Il primo post dell’anno lo vogliamo dedicare alla gloriosa “Brigata Sassari” nata dal 152° Reggimento Fanteria Sassari, che il 1° marzo 1915 si forma, dal Deposito del 45° reggimento fanteria, nel centro di mobilitazione di Tempio Pausania. Con il gemello 151° costituisce la Brigata “Sassari”, unità atipica della Forza Armata, composta e comandata inizialmente esclusivamente da sardi.
Sostenuta da uno spirito combattivo ed una coesione al di sopra della media, l’unità si fa presto conoscere sui campi di battaglia. Gli Austro – Ungarici chiameranno “diavoli” questi soldati piccoli, aggressivi e particolarmente capaci nel combattimento ravvicinato.
Lusingati dal nomignolo scelto dal nemico, i sardi si chiameranno da allora “Dimonios”.
La Brigata “Sassari” venne subito messa in servizio nella prima guerra mondiale, quando combatté sull’Isonzo e ottenne la citazione sul bollettino del Comando Supremo come migliore unità, per le sue azioni eroiche negli scontri di Bosco Cappuccio, Bosco Lancia e Bosco Triangolare.
Nel 1916 combatté sull’Altopiano di Asiago, ricevendo la prima medaglia d’oro per la riconquista dei monti del massiccio delle Melette (il Monte Fior, il Monte Castelgomberto, il Monte Spil e il Monte Miela) e del Monte Zebio. Nel novembre e dicembre 1917, in seguito alla Battaglia di Caporetto, la “Sassari” combatté sul Piave per fermare le truppe austriache che già avevano occupato tutto il Friuli e parte del Veneto.
Nel 1918 combatté nella battaglia dei Tre Monti prendendo il Col del Rosso, il Col d’Ecchele e il Monte Valbella, ottenendo una seconda medaglia d’oro. La Brigata “Sassari” ebbe in queste azioni un alto numero di vittime, il 13,8% degli effettivi contro il 10,4 della media nazionale. Le perdite subite furono 3817 tra morti e dispersi, e 9104 tra mutilati e feriti.
La Brigata (che generalmente inquadrava 6000 soldati) venne ricostituita due volte; per rigenerarla furono trasferiti nelle sue file i soldati sardi che militavano in altri reggimenti. Notevole il medagliere guadagnato dalla Sassari nella Grande Guerra, fra cui dobbiamo citare, l’ottenimento nell’arco di una sola campagna di guerra di 2 medaglie d’oro alla bandiera per ciascun reggimento, caso rimasto unico nella storia dell’Esercito italiano.

Per questo sforzo venne insignita di:
6 Ordini Militari di Savoia.
13 Medaglie d’oro al valor militare: 9 ad ufficiali e soldati; 2 alla bandiera del 151º Reggimento; 2 alla bandiera del 152º Reggimento.
405 medaglie d’argento.
551 medaglie di bronzo.
4 citazioni speciali sui bollettini del Comando Supremo.
1 citazione all’ammirazione dell’Esercito e della Nazione dal Comandante del Gruppo speciale di retroguardia dell’Esercito Tenente Generale Antonino Di Giorgio, per l’abnegazione e l’eroico contegno tenuto durante la ritirata sul Piave;
“drappelle reali” (scudo sabaudo e stemma di Sardegna) conferite motu proprio dal Re alle fanfare dei due reggimenti come riconoscimento delle speciali benemerenze acquisite in guerra.
mantenimento in servizio permanente, alla cessazione delle ostilità, come riconoscimento per il valore dimostrato in guerra.
Con l’ordinamento del 1926 prende il nome di 152° Reggimento Fanteria “Sassari” ed è assegnato alla XII Brigata di Fanteria con il gemello 151° ed il 12° “Casale”.
