IL MARTIRIO DI DAMIANO CHIESA
101 anni fa cadeva, sotto il piombo austriaco, il patriota ed irredentista Damiano Chiesa.
Nativo di Rovereto, Chiesa maturò precocemente sentimenti irredentisti. Iscrittosi al Politecnico di Torino, proseguì gli studi presso la facoltà di Ingegneria navale di Genova,
Nel settembre del 1914, durante un breve soggiorno a Rovereto, venuto a conoscenza che l'esercito austro-ungarico stava richiamando gli appartenenti alla propria classe (1894), Chiesa partì per Torino. Su consiglio del padre si presentò presso il consolato austro-ungarico di Genova per la visita militare. Seppur idoneo, Chiesa comunicò con decisione al medico che in Austria non sarebbe mai andato e, con l'aiuto di 20 lire, convinse il medico a farsi dichiarare non idoneo.
Dando seguito alla sua fervente attività irredentista, il 28 maggio 1915 Damiano Chiesa si arruolò volontario nel Regio Esercito Italiano, venendo inquadrato nel 6º Reggimento Artiglieria da Fortezza. Destinato inizialmente ad un forte di sbarramento sopra Valli del Pasubio, il 17 giugno 1915 raggiunse una batteria leggera sul Monte Testo, di fronte al Col Santo, oltrepassando in uniforme da soldato italiano "il vecchio e odiato – nemico – confine", come scrisse orgogliosamente in una lettera alla famiglia.
Divenuto sottotenente, nel febbraio del 1916 fu aggregato al 9º Reggimento della stessa Arma che operava sul Coni Zugna, a sud di Rovereto, mentre la sua famiglia veniva deportata nel campo di internamento austriaco di Katzenau insieme ad altre migliaia di italiani irredenti. Da esperto conoscitore dei luoghi delle operazioni, Chiesa diede un contributo fondamentale nell'indirizzare il fuoco dell'artiglieria italiana verso le linee e le fortificazioni austriache. Il 16 maggio 1916, nello stesso settore e precisamente a Costa Violina, venne fatto prigioniero dagli austriaci mentre si trovava in una caverna per la protezione dal tiro dei cannoni nemici.
Riconosciuto da alcuni concittadini, venne tradotto prima ad Aldeno e, il 18 Maggio, a Trento, nel Castello del Buonconsiglio, dove venne vessato da alcuni ufficiali austriaci.
Il giorno seguente, presso villa Gerloni, in via della Saluga, dove aveva sede il tribunale militare dell'XI armata austro-ungarica, si svolse il processo per alto tradimento.
Damiano Chiesa venne condannato alla pena di morte tramite impiccagione. Tuttavia, il Generale Viktor Dankl, ordinò che la sentenza venisse eseguita tramite fucilazione.
Alle ore 19 del 19 Maggio 1916, presso la "Fossa della cervara" nel Castello del Buonconsiglio di Trento, Damiano Chiesa andò incontro al proprio destino.
Le sue spoglie sono conservate a Rovereto, presso l'Ossario di Castel Dante.
L'ultima lettera inviata alla famiglia prima della morte:
"Papà, mamma, Beppina, Jole ed Emma carissimi,
Negli ultimi momenti di mia vita, confortato dalla Fede, dalla S. Comunione e dalle belle parole del curato di campo, mando a tutti i miei cari i saluti più cari, l'assicurazione che nell'altra vita non sono morto, che sempre vivo in eterno che sempre pregherò per voi tutti.
Devo ringraziarvi di tutto quanto avete fatto per me e domando il vostro perdono.
Sempre vostro aff.mo figlio".
Damiano
La motivazione della Medaglia d'Oro al Valor Militare:
"Fervente apostolo dell'italianità della sua terra, quando suonò l'ora di affermarla con le armi, tra i primi accorse come semplice soldato ed insistentemente sollecitò, finché l'ottenne, l'onore di essere destinato ai reparti più avanzati, dove rese utilissimi servigi in ardite operazioni ad immediato contatto con l'avversario, noncurante dell'estrema gravità che avrebbe avuto per lui l'eventuale cattura. Sottotenente in una delle batterie più avanzate, allo sferrarsi di un attacco di soverchianti forze nemiche, pur sapendo che era stato dato ordine che egli fosse ritirato indietro in caso di evidente pericolo, volle rimanere al suo posto, per sciogliere fino all'ultimo il voto del proprio patriottismo, ed anche quando, per l'incontenibile appressarsi della travolgente onda avversaria, i pezzi furono resi inservibili per essere abbandonati, volle restare a combattere, cercando invano sul campo quella morte che sola poteva ormai salvarlo dal supremo martirio. Circondato e fatto prigioniero, subì con stoica fermezza i maltrattamenti dei nemici. Tratto dinanzi ai giudici, riaffermò solennemente i suoi sentimenti di appassionata italianità e con fiero atteggiamento affrontò il supplizio, cadendo fucilato, col nome d'Italia sulle labbra; fulgido esempio di patriottico ardore e di insigne eroismo.
Costa Violina (Trento), 15-19 maggio 1916"