Il Capitano Bazzi e la battaglia per San Martino del Carso

Si guadagnò la Medaglia d’Oro al Valor Militare il Capitano Carlo Bazzi, del 9° Reggimento Fanteria, Brigata Regina, il 13 marzo 1916. Alla Memoria. Perché cadde durante un assalto alle trincee austriache a San Martino del Carso: “Alla testa del proprio reparto, con mirabile e cosciente ardimento, irrompeva, entrandovi per primo, in un saldo trinceramento nemico, impadronendosene catturandone i difensori ed una mitragliatrice. Contrattaccato da forze superiori diede intelligenti disposizioni per la resistenza riuscendo a respingere l’attacco. Mentre più accanito era il combattimento, egli, bell’esempio di italiche virtù militari, sdegnoso di ogni riparo, dall’alto della trincea, imbracciando un fucile, invitava i propri dipendenti alla resistenza finché, colpito alla fronte, suggellava con una morte gloriosa il suo atto eroico. San Martino del Carso, 13 marzo 1916″. Come scriverà cinque mesi più tardi Giuseppe Ungaretti, di San Martino non rimase che qualche brandello di muro: fu completamente raso al suolo dai bombardamenti e dai combattimenti che si svolsero attorno al Monte San Michele, durante quella che sarà chiamata la Quinta Battaglia dell’Isonzo, concepita più come alleggerimento della concomitante offensiva in corso a Verdun che come azione volta a scardinare le difese austriache.

San Martino del CarsoScrive il Generale di Divisione Piero Maravigna nella sua opera Le undici offensive sull’Isonzo: “L’11 marzo s’iniziava dall’artiglieria il tiro di preparazione che durava due giorni; ma il rendimento di esso fu scarso specialmente sul fronte della Seconda Armata, a cagione dell’improvviso peggioramento avvenuto nelle condizioni atmosferiche, sovrattutto per le fitte nebbie. Conseguentemente, dove fu possibile, le fanterie, il 13, eseguirono brevi puntate contro le posizioni nemiche, ma nessuna di esse assunse forma ed essenza di vero e proprio attacco”. Costò quasi duemila uomini, tra morti, feriti e dispersi, al Regio Esercito questa nuova offensiva: ed uno fu il Capitano Bazzi. Originariamente destinato al Corpo degli Alpini, nel Battaglione Mondovì del 1° Reggimento, con il grado di Tenente prese parte alle fasi iniziali del conflitto mondiale nel settore della Carnia, schierandosi nei pressi di Pontebba. Al comando delle Penne Nere, Carlo Bazzi si mise in luce per le sue qualità di ufficiale, in grado di infondere nei propri uomini ammirazione e rispetto. Più volte venne proposto per altrettante decorazioni al valore per il coraggio dimostrato nelle sortite per mantenere il contatto con il nemico e per la protezione dei pezzi d’artiglieria di grosso calibro che sarebbero stati dislocati in Carnia. Con la promozione al grado di Capitano venne trasferito al 9° Reggimento, Brigata Regina.

Dissanguata in precedenti offensive (in quattro giorni di combattimento, dal 18 al 22 luglio 1915 perse quasi 1270 uomini), alla Brigata venne ordinato di attaccare il centro abitato di San Martino del Carso, che raggiungerà a costo di gravi perdite nel mese di novembre. Ma fu con la Quinta Battaglia dell’Isonzo che un nuovo tentativo venne intrapreso, tanto che già il 13 marzo 1916 alcuni elementi del II Battaglione del 9° Fanteria attaccarono la Quota 171, chiamata il Ridottino. A guidare la 5a Compagnia vi era il Capitano Bazzi che riuscì ad occupare di slancio le posizioni austriache e a fare oltre un centinaio di prigionieri. Inevitabile, a questo punto, il contrattacco nemico: appoggiato dal tiro dell’artiglieria, le fanterie austriache mossero all’attacco, riuscendo in breve tempo ad avere la meglio sugli Italiani. Tra i caduti del 9° Reggimento, vi fu anche il Capitano Carlo Bazzi, colpito in piena fronte da un colpo di fucile mentre si sporgeva fuori dalla trincea per rispondere al fuoco ed organizzare al contempo la difesa. Dopo la sua morte, il Re Vittorio Emanuele III gli decretò motu proprio la massima onorificenza al Valor Militare alla Memoria.