Nel 1935 mobilita personale per la Campagna in Africa Orientale, quindi, nel 1939 entra con il 151° fanteria ed il 34° artiglieria, nella 12ª Divisione di Fanteria “Sassari”. Con l’entrata in guerra dell’Italia nel giugno 1940, la divisione, alle dipendenze del VI Corpo d’armata della 2ª Armata del generale Vittorio Ambrosio, venne schierata in posizione difensiva sulla frontiera orientale della Venezia-Giulia, tra San Pietro del Carso e la Val Corena.
Nel 1941 alla divisione venne aggregata la 73ª Legione CC.NN. d’Assalto Matteo Boiardo e il 6 aprile dello stesso anno, giorno di inizio dell’invasione della Jugoslavia, occupò i passi di confine, entrando l’8 aprile, in territorio nemico. L’11 conquistò Pozar-Prezidanski ed il 12 Prezid e Čabar. L’avanzata proseguì senza incontrare particolare resistenza, raggiungendo il 19 aprile Delnice, rompendo la resistenza dell’esercito jugoslavo e prendendo Tenin, città che divenne sede del Comando di Divisione fino al 1943.
Iniziò così l’attività di polizia e rastrellamento anti-partigiani, soprattutto nella zona di Sebenico, Tenin, Brod, Gračac, Petrovazzo ed altri centri di Slovenia e Dalmazia. Successivamente venne impiegata nella pacificazione dello Stato Indipendente di Croazia, soprattutto per sedare, a settembre 1941, tumulti scoppiati a Dvar tra i croati e le minoranze serba e Ustascia.
L’attività proseguì per tutto il 1942, dovendosi scontrare con guerriglieri sempre più aggressivi e numerosi. Nel corso si queste operazioni il XLIC battaglione CC.NN. di Schio, inquadrato nella 73ª Legione CC.NN. d’Assalto resistette per 23 giorni all’assedio delle forze partigiana in Croazia. Nel marzo del 1942, benché isolato e accerchiato, resistette indomabile alla furia nemica senza vacillare.
Al suo comandante 1° Seniore Armando Trevisan venne concessa la Croce di Cavaliere dell’Ordine militare di Savoia con questa onorevole motivazione:
“Comandante di battaglione CC.NN. incaricato di presidiare una località rimasta isolata per le forti nevicate, resisteva per ventitre giorni all’assedio di numerose e bene armate bande ribelli, respingendo i violenti attacchi ed infliggendo gravi perdite in brillanti contrattacchi- Sopraggiunti i rinforzi poté rientrare alla base riportando, quali gloriosi trofei, le salme dei caduti ed il tricolore”
Croazia – 4 -26 marzo 1942 . R°. D°: n. 281 del 4 agosto 1942
Agli inizi del 1943, constatata l’impossibilità da parte dello stato croato di garantire un supporto di qualche consistenza alle forze dell’Asse operanti nel territorio del nuovo Stato. gli Stati Maggiori Italiano e Germanico elaborarono una grande offensiva contro le forze partigiani di Tito, l’operazione Weiss (bianco). La quarte, secondo la storiografia jugoslava, doveva portare all’annientamento torale del movimento partigiano e alla normalizzazione del paese.
Per la Weiss, i tedeschi schierarono ben 50.000 uomini con quattro divisioni, la 7ª SS Prinz Eugen, la 714ª e 717ª Infanteriedivisionen, la 369ª legionaria croata, tre battaglioni territoriali oltre a reparti della 718ª di riserva. Consistenti anche le forze italiane valutate in circa 25.000 soldati con le divisioni sepppur incomplete Re, Sassari e Lombardia in prima schiera, oltre alla Murge schierata in Erzegovina. oltre ad alcuni reparti dlle divisioni Messina, Bergamo e Marche.
