Campagna di scavi portata a termine pochi giorni fa: i corpi apparterrebbero a un ex podestà, a un carabiniere e ad altri italiani trucidati il 4 maggio del 1945 e mai più ritrovati
Zagabria (finalmente) collabora
La ricerca di quelle vittime innocenti era stata promossa dalla Società di Studi Fiumani e dalle associazioni degli esuli giuliano-dalmati e delle vittime delle foibe. La fossa comune di Castua era stata inizialmente localizzata in base a testimoni sopravvissuti, in particolare quella di una sacerdote croato. Agli scavi, cominciati nel mese di maggio, hanno collaborato anche le autorità del governo di Zagabria e questa viene considerata una novità di rilievo: in passato gli ex jugoslavi avevano opposto molte resistenze alla ricerca della verità sulle uccisioni degli italiani fino all’accordo raggiunto nel 2011 tra l’allora presidente Giorgio Napolitano e il suo omologo croato Ivo Josipovic.
Gigante e gli altri
I resti riportati alla luce sono stati trasferiti all’istituto di medicina legale di Fiume per una più compiuta analisi. Se la ricostruzione storica è esatta, tuttavia, quelle vittime potrebbero avere presto una identità. Potrebbe trattarsi dell’allora podestà di Fiume e senatore Riccardo Gigante (che aderì alla repubblica di Salò ma fu contrario all’italianizzazione forzata dell’Istria), del giornalista Nicola Marzucco, del maresciallo della Guardia di Finanza Vito Butti e del brigadiere dei carabinieri Alberto Diana, oltre ad altri civili. Secondo le testimonianze dell’epoca tutti vennero trucidate in una rappresaglia dei partigiani di Tito tra il 3 e il 4 maggio del 1945 ma il luogo della loro sepoltura non era mai stato individuato fino a oggi. Sarebbero dunque di Gigante e degli altri connazionali nella fossa comune di Kastav. Furono questo e molti altri episodi simili a provocare, nel periodo successivo al termine delle ostilità, il grande esodo degli italiani dall’Istria e dalla Dalmazia.