Notiziario: Genova, morto in Russia, il ritorno a casa della gavetta di "Zena"

Genova, morto in Russia, il ritorno a casa della gavetta di "Zena"

La nipote di Vincenzo Pittaluga riceve dagli alpini un ricordo dello zio scomparso nella seconda guerra

E’ un po’ come se Vincenzo Pittaluga fosse tornato a casa. Ad attenderlo c’erano un po' tutti, autorità civili e militari e tanti alpini e soprattutto la nipote Tina Bruzzo che nata nel 1945 non lo ha mai conosciuto. Tutto inizia nel 2008 quando Riccardo Storto, un alpino torinese recatosi in Russia, per visitare luoghi ove durante la seconda guerra mondiale si trovavano dei campi di prigionia, rinviene dei piastrini di militari e il coperchio di una gavetta con inciso: ”17-3-1940 Vincenzo Pittaluga ZENA”. Dopo varie ricerche infruttuose un tam tam tra alpini ha fatto pervenire la gavetta a Genova e qui con grande costanza Giuseppe Fusco ha risolto il “giallo” della gavetta ritrovando grazie a registri dell’anagrafe comunale l’ultima parente ancora vivente ovvero Tina Bruzzo. Vincenzo Pittaluga, classe 1920, quando incise il suo nome era un giovane di vent’anni che si è visto proiettare, come tanti altri suoi commilitoni, in Russia in una guerra non sua in un ambiente che ben è stato descritto da Giulio Bedeschi in “Centomila gavette di ghiaccio”. "Oggi possiamo dire che una gavetta è ritornata a casa", interviene Giampaolo Olivari, capo gruppo degli Alpini Genova Centro.