I Carabinieri Chinni e Vulcano, Eroi dell’Undicesima Battaglia dell’Isonzo

“Comandato di servizio in prima linea mentre si svolgeva l’avanzata, noncurante del pericolo, e dando bell’esempio di coraggio, balzava in piedi sulla trincea, e di là incitava i soldati all’assalto, finché venne colpito a morte. Fornaza, 19 agosto 1917”. Con questa motivazione veniva conferita, con Regio Decreto del 18 novembre 1920 la Medaglia d’Argento al Valor Militare alla Memoria al Carabiniere Angelo Chinni, in commutazione della precedente Medaglia di Bronzo concessa per gli atti da lui compiuti durante lo svolgimento, sul fronte italiano, dell’Undicesima Battaglia dell’Isonzo. Iniziata il 17 agosto 1917, nelle intenzioni del Generale Luigi Cadorna avrebbe dovuto scardinare le difese austro-ungariche, portando al collasso l’esercito di Vienna e conquistare alcuni punti chiave del fronte, come le cime del Monte San Gabriele e dell’Hermada. Per quasi due settimane, i soldati italiani affrontarono in duri assalti quelli austriaci, riuscendo, in alcuni tratti del fronte, a raggiungere gli obiettivi prefissati: effettivamente, quando la battaglia ebbe termine, l’Imperial Regio Austro-Ungarico era quasi al collasso, incapace di reggere un nuovo urto come quello messo in atto dagli Italiani. Parimenti, anche il Regio Esercito aveva subito gravi perdite, a causa delle quali l’offensiva dovette essere interrotta senza che nuove truppe fresche potessero prendere parte alla battaglia.

Carabiniere ChinniOriginario di Gaggio Montano, in provincia di Bologna, il Carabiniere Angelo Chinni allo scoppio del conflitto prestava servizio presso il 220° Plotone Carabinieri Reali della Legione di Verona. Assieme ad altri ventimila uomini dell’Arma dei Carabinieri mobilitati fin dal maggio 1915, venne inviato in territorio dichiarato in stato di guerra. Trovandosi in prima linea quando i comandi italiani diedero inizio all’offensiva nell’agosto 1917, non esitò un attimo per incoraggiare gli uomini che gli stavano al proprio fianco: nella piccola frazione di Begliano, presso San Canzian d’Isonzo, balzò fuori dalla trincea e, poco prima di essere colpito da una scarica di fucileria nemica, incitò i Fanti a procedere all’assalto. Raccolto dal campo di battaglia gravemente ferito, spirò poco dopo, durante il trasferimento a bordo dell’ambulanza che lo stava trasportando all’ospedale militare italiano. Il sacrificio del Carabiniere Chinni venne preso ad esempio già nel corso degli ultimi mesi del conflitto: andò ben oltre i compiti che gli erano stati affidati, arrivando fino al sacrificio della vita. E negli stessi giorni in cui lungo l’Isonzo, l’Altopiano della Bainsizza e le cime circostanti infuriava l’undicesima “spallata” voluta dal Generale Cadorna, nei cieli soprastanti un altro militare dell’Arma dei Carabinieri dava prova di grande coraggio: il Brigadiere Francesco Vulcano, considerato uno dei pionieri dell’aeronautica. Furono oltre centosettanta i Carabinieri che, rimanendo in forza all’Arma stessa, ottennero il brevetto di pilota militare, entrando a far parte del Corpo Aeronautico Militare: a fine conflitto mondiale, risultarono conferite una Medaglia d’Oro, undici Medaglie d’Argento, otto Medaglie di Bronzo e una Croce di Guerra al Valor Militare a questi Carabinieri con le ali.

Francesco VulcanoProprio perché l’offensiva dell’agosto 1917 doveva essere quella risolutrice contro le forze austro-ungariche, venne fatto un largo uso anche dei reparti aeronautici, che compirono numerose operazioni di ricognizione sulle linee avversarie. Tra questi, Francesco Vulcano che, giungendo dalla Legione Allievi Carabinieri di Roma, iniziò la sua attività di volo nel maggio 1917. Assegnato in un primo momento alla 22ª Squadriglia e in seguito alla 21ª Squadriglia Aeroplani da Ricognizione, nelle settimane che precedettero l’attacco italiano, il Brigadiere Vulcano compì numerosissimi voli di ricognizione, proprio sulle linee che sarebbero state investite dall’offensiva, spingendosi fino alle cime del Monte San Gabriele e del Veliki. Per questo suo arditismo, venne insignito della Medaglia d’Argento al Valor Militare: “Pilota di aeroplano, in quattro mesi eseguì lunghe e difficili ricognizioni e osservazioni di tiri d’artiglieria, sfidando gli antiaerei e gli apparecchi nemici da caccia, che spesso danneggiavano gravemente il suo apparecchio. Insistendo con accanimento sull’obiettivo indicatogli e scendendo a bassa quota, raccolse precise informazioni e, con rara perizia, aggiustò molte volte il tiro delle batterie sull’avversario. Cielo del Medio Isonzo, giugno-agosto 1917”.