Non piegandosi di fronte alle minacce e alle sevizie, mantenne un contegno fierissimo e per questo nel 1950 venne condannato da un tribunale militare sovietico a 15 anni di lavori forzati. Dopo aver sopportato 11 lunghi anni di persecuzioni e campi di punizione, rimpatriò nel febbraio 1954. Promosso maggiore per meriti di guerra, con anzianità 28 dicembre 1942, poco dopo divenne tenente colonnello con anzianità 1º gennaio 1955, e rientrò nei ranghi della nuova Brigata alpina "Julia", ove ebbe il comando dapprima del Battaglione "Feltre" e poi del battaglione "Gemona" da lui stesso ricostituito