Il bombardamento di Roma
Il 19 luglio di 74 anni fa Roma venne bombardata per la prima volta nella sua storia: morirono 3 mila persone e pochi giorni dopo cadde Mussolini
Benito Mussolini, duce e dittatore dell’Italia in guerra contro gli americani e i loro alleati, non era a Roma durante il bombardamento. Si trovava a Feltre, in provincia di Belluno, per un colloquio con l’alleato tedesco Adolf Hitler per discutere le misure da prendere per rispondere allo sbarco degli alleati in Sicilia, avvenuto poche settimane prima. Secondo i testimoni, quando gli venne riferita la notizia la preoccupazione principale di Mussolini fu assicurarsi che la notizia venisse pubblicata nel bollettino di guerra del 19 luglio, in modo che il mondo sapesse il prima possibile che gli alleati avevano attaccato Roma.
Il bombardamento del 19 luglio fu la prima volta in cui Roma venne bombardata: fino alla sua liberazione, il 4 luglio del 1944, sarebbe successo altre 50 volte. Si trattò di un attacco “di precisione”, come veniva chiamato all’epoca. In altre parole, il bersaglio dell’attacco erano alcuni specifici obiettivi militari – l’aeroporto di Ciampino e gli scali ferroviari di San Lorenzo e Littorio. Per questo fu necessario compiere l’attacco di giorno, in modo che gli aerei potessero identificare i bersagli.
Ma la tecnologia del bombardamento nel 1943 non era molto precisa e il bombardamento di precisione non aveva effetti molto diversi da quello a tappeto – quello che di solito praticavano gli inglesi sulla Germania e che aveva come obiettivo intere città, con lo scopo di piegare il morale della popolazione. Gli aerei americani non avevano missili, ma soltanto bombe a caduta libera e foglietti di carta per provare a calcolare dove sarebbero cadute tenendo conto della velocità del vento e di quella dell’aereo. Circa una bomba su dieci arrivò sugli obiettivi.
Quello su Roma fu un bombardamento massiccio e tragico, ma breve: soltanto due sortite vennero compiute il 19 luglio. Pochi giorni dopo l’attacco di Roma, ad esempio, l’aviazione inglese bombardò Amburgo diverse volte al giorno per un’intera settimana. All’attacco parteciparono circa 3 mila aerei e in tutto vennero sganciate 9 mila tonnellate di bombe. Non fu un bombardamento di precisione, ma un attacco mirato a distruggere la città. Morirono più di 40 mila persone.
Quando nel 1942 gli aerei alleati iniziarono a bombardare l’Italia in maniera sistematica, Mussolini aveva promesso più volte che Roma non sarebbe mai stata bombardata. In molti si erano quindi rifugiati in città per allontanarsi dalle altre aeree attaccate, come Torino, Genova, La Spezia, il passo del Brennero. Anche il Papa si era impegnato per evitare che Roma venisse bombardata e con lo sbarco in Sicilia del 10 luglio sembrava che fosse possibile riuscire a far risparmiare la città. Nell’incontro di Feltre, uno degli obiettivi di Mussolini era proprio cercare una via per sganciarsi dall’alleanza con Hitler, però non riuscì praticamente a parlare e subì in silenzio un lungo monologo di Hitler.
La battaglia per la Sicilia si era rivelato molto più difficile del previsto per gli alleati. Alla fine, dopo i primi giorni di combattimenti e dopo molte pressioni inglesi (aerei italiani avevano bombardato Londra nel 1940), gli americani decisero l’attacco aereo. L’obiettivo erano i nodi ferroviari di Roma che una volta distrutti avrebbero interrotto il flusso di rifornimenti che arrivava alle truppe a difesa della Sicilia.
L’effetto militare del bombardamento è dubbio, mentre ebbe un forte effetto politico. Dopo il bombardamento i principali leader del Partito Fascista, tra molte incertezze, votarono la sfiducia a Mussolini nella celebre riunione del Gran Consiglio del 24 luglio. Il giorno dopo, il Re approfittò per farlo arrestare. Passò poco più di un mese e l’Italia firmò l’armistizio con gli americani e i loro alleati.