Nella riunione di Zona del 1 Febbraio 2020 Gian Paolo Braggio ha presentato ai numerosi partecipanti il LIBRO “MONUMENTI AI CADUTI” un percorso alla loro scoperta. Qui di seguito le note dell’autore:
“Come potete vedere, in copertina ho messo la foto del Vittoriano di Roma, perché lo ritengo il Monumento per eccellenza dei monumenti
La ricerca si intitola “MONUMENTI AI CADUTI- UN PERCORSO ALLA LORO SCOPERTA nei comuni aderenti al consorzio pro loco basso veronese e dintorni”.
La sua genesi parte da molto lontano.
Quando nel 2014, avvicinandosi il centenario dallo scoppio della grande guerra e nei media se è cominciato a parlarne, ho iniziato a fotografare per pura curiosità alcuni Monumenti ai Caduti: vi assicuro, credetemi, non avrei mai pensato di venire così profondamente coinvolto dal destino di questi ragazzi e uomini i cui nomi erano incisi nelle lapidi.
Più monumenti fotografavo più il coinvolgimento cresceva, come cresceva il bisogno di far conoscere i nomi incisi sui monumenti: erano tanti, decisamente troppi!
Ero, e sono ancor più convinto, che al di là di questi elenchi occorreva condividere l’idea che dietro ciascun nome esistevano persone, destini ed umanità irripetibili.
Occorreva ed occorre riflettere sulle date e i luoghi di nascita e morte, per imprimere nella memoria collettiva la consapevolezza che dietro ad ogni nome inciso nella fredda lapide c’era una persona con sogni, speranze, affetti, tutti rimasti inesplorati dato che la vita in giovane età si era spezzata.
Incontrando Teresa Meggiolaro presidente del Consorzio delle Pro-Loco Basso Veronese, le ho parlato delle foto ai monumenti che stavo facendo ed è emersa la proposta di esporle, con alcune note sulla tipologia delle costruzioni e alcune descrizioni delle stesse. Completata la raccolta delle foto, le abbiamo esposte alla mostra sul 100° anniversario dallo scoppio della Prima guerra mondiale tenutasi al Museo Fioroni nel novembre del 2014.
La mostra terminò, ma l’interesse ad approfondire questo tema mi ha portato ad ampliare la raccolta di documentazione comprendendo anche le frazioni dei Comuni del Consorzio con una più approfondita ricerca sulle edificazioni dei monumenti.
I Comuni aderenti al Consorzio sono sedici ai quali però ho aggiunto i Comuni di Bevilacqua e Boschi Sant’Anna che non hanno le rispettive Pro Loco. Ho aggiunto anche Belfiore e Ronco all’Adige perché facevano parte dello stesso G.A.L. cioè Gruppo d’Azione Locale della Pianura Veronese ora non più attivo.
È cominciata così una ricerca sistematica e intensa di ogni possibile traccia di ricordi dei caduti nel territorio coinvolgendo Biblioteche Comunali, Uffici Tecnici Comunali, Sindaci, Presidenti delle varie Associazioni d’Arma e altro.
Dato che si tratta in primis di un libro fotografico c’erano aspetti tecnici da considerare, come la mappatura dell’orientamento della luce per un migliore risultato della foto che mi obbligava a tornare più volte. Spesso i monumenti erano situati nei cortili delle scuole per cui si doveva chiedere il permesso dei Dirigenti Scolastici. Alcune lapidi si trovavano nelle chiese o nei cimiteri spesso non facilmente accessibili.
La situazione più sconfortante la trovai in un monumento che si trovava nascosto dietro una selva di tabelloni elettorali per cui non si riusciva a vederlo se non ci fosse stato il caso fortuito di un ragazzino il cui pallone era finito sotto un tabellone e così ho potuto vedere il monumento e fotografarlo in qualche modo, di sghimbescio.
Sono arrivato infine alla raccolta di tutto il materiale che durante questi 5 anni si è arricchito ancora con altre foto e altre informazioni aggiuntive venute alla luce cammin facendo.
In questo periodo mi è stata di generoso e prezioso aiuto la Prof.ssa Loretta Bertassello che ha esaminato in lungo e in largo e più volte il testo per strutturalo correttamente. Le sono profondamente grato così come sono grato agli amici Augusto Garau, Francesco Occhi e Maria Teresa Meggiolaro che mi hanno supportato e hanno reso possibile la stampa di questo lavoro di ricerca locale.
Per una più facile comprensione è necessario fornire al lettore un’altra chiave di lettura per quanto riguarda l’elencazione dei nomi riportati nelle varie lapidi: a volte sono presenti sia nel capoluogo che nelle sue frazioni, altre volte sono divisi; in altri casi si possono trovare gli stessi Caduti in più Comuni, spesso limitrofi.
Occorre comprendere i momenti drammatici e caotici in cui sono avvenute le edificazioni dei Monumenti, con elenchi dei Caduti incompleti e in parte imprecisi; l’aspetto che prevaleva in quel momento forse non era tanto l’estrema precisione e pignoleria nel definire di chi erano o non erano i caduti, ma il fissare subito il ricordo per contribuire a lenire le profonde ferite delle perdite nei loro familiari.
Mi piace ricordare un passaggio dell’ introduzione che la prof.ssa Loretta Bertassello ha avuto la cortesia e la competenza di offrirmi dove in riferimento ai monumenti scrive: “alcuni di essi ci sono familiari, altri meno, ma questo è un libro che ci fa tornare a guardare ciò che ormai non vediamo quasi più e quindi utile a cogliere anche ciò che è diventato invisibile”.