Nell’operazione che vide coinvolti circa 90,000 uomini se si considerano anche le forze collaborazioniste dei domobranci e degli ustascia corati e delle forze dei cetnici, la Sassari respingeva a quota 616 a 6 km da Gracac un attacco di ingenti forze partigiane, costituite da reparti della 1ª Brigata d’assalto della 6ª divisione, partecipando successivamente ad operazioni di rastrellamento. L’operazione Weiss si concluse solo al aprile del 1943
A luglio del 1943, terminate una serie di vaste operazioni di rastrellamento sulle Alpi Bebie in Croazia, la “Sassari” rientrò in patria e venne dislocata nel Lazio, sempre al comando del generale Francesco Zani. Venne inserita nel Corpo d’Armata di Roma del generale Alberto Barbieri, con funzioni anti-paracadutisti ma anche a protezione di un possibile attacco da parte delle truppe tedesche.
Durante questa periodo fu riorganizzata secondo il nuovo l’ordinamento denominato Mod. 43, che avrebbe dovuto garantire una buona disponibilità di mezzi corazzati. La divisione arrivò quindi a 14 500 uomini, 24 semoventi e 80 pezzi d’artiglieria e venne disposta per lo più all’interno della città, con compiti di ordine pubblico.

Nei giorni successivi alla proclamazione dell’Armistizio, reagendo all’attacco sferrato dalle truppe dell’ex alleato nell’ambito dell’Operazione Achse, si batté valorosamente contro i tedeschi per la difesa della capitale a fianco dei Granatieri di Sardegna. Il 10 settembre mentre ancora infuriavano i combattimenti, la Divisione dovette consegnare le armi ai tedeschi e venne sciolta.
Il 1° marzo 1958, il 152º Reggimento di Sassari, nucleo originario della Brigata, riprese la denominazione “Sassari” poiché le bandiere di guerra erano state salvate, rinascendo come 152° reggimento fanteria “Sassari” CAR (Centro Addestramento Reclute), per trasformazione del preesistente 3° Centro Addestramento Reclute.
La nuova unità restò in vita fino al 31 dicembre 1975 quando, per effetto della ristrutturazione dell’Esercito, si ridusse a battaglione, assumendo la denominazione di 152° battaglione fanteria “Sassari”.
Inserito nella ricostituita Brigata motorizzata “Sassari”, modifica la denominazione il 1° febbraio 1991 in 152° Battaglione Fanteria Motorizzato “Sassari” ed alla fine dello stesso anno diventa meccanizzato. Nella nuova unità confluiscono oltre al 152°, il 151° Reggimento Fanteria “Sassari”, il 5° Reggimento Genio Guastatori e il glorioso 3° Reggimento bersaglieri.
Quest’ultima unità di stanza di stanza a Capo Teulada (CA). è una fra le più decorate dell’Esercito, potendo vantare due Ordini Militari d’Italia, tre Medaglie d’Oro e tre d’Argento al Valor Militare, una d’Argento al Valore dell’Esercito, tre Medaglie di Bronzo al Valor Militare ed una di Bronzo al Merito Civile.
Nel 1992 al piano terreno della Caserma La Marmora sita in piazza Castello nel centro di Sassari, struttura sorta alla fine del secolo scorso nel sito dell’antico castello aragonese cittadino, è sorto per ricordare le tradizioni e le gesta della Brigata in particolar modo durante la prima guerra mondiale, il Museo della Brigata Sassari.
L’esposizione, articolata in cinque sale, si sviluppa nel modo seguente:
SALA 1: notizie generali, carte dei testi delle battaglie della 1ª Guerra Mondiale e parete d’onore con citazioni al merito;
SALA 2: documentazione fotografica sulle principali battaglie sostenute dalla Brigata “Sassari”, esposizione di cimeli e reperti;
SALA 3: ricostruzione di parte di una trincea della Guerra Mondiale e documentazione fotografica della guerra in trincea;
SALA 4: la vita sul fronte, la morte, la prigionia, ed esposizioni di cimeli, documenti e uniformi originali dell’epoca;
SALA 5: la Brigata “Sassari” dopo la Prima Guerra Mondiale fino ad oggi, esposizione di documenti e fotografie.
