Tutto ebbe inizio a bordo del Sommergibile Medusa, battello da piccola crociera: Gaetano Arezzo, Barone della Targia, località a nord di Siracusa, dopo aver frequentato la Regia Accademia Navale di Livorno, iniziò la sua carriera di marinaio degli abissi. Al momento dell’ingresso dell’Italia nel secondo conflitto mondiale, il Tenente di Vascello Arezzo prese parte alle operazioni belliche nel bacino del Mar Mediterraneo, agli ordini di quel Comandante Enzo Grossi, che tanto farà discutere con la sua condotta nel dopoguerra quando gli era stato affidato il Barbarigo. Con il piccolo Medusa, lungo appena poco più di 61 metri, Arezzo svolse ben dieci missioni di guerra, solcando i mari alla ricerca di navi e convogli nemici: la fortuna, però, non volle assistere l’equipaggio italiano, tanto che dal 10 giugno 1940 fino al 5 marzo 1941, data dell’assegnazione del Sommergibile alla Scuola di Pola, non riportò alcun successo. Anzi, venne attaccato con bombe di profondità e colpi di mitragliatrice da parte di velivoli nemici, senza però subire alcun danno. La nuova destinazione per Gaetano Arezzo coincise con un intenso periodo addestrativo, culminato con la tragedia del 30 gennaio 1942. Dopo una navigazione tutto sommato senza intoppi, alla quale prese parte anche il Sommergibile Mameli, la Torpediniera Insidioso e il Piroscafo Grado, al largo delle coste del Quarnaro, nei pressi dell’Isola di Cherso, il Medusa venne avvistato dal Sommergibile HMS Thorn. Il Capitano di Corvetta Enrico Bertarelli, che aveva sostituito Grossi al comando, cercò di manovrare per sfuggire alla sventagliata di quattro siluri che il battello inglese aveva lanciato da una distanza di appena un chilometro: ne vennero schivati tre, ma il quarto, passate da poco le ore 14.00, colpì il Medusa facendolo affondare in poco tempo.
Gaetano Arezzo, ferito nell’esplosione, venne sbalzato in mare, e nonostante la gravità delle offese ricevute, cercò di porre in salvo altri marinai in procinto di annegare. Per il suo comportamento, che mise a rischio la sua stessa vita pur di salvare quella dei suoi compagni, venne ricompensata con la concessione di una Croce di Guerra al Valor Militare: “Imbrcato su Sommergibile fatto segno ad offesa nemica, si prodigava in plancia con prontezza e ardimento nell’esecuzione della manovra intesa a frustare l’attacco. Raccolto gravemente ferito, manifestava il suo fermo volere di riprendere al più presto il posto di combattimento. Capo Promontore, Istria, 30 gennaio 1942”. Il Comandante Bertarelli, anch’egli impegnato nel salvataggio dei propri uomini, venne trascinato sul fondo dal risucchio causato dal sommergibile ferito a morte. Alla sua Memoria venne conferita la Medaglia d’Argento al Valor Militare: “Comandante di sommergibile ripetutamente attaccato con siluro da sommergibile nemico, manovrava con prontezza e sereno ardimento al fine di evitare l’offesa. Gravemente ferito e lanciato in mare dallo scoppio di un siluro, si preoccupava solo della salvezza dei suoi dipendenti e con eroica forza di volontà ed elevato senso di altruismo si prodigava, nonostante le sue precarie condizioni fisiche, per sorreggere e dare assistenza ad un ufficiale in procinto di essere sommerso dalle acque. Piegato dalle ferite e stremato di forze scompariva in mare dove, più volte vittorioso, aveva affermato le sue superiori qualità di combattente intrepido e audace. Mare Adriatico, 30 gennaio 1942″.
A bordo del Medusa, quattordici uomini dell’equipaggio riuscirono a porsi in salvo all’interno di un compartimento stagno a poppa: vani furono i soccorsi e i tentativi di pompare aria pulita all’interno. Il destino avverso volle che si scatenasse una furiosa tempesta che impedisse le operazioni di salvataggio: quando, il 4 febbraio 1942, il relitto del Medusa venne nuovamente raggiunto, per i sopravvissuti non c’era più nulla da fare. Provato da questa esperienza, ancora convalescente dalle ferite, Gaetano Arezzo ottenne il comando del Sommergibile Uarsciek, appartenente a quella Classe 600, Serie Adua, di cui fece parte lo Sciré, che tante pagine di gloria scriverà con la sua fantastica epopea. In agosto, quando iniziò a profilarsi la necessità di contrastare i numerosi convogli inglesi diretti verso Malta, al Comandante Arezzo venne ordinato di portarsi in zona di agguato. Al periscopio fu tra i primi ad avvistare le navi della Royal Navy, impegnate in quella che è stata poi chiamata Operazione Pedestal e che sfocerà nella Battaglia di Mezzo Agosto. Il battello italiano tentò di affondare una portaerei inglese, ma la successiva caccia e alcuni lievi danni lo costrinsero al rientro. Per tanta audacia, venne insignito della Medaglia d’Argento al Valor Militare: “Comandante di sommergibile di elevate capacità professionali, partecipava con sereno ardimento ed eroico spirito aggressivo alla battaglia mediterranea di mezz’agosto, attaccando decisamente un numeroso convoglio nemico potentemente scortato da forze navali e aeree. Col tempestivo ed efficace lancio di siluri, infliggeva sicure perdite alla formazione avversaria, provocando il siluramento e l’affondamento di unità da guerra e mercantili, dimostrava nell’ardua brillante azione elette virtù militari e tenace volontà di vittoria. Mediterraneo Centrale, 15 agosto 1942”.
Quando, poi, l’11 dicembre 1942, a seguito di alcune informative diramate dal SIS, il Servizio Informazioni Segrete della Regia Marina, venne segnalato il passaggio di un altro importante convoglio navale inglese diretto a Malta, allo Uarsciek venne ordinato di portarsi a sud dell’Isola, con l’intento di intercettare e attaccare le navi nemiche. Nel primo pomeriggio, scorti due incrociatori e tre cacciatorpediniere, unitamente ad altro naviglio minore, vennero lanciati i primi siluri, che purtroppo mancarono il bersaglio. Iniziò allora la caccia delle unità di superficie, con lo sgancio di bombe di profondità, ad opera del Cacciatorpedinieri HMS Petard e Vasilissa Olga, battente bandiera greca. Una manovra errata, però, portò il battello di Arezzo oltre la quota di collaudo, cosa che costrinse ad una emersione rapida per porre l’unità in sicurezza. Con la torretta fuor d’acqua, le navi nemiche iniziarono a bersagliare lo Uarsciek: Gaetano Arezzo della Targia, nel tentativo di affondare il battello per impedirne la cattura, restava così ucciso dai colpi di mitragliatrice. Fu decorato di Medaglia d’Argento al Valor Militare alla Memoria: “Valente comandante di sommergibile nel corso di ardua missione di guerra, avvistatata nottetempo una formazione navale avversaria, muoveva in superficie arditamente all’attacco. Nonostante il sommergibile fosse stato scoperto, riusciva con abile manovra a silurare un incrociatore avversario. Sottoposto a violenta caccia da parte di tre siluranti nemiche, nella impossibilità di resistere più a lungo in immersione per i notevoli danni riportati, emergeva nell’intento di affrontare in superficie le preponderanti forze avversarie. Nell’ardito tentativo, mentre raggiungeva il proprio posto di combattimento in torretta, cadeva colpito a morte da raffica nemica. Mediterraneo centrale, 15 dicembre 1942”.