Notiziario: Gli aiuti ai mutilati di guerra

Gli aiuti ai mutilati di guerra

Fin dalle prime sanguinose battaglie sul fronte occidentale e su quello orientale, uno dei maggiori drammi fu vissuto da quelle centinaia di migliaia di soldati che vennero gravemente feriti agli arti superiori e inferiori, tanto da subirne la perdita, o coloro che a causa delle schegge rimasero ciechi: un dramma a cui nessuno era preparato, essendo stata la Grande Guerra l’ultimo conflitto del passato e il primo moderno, che vide accanto alle tradizionali tecniche di battaglia, come gli assalti della cavalleria e dalla fanteria, anche l’uso di micidiali nuovi armamenti che fecero strage di militari, su tutti i fronti. Nonostante armi come la mitragliatrice, la cui devastante forza bellica era nota da diversi anni dopo i recenti utilizzi nelle guerre di inizio secolo, era convinzione di interi stati maggiori che la vittoria era possibile solo grazie a rapide avanzate di migliaia di uomini, lanciati in una folle corsa per la conquista di poche centinaia di metri. Ma le speranze di un conflitto rapido vennero infrante fin dal settembre 1914, quando i Francesi arrestarono l’avanzata tedesca sul Fiume Marna: iniziò da allora l’estenuante e logorante guerra di trincea. E ogni giorno, per ore e ore, i soldati di Parigi e Berlino venivano quotidianamente sottoposti a continui bombardamenti, per fiaccarne la resistenza, sia fisica che morale: e molti di loro rimasero gravemente feriti, mutilati nel fisico e nell’animo da schegge e proiettili che laceravano e smembravano i corpi.

MutilatiNell’autunno 1914, in concomitanza con la battaglia della Marna, il Governo di Parigi decise di fare fronte alle migliaia di soldati feriti che tornavano dai campi di battaglia e che sarebbero rimasti inabili per sempre. Cominciarono così a sorgere delle particolari “scuole”, dove i feriti dei campi di battaglia, grazie ad arti artificiali, vennero impiegati per la costruzione di oggetti quotidiani, dai giocattoli in legno per i bambini fino alle scarpe per la popolazione e per i soldati in trincea. Nella città di Bourges, sorse un particolare centro in cui veniva insegnato il mestiere del falegname a quegli uomini che avevano perduto un braccio e che, grazie all’utilizzo di un arto meccanico, potevano segare e piallare senza difficoltà. Come scriveva cento anni fa la Domenica del Corriere in un suo servizio del giugno 1916, i mutilati “danno prova di una forza d’animo mirabile, che stimola ancora maggiormente lo zelo caritatevole dei maestri. Le scuole di mutilati sono anche, per i visitatori, una scuola di bontà e di fede nella vita”.

Mutilati italianiE anche l’Italia, una volta entrata nel conflitto, dovette fare causa comune per i mutilati. Sorsero così premi in denaro e concorsi per i feriti tornati dai campi di battaglia, come quello di cui si fece promotrice nuovamente la Domenica del Corriere. Nell’edizione del 5 agosto 1917, scriveva infatti: “Fra i più importanti e doverosi problemi attuali, e del dopoguerra, vi è quello della rieducazione professionale dei mutilati. Occorre che questi valorosi siano resi al più presto alle opere di pace, dalle quali il Paese vittorioso troverà rinnovellate energie e sicura grandezza. Il Comitato Regionale di Mobilitazione Industriale per la Lombardia, sede in Milano, in collaborazione con gli altri comitati regionali d’Italia e con l’appoggio del Comitato Centrale presso il Ministero delle Armi e Munizioni, ha bandito un concorso per dispositivi atti a facilitare l’impiego degli storpi e dei mutilati di guerra e specialmente di quelli di uno o due arti superiori, nelle lavorazioni meccaniche. I premi di questo concorso, complessivamente di Lire 20.000, sono offerti, con nobile slancio, dalla industria di guerra di tutta Italia”.