Cazzullo scrive: «Un libro che arriva per render giustizia agli internati militari in Germania. Andrea li ha sottratti all'oblio, raccontando una pagina di coraggio umano e di riscossa nazionale proprio quando tutto sembrava perduto»
Oggi, con la pubblicazione dell'opera "Gli eroi di Unterlüss", pubblicato da Mursia, anche il suo impegno intellettuale viene ripagato. Aldo Cazzullo, giornalista e scrittore italiano, ne ha curato la prefazione e scrive sulle pagine di Sette: «Un libro che arriva per render giustizia agli internati militari in Germania, un gruppetto di ufficiali che protesterà incrociando le braccia, sfidando la Gestapo in una lotta tra la vita e la morte. Ben 44 volontari si proposero di sostituire i 21 compagni scelti per una decimazione dimostrativa e furono puniti con la detenzione nel campo degno di un girone dantesco. Andrea li ha sottratti all'oblio, raccontando una pagina di coraggio umano e di riscossa nazionale proprio quando tutto sembrava perduto».
Di seguito un breve riassunto della storia di Unterlüss
Unterlüss si presenta come una cittadina alberata, con un mercato ortofrutticolo nella piazza antistante la chiesa madre, una viabilità ordinata, una piccola isola felice considerati i soli 3.817 abitanti che la vivono. Dall’inizio del 2015 è divenuta frazione del nuovo comune di Südheide, “ottenuto” dalla fusione con Hermannsburg che conta 8.287 abitanti nella Bassa Sassonia. Quel luogo è lo scrigno di una pagina di storia poco conosciuta, non la ritroviamo nei libri e nessuno l’ha raccontata a noi. Unterlüss è famosa per il gesto dei “44 Eroi”, italiani, etichettati come “Militari Internati”, perché così le autorità tedesche chiamavano i soldati italiani catturati e deportati nei territori del Terzo Reich dopo la firma segreta dell’Armistizio di Cassabile (3 settembre 1943), quando l’Italia cessò le ostilità con le forze anglo-americane e si schierò sostanzialmente contro Hitler. La storia di Unterlüss raccoglie tutto il dolore ma anche il coraggio dei nostri militari, privati di qualsiasi diritto internazionale e costretti al lavoro nei campi di concentramento. Il 16 febbraio 1945 i 214 “Italiani Militari Internati” decidono di rifiutarsi in blocco di lavorare per i nazisti, erano tra le fatiscenti mura dell’Oflag 83 di Wietzendorf (in questo campo fu rinchiuso anche lo scrittore pugliese Matteo Fantasia). Furono trasferiti nell’aeroporto di Dedelsdorf ma la loro resistenza continuò nonostante le condizioni di vita strazianti in cui versavano. Tra il 23 ed il 24 febbraio un ufficiale della Gestapo ed un reparto di SS entra in azione per una decimazione dimostrativa: vengono prelevati 21 ufficiali. I ribelli sarebbero stati fucilati ma il gesto di altri 44 ufficiali ha cambiato il corso della storia. Si offrirono volontari in sacrificio al posto dei loro compagni, un gesto che spiazzò il Comando della Gestapo che decise così di trasferire nel campo di sterminio di Unterlüss i 44 ufficiali coraggiosi per la “rieducazione al lavoro” commutando così la pena della fucilazione nel carcere a vita. Questa storia finisce su queste pagine perché tra quei 44 ufficiali spunta il nome di un tranese, sino ad ora poco conosciuto: Carlo Grieco. Suo fratello Mario, attualmente residente a Rho (Milano), ha compilato una scheda biografica di Carlo facendola giungere alla nostra redazione grazie al giornalista torinese Andrea Parodi (pronipote di Carlo Grieco). Un paio di anni fa Andrea inoltrò via mail al Comune di Trani la storia di Carlo Grieco, cercando di rendere “pubblica” la figura di chi con un solo gesto ha potuto scrivere la storia. Per definire ed accertare la “tranesità” dello “sconosciuto” Carlo Grieco dagli uffici comunali passarono il “lavoro” di ricerca tra le mani dell’appassionato e studioso di storia locale Saverio Cortellino, il quale è poi rimasto in contatto in questi due anni con Andrea Parodi. Una “tranesità” già certificata dalle amicizie dei fratelli Grieco, come quella con il sig. Antonio Tritta (conosciuto su queste pagine anche come Nino Turenum), amico di Mario Grieco.
Spulciamo ora la scheda biografica di Carlo, nato a Trani nel 1921, stilata da suo fratello Mario. Ancora studente all'Università, Carlo venne chiamato alle armi come ufficiale sottotenente del Regio Esercito presso la Compagnia Telegrafisti di Casale Monferrato. Durante la seconda Guerra mondiale è stato inviato in Jugoslavia, dove viene catturato nei giorni immediatamente successivi all'8 Settembre 1943 (armistizio già citato), divenendo un Internato Militare Italiano. Fino al 12 gennaio 1944, continuando a rifiutare con decisione l’adesione alla Repubblica Sociale Italiana di Mussolini e al Reich, verrà poi internato presso alcuni Stalag in Polonia (Szczecinski, Deblin-Irena, Biala Podlaska Siedlee/Siedlce); dal marzo 1944 al gennaio 1945 è allo Stalag di Sandbostel e dal 9 gennaio 1945 è all'Oflag 83 di Wietzendorf, dove condividerà la prigionia, tra gli altri, con lo scrittore Giovannino Guareschi.
