Ma fu l’armistizio dell’8 settembre 1943 a imprimere, in Trentino, la voglia di continuare a combattere contro chi, secondo lui, aveva occupato ingiustamente l’Italia e vessato il suo popolo: catturato dai Tedeschi mentre si trovava presso il Deposito Reggimentale di Molfetta, nel barese, riuscì a fuggire prima di essere deportato in Germania e, raggiunta nuovamente la sua Lanciano, iniziò ad organizzare i primi nuclei di resistenza, quelle Bande Gran Sasso che tanto filo da torcere diedero alle forze tedesche in Abruzzo. Grande animatore, il suo coraggio e il suo entusiasmo fecero subito leva tra i suoi concittadini, che accorsero numerosi al suo comando. Per poter fronteggiare l’esercito tedesco, molto più numeroso e meglio equipaggiato, Trentino La Barba e i suoi uomini iniziarono a compiere irruzioni all’interno delle caserme dei Carabinieri, della Guardia di Finanza e della Milizia Volontaria per la Sicurezza Nazionale, così da potersi rifornire di armi, fucili, mitragliatrici, bombe a mano ed esplosivo. Il 4 ottobre 1943, in località Pozzo Bagnaro, con i suoi uomini attaccò, mettendola in fuga, una colonna motorizzata tedesca, composta da alcuni veicoli non blindati e da alcune ambulanze della Croce Rossa tedesca; sganciatosi per compiere un’altra azione simile, venne catturato da un gruppo di soldati germanici.
E’ da questo momento che per le genti di Lanciano e dell’Abruzzo la storia si trasforma in leggenda. Interrogato brutalmente, torturato e picchiato, Trentino non volle denunciare i suoi compagni di lotta. I Tedeschi allora lo tradussero nel centralissimo Viale dei Cappuccini, a Lanciano: legato ad un albero, gli intimarono per l’ultima volta di parlare. Al suo netto rifiuto, dopo avergli cavato gli occhi con un pugnale, lo finirono con numerosi colpi di pistola alla testa. Ed è allora che successe qualcosa che i Tedeschi non avevano preventivato: invece di incutere timore nella popolazione con l’esecuzione di La Barba, una folla iniziò a radunarsi e a insorgere spontaneamente. Tra il 5 e il 6 ottobre 1943, la cittadina di Lanciano fu teatro di una battaglia combattuta strada per strada, casa per casa, alla fine della quale risultarono caduti quasi cinquanta soldati tedeschi e ventitré Lancianesi, dodici dei quali uccisi per rappresaglia. Dopo la battaglia, iniziò l’ostruzionismo da parte della popolazione, che si rifiutò di svolgere il lavoro coatto, scegliendo, invece, la via della montagna: in quei giorni, infatti, iniziò a formarsi la Brigata Maiella che, sotto la guida di Domenico e Ettore Troilo, continuò in Abruzzo (e non solo) quella lotta e quella resistenza di cui Trentino La Barba fu uno dei primi ispiratori.