Un’altra considerazione da fare è che se l'obiettivo immediato dei monumenti ai caduti era la commemorazione dei soldati morti sul campo di battaglia, e in particolare di quelli originari della località in cui veniva eretto il monumento, i testi delle lapidi e il tipo di raffigurazione ne facevano emergere anche uno altrettanto importante: iscrizioni e sculture, infatti, tendevano a descrivere la guerra come sofferenza giusta e quasi necessaria;
i soldati venivano rappresentati come eroi che, consapevolmente e volontariamente, avevano sacrificato la propria vita per la patria.
In quel contesto storico Monumenti e lapidi presentavano dunque la Grande Guerra come momento di "grandezza" e di esperienza sostanzialmente "positiva" per la comunità civile. E' chiaro dunque che la loro progettazione aveva lo scopo non solo di offrire alle famiglie un conforto e una giustificazione per la morte dei loro cari, ma anche di costruire la memoria di una guerra "grande" che permettesse ai sopravvissuti di affrontare meglio una realtà sociale ed economica quotidianamente molto difficile.
Nel libro l’elencazione dei monumenti è rigorosamente in ordine alfabetico con il Comune capoluogo per primo seguito dalle relative frazioni laddove ce ne siano.
Per quanto riguarda la frazioni che non hanno memorie concrete dei Caduti ho voluto lo stesso ricordarle con immagini e qualche notizia perché comunque avevano dato il loro contributo sia di morti in guerra che di aiuto economico per la costruzione dei monumenti nei relativi capoluoghi in cui sono incisi i nomi anche dei loro caduti.
Il lavoro è stato impegnativo e per molti aspetti difficoltoso per la carenza di notizie o perché perdute o non disponibili; ma la ricerca sul territorio delle tracce che ricordano i caduti nelle varie forme (monumenti, lapidi, dedicazione altari, cappelle o altro) è stata un susseguirsi di emozioni al momento del loro ritrovamento.
Passiamo ora nel vivo della ricerca partendo dal Monumento di Minerbe
Per la maggior parte dei monumenti è presente una scheda di presentazione che specifica: l’Ente competente ovvero la Soprintendenza per i Beni Storici, Artistici ed Etnoantropologici per le province di Verona, Rovigo e Vicenza,
la definizione del bene, il luogo, la data, l’autore, la materia e tecnica, inoltre le
misure e il soggetto:
nel nostro caso l’Ente competente: Soprintendenza per i Beni Storici Artistici ed Etnoantropologici per le province di Verona Rovigo e Vicenza
Definizione del bene: monumento ai caduti, a colonna spezzata
Luogo: Veneto, Minerbe (VR), piazza IV Novembre
Data: sec. XX | 1922 ,19 novembre
Autore: scultore: Polazzo Terzo Antonio, nato nel 1894 e morto nel 1976; studio ancora attivo a Roma col nipote con nome del nonno
Materia e tecnica: pietra calcarea/ scultura; marmo venato; bronzo
Misure: m 5,5x5,675x4,55;
Soggetto: Figura di soldato che difende la civiltà
Descrizione del bene: Il monumento, realizzato in pietra carsica, raffigura un soldato, in divisa, che si para davanti, abbracciandole come per difenderle, a due colonne doriche spezzate; il suo sguardo è rivolto orgogliosamente verso l’alto. Il basso podio su cui poggiano i piedi del milite presenta due piccoli gradini e una croce sul retro e sporge lievemente rispetto alla pedana su cui si innestano le colonne. Il gruppo è sostenuto da un grande plinto rettangolare, che sui fianchi e sul retro regge lapidi di marmo chiaro venato, fissate con borchie, le quali contengono, rispettivamente, i nomi dei caduti nella II e nella I guerra mondiale. L’insieme poggia su un dado a scarpa nella parte superiore, a propria volta impostato su una gradinata a quattro livelli. Il complesso è contornato da una pavimentazione di marmo bianco. Ai piedi del soldato è collocato un cippo, superiormente bombato, provvisto di basamento, che ospita l’iscrizione dedicatoria ed è abbracciato da un bronzeo festone di alloro.
Alcuni dati numerici della ricerca:
I comuni coinvolti sono stati 20 capoluoghi oltre alle loro 39 frazioni; le modalità in cui sono stati ricordati i Caduti sono:
I monumenti: n° 44
Le lapidi: n° 13
Le cappelle votive: n° 4
Gli altari: n° 2
I viali della Rimembranza : n° 2
I memoriali: n° 1
Al milite Ignoto: n° 1
I monumenti a carattere religioso: n° 1
Gli asili: n° 1
Per la maggior parte dei monumenti è presente una scheda di presentazione che specifica:
l’Ente competente ovvero la Soprintendenza per i Beni Storici, Artistici ed Etnoantropologici per le province di Verona, Rovigo e Vicenza,
la definizione del bene, il luogo, la data, l’autore, la materia e tecnica, inoltre le
misure e il soggetto.
I nomi dei caduti censiti sono stati circa 2.000 di cui:
1.500 morti sul campo
200 morti in ospedali
100 dispersi
80 morti in servizio
60 morti in prigionia
60 morti in famiglia
Concludo con la consapevolezza di aver fatto del mio meglio per creare, nei comuni aderenti al Consorzio pro loco Basso Veronese, un percorso con documentazione fotografica, storica e descrittiva facilmente comprensibile: qualora non lo fosse chiedo comprensione a tutti coloro che mi faranno l’onore di leggere questa ricerca.”