti è composto da un’alta colonna di undici metri, sormontata da una grande aquila. Progettato dall’Ingegnere Carlo Rodio nel 1920, fu solennemente inaugurato il 31 dicembre 1922 alla presenza di oltre 10.000 persone, tra cui Monsignor Francesco Tamborrino, Vicario Generale, che lo benedisse.