Canevino, Segantini a 23 anni partì con l’esercito per il fronte orientale Il ritorno in Oltrepo tra gli orrori della ritirata: vide morire l’amico di sempre
CANEVINO
Compie 100 anni uno degli ultimi reduci oltrepadani della campagna di Russia. Si tratta di Giuseppe Segalini, che proprio oggi taglia il traguardo del secolo di vita, circondato dall’affetto della sua numerosa famiglia. . Classe 1918, nato a Piozzano, nel Piacentino, Giuseppe si trasferisce ben presto con i genitori e i sette fratelli a Canevino alla ricerca di terra da lavorare per sconfiggere la fame e la povertà del primo dopoguerra. La famiglia Segalini arriva nella frazione Fontana del Comune oltrepadano solo con qualche animale e un mezzo di trasporto della prima guerra mondiale, abbandonato dai militari.
Giuseppe impara a lavorare la terra e porta avanti la proprietà familiare per alcuni anni.
Nel 1939, poi, a 21 anni, allo scoppio del secondo conflitto mondiale è chiamato alle armi e parte per il servizio militare, prima a Tortona, poi a Milano, dove viene arruolato nel Terzo Reggimento Bersaglieri con il ruolo di motocarrellista, nonostante non avesse ancora ottenuto la patente.
La guerra rappresenta una svolta tremenda nella sua vita, una ferita che lascerà segni indelebili: nell’aprile del 1941, infatti, il suo reggimento viene spedito in Russia, dove rimarrà per circa un anno e mezzo.
La campagna di Russia è un’ecatombe per l’esercito italiano e Giuseppe vedrà morire tra le sue braccia uno dei suoi più cari amici, originario di Volpedo: dovrà abbandonare i corpi dei compagni morti nella neve, e resistere alle tremende temperature invernali russe che arrivavano anche a 30 gradi sotto zero; tutto questo continuando a farsi coraggio per cercare di tornare sano e salvo. Alla fine del 1942 arriva l’ordine di ritirata e per Giuseppe inizia un lungo ritorno a casa, a piedi e con mezzi fortuiti, facendosi aiutare da chi incontrava e stando attento a non farsi trovare dai tedeschi che potevano ancora imprigionarlo visto il nuovo contesto che si era creato.
Finalmente riabbraccerà la sua famiglia e da quel momento non smetterà mai di pregare per i compagni che non sono mai tornati dal fronte russo.
Nella sua lunga vita, poi, Giuseppe è diventato padre di 5 figli, nonno di 6 nipoti e, più di recente bisnonno di 3 bimbi, che oggi si riuniranno tutti insieme per festeggiarlo. «Giuseppe è un padre per tutti noi - affermano i suoi familiari -. Siamo orgogliosi di lui perchè ha rischiato la vita per il suo Paese, ha sofferto il freddo, la fame e la sete. Non possiamo che ringraziarlo per quello che è stato e per quello che è ancora per la sua famiglia».
Oliviero Maggi
Compie 100 anni uno degli ultimi reduci oltrepadani della campagna di Russia. Si tratta di Giuseppe Segalini, che proprio oggi taglia il traguardo del secolo di vita, circondato dall’affetto della sua numerosa famiglia. . Classe 1918, nato a Piozzano, nel Piacentino, Giuseppe si trasferisce ben presto con i genitori e i sette fratelli a Canevino alla ricerca di terra da lavorare per sconfiggere la fame e la povertà del primo dopoguerra. La famiglia Segalini arriva nella frazione Fontana del Comune oltrepadano solo con qualche animale e un mezzo di trasporto della prima guerra mondiale, abbandonato dai militari.
Giuseppe impara a lavorare la terra e porta avanti la proprietà familiare per alcuni anni.
Nel 1939, poi, a 21 anni, allo scoppio del secondo conflitto mondiale è chiamato alle armi e parte per il servizio militare, prima a Tortona, poi a Milano, dove viene arruolato nel Terzo Reggimento Bersaglieri con il ruolo di motocarrellista, nonostante non avesse ancora ottenuto la patente.
La guerra rappresenta una svolta tremenda nella sua vita, una ferita che lascerà segni indelebili: nell’aprile del 1941, infatti, il suo reggimento viene spedito in Russia, dove rimarrà per circa un anno e mezzo.
La campagna di Russia è un’ecatombe per l’esercito italiano e Giuseppe vedrà morire tra le sue braccia uno dei suoi più cari amici, originario di Volpedo: dovrà abbandonare i corpi dei compagni morti nella neve, e resistere alle tremende temperature invernali russe che arrivavano anche a 30 gradi sotto zero; tutto questo continuando a farsi coraggio per cercare di tornare sano e salvo. Alla fine del 1942 arriva l’ordine di ritirata e per Giuseppe inizia un lungo ritorno a casa, a piedi e con mezzi fortuiti, facendosi aiutare da chi incontrava e stando attento a non farsi trovare dai tedeschi che potevano ancora imprigionarlo visto il nuovo contesto che si era creato.
Finalmente riabbraccerà la sua famiglia e da quel momento non smetterà mai di pregare per i compagni che non sono mai tornati dal fronte russo.
Nella sua lunga vita, poi, Giuseppe è diventato padre di 5 figli, nonno di 6 nipoti e, più di recente bisnonno di 3 bimbi, che oggi si riuniranno tutti insieme per festeggiarlo. «Giuseppe è un padre per tutti noi - affermano i suoi familiari -. Siamo orgogliosi di lui perchè ha rischiato la vita per il suo Paese, ha sofferto il freddo, la fame e la sete. Non possiamo che ringraziarlo per quello che è stato e per quello che è ancora per la sua famiglia».
Oliviero Maggi