Notiziario: FEDERAZIONE DI VICENZA, SEZIONE DI FARA VICENTINO: 78° ANNIVERSARIO DELL'ECCIDIO DELLA FAMIGLIA GASPARINI

FEDERAZIONE DI VICENZA, SEZIONE DI FARA VICENTINO: 78° ANNIVERSARIO DELL'ECCIDIO DELLA FAMIGLIA GASPARINI

L'Amministrazione comunale e la sezione A.N.C.R. di Fara hanno organizzato l'annuale cerimonia  per ricordare l'uccisione, 78 anni fa, di quattro martiri. Erano i  quattro componenti di una famiglia e furono trucidati da un gruppo fascista. Il 20 novembre 1944, nelle colline di Fara, persero la vita, per mano di una Brigata Nera di Vicenza capeggiata da Renato Longoni.
Alla cerimonia, come sempre, presenti anche A.V.L. - A.N.P.I. e molti cittadini.
Stralcio dell' Orazione ufficiale del professor FERDINANDO OFFELLI
del 18 novembre 2012
[...] Questo dei Gasparini era un’azione criminale che rientrava in una lotta contro i partigiani che il Longoni e il suo gruppo stavano conducendo isolati; la tecnica adottata era quella di farsi passare per partigiani in modo da individuare ed eliminare quanti cadevano nel tranello, come era già successo con i martiri di Grancona. Pierluigi Damiano Dossi nel già citato sito Internet di Montecchio Precalcino, elenca la terrificante sfilza delle accuse a carico di Renato Longoni, a partire dall’omicidio di Livio Campagnolo; eppure veniamo a sapere che mentre lui dopo la Liberazione stava organizzando una “Resistenza nera”, in Italia si entra nella fase del perdonismo e dell’amnistia di chi certamente non meritava alcuna pietà. Vorrei ora uscire dalla logica stretta dell’eccidio, di cui abbiamo sufficienti coordinate storiche, per tentare di vedere cosa questo tragico evento ci possa oggi insegnare. E qui inevitabilmente il discorso da oggettivo, diventa soggettivo e segue la personale sensibilità nella lettura della storia di ciascuno di noi. Io vorrei portarvi a considerare un esempio per me importante ed estremamente significativo. Angela Gasparini racconta che lei, all’arrivo dei Brigatisti Neri, sulla cui identità non aveva dubbi, senza farsi vedere si recò veloce nella vicina casa dei Carollo, i Tamochi, per avvisare la famiglia e gli eventuali partigiani colà rifugiati, della presenza di fascisti che rastrellavano la zona. “Sapevamo tutti – ricorda Angela – che dai Carollo c’era un rifugio di partigiani, anche se nessuno ne parlava mai.”
Angela parla di questo suo gesto, non certo senza rischi, come di un fatto del tutto normale, quasi dovuto, tanto che al ritorno, per giustificare la sua assenza, ha raccolto un paio di verze nell’orto. Questo gesto di Angela, una ragazza allora di 19 anni, che coi fascisti in cortile, trovava normale preoccuparsi di mettere in salvo i partigiani o comunque i renitenti alle
chiamate repubblichine, a sapere ben leggere la storia diventa un esempio di come la gente comune di queste meravigliose colline, senza alcun bisogno di chiedersi da che parte stare, aveva fatto la sua scelta a favore di chi cercava la libertà contro chi con la violenza voleva continuare la guerra e la dittatura. [...] La famiglia Gasparini in questo contesto va storicamente letta più come una categoria che per la sua identità famigliare, per quanto articolata in più nuclei; è infatti una della tante famiglie o contrade del mondo rurale che hanno protetto e aiutato chi in quei tempi difficili era minacciato dai pericoli della violenza e della guerra. [...] Vedete, la funzione che hanno avuto queste famiglie rurali nella lotta di liberazione è una dimensione della Resistenza che secondo me in Italia non è ancora stata sufficientemente studiata e valorizzata. Ne parlano invece, con ammirazione e riconoscenza gli inglesi, non facili ai ringraziamenti, a cominciare dallo stesso Winston Churchill, in riferimento a quegli 80 mila soldati britannici prigionieri di guerra in Italia che l’8 settembre ’43 videro aprirsi le porte dei campi e dovettero cercare di salvarsi disperdendosi nella campagne, cercando di raggiungere chi la neutrale Svizzera a nord, chi il fronte alleato a sud. Vi posso assicurare che nel Regno Unito c’è una vastissima letteratura sui casi dei prigionieri di guerra in Italia che furono protetti e salvati dalle famiglie contadine cui avevano chiesto ospitalità. Sul sito Internet della BBC, solo per l’Italia, potete tranquillamente trovare più di 3 mila testimonianze di esperienze personali. Tanto che il
maggior studioso dell’argomento, Roger Absalom, parla di una “Strange Alliance”, in italiano tradotta con “un’alleanza inaspettata”, cioè che ha sorpreso gli stessi beneficiati.
Ho parlato di questo aspetto perché sono convinto che, ad una attenta lettura storica di quanto è successo qui il 20 novembre 1944, la famiglia Gasparini deve essere vista come facente parte di una categoria, cioè di quel mondo rurale che ha duramente pagato per la propria disponibilità e generosità. [...]