Notiziario: IL COMMERCIO DELLE OSSA DEI CADUTI NEL DOPOGUERRA

IL COMMERCIO DELLE OSSA DEI CADUTI NEL DOPOGUERRA

Forse non tutti sanno che...

...mentre si provvedeva a dare degna sepoltura ai resti di decine di migliaia di caduti, dell’una e dell’altra parte, c’era chi rivendeva le ossa raccolte, un tanto al quintale, a fabbriche di concimi. Una cosa orrenda, che uscì nei giornali dell’epoca e riportata con dovizia di riferimenti nel libro di B. Pederoda, Tra le macerie e miserie di una regione dimenticata. Veneto 1916-1924, Piazza Editore 2010.

Nel volume compare notizia di altri mercanteggiamenti compiuti sulle salme dei caduti e riportati nel giornali d’epoca, come il seguente, presente ne Il Risorgimento, 22-23 febbraio 1922, nr. 4:

“Se il Genio militare aveva rischiato una pessima fama per gli intrallazzi compiuti da alcuni dei suoi ufficiali ed ex ufficiali impegnati nella ricostruzione, la Sanità Militare rischiò invece di macchiarsi di infamia, per l’odiosa speculazione introdotta da non pochi dei suoi nell’opera di riesumazione, trasporto e ricomposizione delle salme dei caduti. La tecnica del malaffare non differisce gran che tra l’una e l’altra delle Armi: in entrambi i casi ci si imbatte in qualcuno che depone le spalline per darsi al mercato e in qualche altro che invece le conserva per dargli man forte e poi dividere gli utili.”

La voce di infami speculazioni sui cadaveri era presto circolata; scrivendone a poco meno di tre anni dalla cessazione del conflitto, il giornalista vorrebbe far credere il malaffare ‘un ricordo’, legato al comportamento di imprese civili “che ebbero cura delle salme di caduti in guerra (…) in quanto fu da qualcuna di queste speculato sui grandi eroi della Patria, dividendo una salma in più parti, per far figurare un maggior numero di morti”.

Scrive a tal proposito Pederoda che “la certezza dell’esistenza del losco affare si ebbe solo dopo un’interrogazione parlamentare e che la conferma dell’orrenda verità venne per bocca del Ministro della Guerra. L’indegno traffico si svolgeva in parecchi cimiteri, ma in modo particolare in quelli del Grappa. E’ qui che un ex ufficiale della Sanità ‘ dei paesi di roma’ si improvvisa imprenditore ed ottiene dagli ex commilitoni responsabili del settore l’appalto della traslazione dei cadaveri. C’era un tariffario di 60 lire a salma, ma si trovò subito il modo di non sporcarsi le mani subappaltando per ben due volte i lavori, sicché gli operai ricevevano un terzo della cifra pagata dallo stato. Il rappresentante del Governo, pur ammettendo davanti alla Camera pesanti responsabilità di persone appartenenti all’esercito, tentò tosto di scaricare il grosso delle colpe sugli operai.”

Foto: i Sacrari del Grappa e di Asiago in costruzione.