Gian Luigi Zucchi, a diciassette anni sul Grappa
“Volontario di guerra diciassettenne, si offrì di far parte di un gruppo d’Arditi che doveva eseguire una incursione nelle linee nemiche. Primo si slanciò all’assalto e combattendo con la baionetta e con bombe a mano fu di esempio ai compagni, che alla fine, sopraffatti, dovettero ritirarsi. Accortosi che l’ufficiale comandante era rimasto in mano nemica, invitò i compagni a seguirlo e slanciatosi di nuovo sui nemici impegnava una lotto corpo a corpo. Riuscito ad avvicinarsi al proprio ufficiale mentre un soldato austriaco stava per vibrargli un colpo di baionetta, prontamente slanciavasi e, facendo scudo del proprio corpo al suo superiore, riceveva, in pieno, il colpo a lui diretto. Ferito a morte, sul punto di esalare l’anima generosa, trovava ancora la forza di gridare: Viva l’Italia. Monte Valderoa, Monte Grappa, 14 gennaio 1918”. Gian Luigi Zucchi, Classe 1900, non avevano ancora compiuti i diciotto anni di età quando cadde, sul Monte Grappa, trafitto da una baionetta austriaca. Alpino del Battaglione Cividale, 8° Reggimento, lasciò gli studi chiedendo di essere arruolato, nonostante la giovane età: in lui, vi era la volontà di seguire le orme del fratello Giuseppe, Caporale del 2° Reggimento Granatieri, caduto in combattimento sul Monte San Michele il 10 agosto 1916 durante la battaglia per Gorizia.
Arruolato nonostante la giovane età, divenne una Penna Nera: e con gli Alpini Gian Luigi Zucchi prenderà parte alle ultime operazioni di guerra dell’anno 1917, dove gli Italiani riuscirono a contenere l’avanzata austriaca conseguente alla rottura del fronte presso Caporetto, sebbene al costo di perdite ingentissime. L’8° Reggimento, infatti, nell’ottobre 1917 si trovava schierato nel Trentino Orientale, venendo investito in pieno dall’offensiva austro-tedesca: ripiegando sotto l’incalzare delle truppe nemiche, il Battaglione Cividale si attestò sulle cime del Monte Solarolo e del Monte Grappa, per poi essere prontamente ritirato dalla prima linea del fronte e inviato nelle retrovie, a causa delle gravi perdite, così da riorganizzarsi e attendere i rimpiazzi. Ha scritto il Capitano Amedeo Tosti nell’immediato dopoguerra nel volume di memorie Le gesta e gli Eroi: “Sulle linee dell’Altipiano e del Grappa, coperte di neve, e lungo gli argini del Piave, la guerra sostava. Nel gennaio, le truppe dell’Altipiano avevano ristrappato al nemico il Valbella, il Col del Rosso, il Col d’Echele; sul Piave, ricacciati gli Austriaci sulla sinistra del fiume, i Fanti facevano buona guardia, e ad essi, nella regione acquitrinosa ed inondata alle foci del Piave, si affiancavano i bei battaglioni del Reggimento Fucilieri San Marco composto di Marinai, in parte provenienti dalla difesa marittima di Grado e Monfalcone, in parte discesi dalle navi”.
E poi venne la battaglia che consacrò Gian Luigi Zucchi, diciassette anni, tra gli Eroi decorati di Medaglia d’Oro al Valor Militare. Nel recente libro La passione e la gloria del Battaglione Cividale, Arturo Turco così descrive l’azione del 14 gennaio 1918: “I primi nuclei di volontari e di Arditi, seguiti immediatamente dal resto dei plotoni, scattano impetuosamente all’assalto, superando di slancio il tratto che li divide dalla cima ed irrompono nelle trincee nemiche. Il nucleo centrale ha già catturato una mitragliatrice austriaca, già gli altri sopraggiungono ed invadono i posti di vedetta ed ormai la vittoria sembra arridere ai nostri, quando, sui fianchi e da tergo, sbucano improvvisi, insospettati, dai loro inviolati rifugi, densi nuclei di fanti nemici che di corsa danno furiosamente addosso sui parapetti agli Alpini e li investono con una pioggia di bombe”. Fu a questo punto della battaglia che il giovane Alpino, quando la linea italiana stava per cedere, balzò nuovamente al contrassalto, incoraggiando i veci che, seguendo il suo esempio, lo seguirono. Improvvisamente, Gian Luigi Zucchi fu visto cadere a terra: era stato infilzato da una baionetta austriaca, dopo che con il suo corpo aveva fatto da scudo al suo superiore che stava per essere sopraffatto.