Nel tardo pomerigio del giorno 26 Luglio 1915 si doveva fare l’avanzata generale su tutto il fronte: Precisamente verso le ore otto precise di quel mattino, fu un eco collecato per tutto l’intero fronte, uno scatto solo!,, balzare fuori dalle trincee, con il suono della vittoria sulle labbra, è gridar forte: "Avanti!!! Savoia – Savoia – Savoia".
Dalla salita di Zagrad, in molti ripetuti avanzate siamo raggiunto sulla cresta del monte S. Michele, ove non vedevo altro intorno a me che una moltitudine di cadaveri, è gran numero di feriti che languivano da per ogni dove!
Qui fu mia grande meraviglia, che per grazia speciale del Signore me ne usci senza un minimo sgraffio, solo sulla mantellina ebbi forata da una pallottola, si avanzò oltre, passando è sostando per un attimo d’avanti alla piccola Chiesa di S. Michele, che sorge sulla cima del monte che n’è porta il suo santo Nome.
Più avanti ancora vi era una piantagione di alberelli di pini, è fra mezzo a questi pini giaceva gran quantità di cadaveri, quasi tutti maggiari cioè Ungheresi.
Da questo punto alto, avevamo sotto la nostra visuale, tutta la vallata dominante Trieste, il mare, Gorizia e altro; ora pochi supertiti rimasti senza ufficiali che ci comandassero, essendo tutti feriti gravi e morti, ognuno di noi faceva come meglio credeva sotto il denzo bombardamento è crepitio delle mitragliatrici.
Quelli che si trovavano più dietro, meglio dire poco avanti fecero in tempo di poter scorgere dei reparti ove forse erano degli ufficiali che li comandarono ha retrocedere;
Mentre io mi trovai fra i più avanzati, credente di aver perduto solo il collecamento, è mi fermai in ripetuti punti, ove in un certo momento appena quaranta metri distante alla mia sinistra, vi scorgetti mentre ero fermo dietro un piccolo riparo, che un discreto reparto di bersaglieri mentre saltavano una piccola parete è diretti dalla mia parte, una ho più mitragliatrici puntate in quel punto, come quei poveri disgraziati saltavano cascavano tutti! sotto quei colpi micidiali del nemico.
In seguito campiai posizione poco distante in avanti, ove mi trovai con qualche altro che come me erasi sperduto, quì mi trovai riparato da una piccolissima parete ed anche fra una roccia à forma di cassone, da li scorgevo a quasi quattro ho cinquecento metri in avanti da me, sulla mia sinistra guardando il mare, un plotone circa di austriaci situati su due file faccia a terra, tutti con l’ho zaino in spalla, è fucile in posizione di sparo;
Tanto che in primo momento dato ch’era ad una certa distanza, li credetti vivi sparai contro alcuni caricatori, poi guardando meglio mi assicurai ch’erano tutti morti! in quell’ordinata posizione certamente erano stati fulminati da tiro di mitragliatrice, poveri figli anche loro!
Se anche nostri nemici ?! perché come noi erano stati comandati, è certamente senza esitare avevano ubbiditi a un dovere.
E’ dal dovere avrebbero ben meritato il premio. Invece li venne concessa la gloria dei martiri! l’ho stesso come noi avevano i cari genitori – fratelli – sorelle – la sposa è i figli – ho la fidanzata, che li ha spettava con dolci pensieri, invece il crudel destino li chiuse per sempre nell’eterno silenzio. Mentre poveri parenti, con il cuore dolorante quel dolce ritorno non l’ho vedranno mai più.
Umanità destinata ad un continuo soffrire!
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Testimonianza di Donato Vinci, 139° reggimento fanteria, brigata Bari, 12^ Compagnia, soldato.
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