Il 16 febbraio 1945 verrà deportato all’aeroporto di Dedelsdorf, dove viene obbligato, insieme al altri 213 ufficiali, al lavoro coatto per la Wermacht tedesca. Appellandosi con decisione alla Convenzione di Ginevra, rifiuta gli ordini tedeschi organizzando un ammutinamento con i suoi compagni. Dopo oltre una settimana di Resistenza, perfettamente consapevoli delle loro azioni, la mattina del 24 febbraio 1945 i 214 ufficiali vengono radunati dalla Gestapo: per sbloccare la situazione viene imposta una decimazione dimostrativa. Sono dunque scelti 21 ufficiali destinati alla fucilazione. A questa sfida, rispondono altri 44 ufficiali, che si sostituiscono volontariamente ed eroicamente ai compagni. La Gestapo, fortemente colpita daquesto gesto, commuta la scelta dei 44 ufficiali italiani con l’immediato trasferimento presso lo Straflager di Unterlüss, un campo KZ “di rieducazione al lavoro” destinato ai criminali e ai disertori di razza ariana . Per sei settimane saranno testimoni e protagonisti di fatti orrendi, della fame più nera, esposti al freddo più penetrante, all’attacco dei pidocchi, alle malattie e alla violenza più inaudita: una situazione degna del più terribile girone infernale dantesco. Tre di loro morirono durante la prigionia, altri compagni moriranno nei giorni successivi alla Liberazione (avvenuta il 9 aprile 1945) a causa delle malattie. Carlo Grieco stesso, dopo una rocambolesca fuga nei giorni successivi, sarà colpito da forte meningite causata dall'aggressione di un militare tedesco e dall'infestazione di pidocchi e zecche. Viene ricoverato presso l'ospedale di Celle, dove verrà salvato dalla Croce Rossa Internazionale coordinata dalle forze agloamericane. Tornerà nuovamente all'Oflag 83 di Witzendorf in attesa del rimpatrio, che avverrà solo nel settembre dello stesso anno. Subito dopo la guerra si trasferirà ad Avigliana (Val di Susa, Torino), la sua amata città di adozione, dove si sposa e dove vivrà svolgendo il lavoro di impiegato presso il locale Ufficio delle Entrate, circondato da una numerosa famiglia. Pur essendosi trasferito in Piemonte, Carlo Grieco rimarrà sempre legatissimo alla sua città natale, Trani, dove tornerà tutte le estati a casa dei fratelli e delle sorelle per le vacanze. Carlo muore presso la sua casa di Avigliana il 21 giugno 1980 per un ictus celebrale, causato dai danni fisici ricevuti durante la prigionia. È attualmente seppellito presso il cimitero di Avigliana. Per il suo gesto eroico ha ricevuto nel 1949 dal Ministero della Difesa un Encomio Solenne; in anni recenti gli è stata conferita una Medaglia d’Onore alla memoria, concessa dalla Presidenza del Consiglio dei Ministri.
La storia di chi ha subìto le percosse e le umiliazioni di militari esaltati ed accecati dal potere, di chi ha dovuto sopportare in silenzio condizioni pietose, di chi è morto per le bastonate ricevute dopo un sibillino “nein” alla richiesta di urlare “Heil Hitler”, ci servirà ancora per rimanere umani. Carlo Grieco è stato protagonista di un atto rivoluzionario, di una resistenza ferrea, passando alcuni mesi della sua vita nel fango con tanti altri militari italiani, sorvegliati da squadre SS armate di bastoni di cuoio, mangiando pane e patate marce. Carlo Grieco, pronto all’estremo sacrificio con altri 43 ufficiali, oggi deve essere occasione d’orgoglio per la nostra terra. Erano in 5 gli ufficiali pugliesi oggi annoverati tra i 44 Eroi di Unterluss, per Mario Forcella, foggiano, la città di Foggia ha deciso di onorare la sua memoria dedicandogli una via. Siamo inoltre venuti a conoscenza della possibile intitolazione nella città di Trani di una strada per l’eroe tranese di Unterlüss: via Carlo Grieco. La conferma dovrebbe arrivare nelle prossime settimane, quando il commissario prefettizio acquisirà le carte della commissione toponomastica per produrre la delibera. Intanto il prossimo 24 febbraio la città di Avigliana ricorderà questo capitolo sconosciuto della Resistenza Italiana presso il Teatro Eugenio Fassino, dedicando ampio spazio alla figura dell’eroe Carlo Grieco. Per ulteriori approfondimenti vi consigliamo la lettura dell’intervista realizzata lo scorso anno da AgoraVox a Michele Montagano, unico vivente e residente a Campobasso.
Quando una delle strade a denominarsi della nostra città si tingerà di “Resistenza”, sarebbe opportuno rinfrescarne la memoria e portare queste pagine di storia sui banchi di scuola, raccontando le gesta dei figli di questa terra, eroici sfidando la morte «dicendo no a Mussolini e ad Hitler, anche quando ci volevano prendere per fame».
Donato De Ceglie