Folgore contro l’acciaio: i Leoni riposano a Quota 33
“Stringe tra le mani la bottiglia, come Folgore dal cielo un giovanotto sdraiato sulla sabbia abbandonata al sole. Sabbia calda che odora di nafta. Sabbia vuota. E tra un uomo e l’altro molto spazio.
Cade il sudore che rammenta la sete, s’alza la coltre che porta la battaglia. Irrompono sulla linea cingoli d’acciaio che portano nomi di donna nel mezzo del deserto. Valentine! Urla. Matilda! Arriva.
Strisce celesti pallido tagliate da fregi rossi lanciano bordate rivolte al nulla. I carri armati d’Albione travolgono le linee al rumore dei proiettili delle Breda, che rimbalzano inutili sulla spessa corazza. Stringe la bottiglia co nervi e silenzio, il giovane leone insabbiato nella terra di fuoco. Immobile.
Il sangue si fredda, Matilda non vede la bellezza maestosa che spiavano le ragazze nel sabato del villaggio, non vede lo sporco, non vede la fame, non vede il celeste delle sue mostrine. Non vede i suoi occhi. Va oltre. Passa.
Stringe la bottiglia e parte: ora balza come un leone, ora nuota nella sabbia che arde come un biscia d’acqua. Al grido di Folgore accende il drappo che tappa la bottiglia. Lancia come Davide a Golia il giavellotto incendiario. Vetri rotti e ancora profumo di nafta, e morte, e fumo, e caldo d’inferno. Matilda si ferma. Come Folgore dal cielo leoni s’innalzano ovunque dalle loro buche nel deserto. Corrono incontro alle donne d’acciaio che sputano fuoco da ogni bocca. Leoni corrono, leoni cadono. Leoni s’infilano come gatti sotto, in mezzo ai cingoli. Mine anticarro lanciate come sassi e coltelli tra i denti nella polvere di El Alamein. Uomini si fanno Ariete ove l’Ariete non può essere. Parte la raffica, e perisce un leone. Mille volte ancora quel giorno.
Riposano a Quota 33 i leoni della Folgore; accanto al cuore di ogni d’Ariete, e a ogni piuma di bersagliere che quel giorno, s’è persa nel deserto d’Africa.”