Riceviamo e volentieri pubblichiamo il discorso letto dal nostro Vice Presidente Nazionale Tiziano Migliorini in occasione della celebrazione del centesimo compleanno del Suocero, Igino Facchetti, Presidente della nostra Sezione di Zevio, alla presenza del Colonnello Comadante dei Carabineri della provincia di Verona e molte altre autorità fra le quali il Sindaco.
"Il nonno Gino, oggi compie 100 anni. Una lunga vita che brevemente riassumiamo.
Nasce a Roverchiara il 9 febbraio 1920 da Mario e Silvia, una famiglia che diventa numerosa con i figli Gina, Daria, Dario, Gino, Giuliana, Elide Vittorina.
Frequenta le scuole di Roverchiara.
Una famiglia come tante che vive le difficoltà, la vita dei campi, la stalla, i buoi, il cavallo… e per arrotondare i magri introiti, quando nei campi non c’è lavoro, con ”caval e careto” (cavallo e carro) si trasportano i sacchi di riso dalle Pile, per la distribuzione alle botteghe dei territori della bassa veronese.
I venti della guerra si fanno più intensi… il 16 marzo 1940 è chiamato alle armi. Dopo poche settimane di addestramento nella 11^ compagnia cannoni del 232mo reggimento di fanteria da montagna della divisione Brennero, arriva l’ordine di posizionarsi sul Moncenisio perché sembra che si debba fare guerra alla Francia. Ma dopo pochi giorni, arriva l’ordine di spostarsi in Albania per la guerra contro la Grecia. I “grechi” così li chiama il nonno, hanno sfondato il fronte, servono rinforzi. Il giorno di natale del 1940 il reggimento parte in nave da Bari, arriva dopo una traversata notturna a Durazzo…. Poi zona di guerra in località LECHBUSKAJ, dove i greci avevano sfondato il fronte. La guerra è una guerra di posizione, offensive e controffensive, con il fronte che non avanza. I greci sono ben organizzati con l’artiglieria posizionata sui monti, che martella le posizioni a valle del nostro esercito. Vede morire colpiti da una granata di artiglieria nemica, alcuni commilitoni. Solo qualche secondo prima dello scoppio, Lui era con loro vicino al cannone che verrà distrutto.
Un giorno, comandato a recuperare ordini nelle retrovie, vede una distesa di soldati italiani morti i cui corpi erano stati recuperati per la sepoltura. Paura, violenza, fame, freddo; è la guerra.
Gino è colpito dalla malaria, si salva, ma la malaria resterà per molti anni sotto traccia nel suo corpo.
Finalmente il fronte si apre e dopo una lunga marcia con i muli, giunge ad Atene dove svolge funzioni di presidio. Nel frattempo viene emanato un concorso per Carabinieri… Il 28 gennaio 1943 parte da Atene per Roma dove frequenta il corso. L’8 marzo è alla legione Carabinieri di Verona dove si sta organizzando un gruppo destinato a Trieste e Gorizia per la custodia dei campi riservati ai militari che tornano dal fronte e devono trascorrere la quarantena, per le malattie contratte dai soldati sui vari fronti. Il campo dove svolge il suo servizio è a Muggia, vicino a Trieste
La dura vita di guerra riserva una cattiva sorpresa: una broncopolmonite acuta che lascerà segni nei suoi polmoni. Viene ricoverato all’ospedale militare di Trieste, febbre alta, inappetenza, debolezza fisica… Il nonno dice sempre che se non fosse stato per una suorina che lo imboccava con qualche cucchiaio di brodo o di latte, sarebbe morto. Ma il fisico è quello del combattente italiano…. Vince la malattia, il 31 luglio1943 viene mandato per 40 giorni in convalescenza. Poco prima della scadenza dei 40 giorni si reca al comando di Gorizia per prendere servizio, ma è destinato a Verona.
Siamo all’8 settembre del ‘43 e giorni immediatamente successivi, giorni di caos completo, i tedeschi circondano le caserme e portano in Germania migliaia di soldati italiani nei campi di lavoro e di sterminio. Gino è in viaggio per Verona. Alla stazione di Mestre c’è grande confusione. Il treno per Verona si ferma più volte, si dice che a Vicenza ci sono i tedeschi…. molti soldati abbandonano il treno; nei casolari di campagna chiedono vestiti civili per non essere individuati e arrestati dalle truppe tedesche e tornano a casa a piedi.
Anche il nonno Gino si fa aiutare da una famiglia vicino alla stazione di Padova che gli fornisce una giacca e un paio di pantaloni, ma le scarpe erano militari. La mattina seguente con molta paura e circospezione entra in stazione, incontra un ferroviere che lo aiuta a salire tra i macchinisti di un treno merci diretto a Verona. A S. Bonifacio il treno rallenta, il nonno scende dal treno e riesce a trovare un camion che doveva caricare le barbabietole a Ronco all’Adige. Ad Albaredo scende di nuovo, ha paura ad attraversare il ponte, trova un barcaiolo che gli fa attraversare l’Adige. A Tombazosana una famiglia gli presta una bicicletta e finalmente, la sera del 10 settembre, arriva a casa. La confusione è totale, tutti fuggono, tutti si nascondono, si teme di essere catturati e deportati in Germania: è guerra. Quando la situazione pare più calma, il nonno rientra al comando di Verona e riprende il servizio di Carabiniere. La sua destinazione di è S Bonifacio, poi a Mezzane infine a Malcesine. A casa, la famiglia numerosa, ha bisogno di braccia per il lavoro dei campi e il 12 novembre del 1945, terminato il periodo stabilito dal concorso a Carabiniere, pur invitato a frequentare il corso per sottufficiali dell’Arma a Firenze, torna a Isola Rizza per sostenere la famiglia. Nel periodo di servizio a S. Bonifacio, il nonno Gino incontra Norma che diventerà la sua sposa.
Gli viene consegnata la Croce di Guerra ed è riconosciuto invalido di guerra.
Resta in contatto con le varie Associazioni Combattentistiche che promuovevano appositi corsi di formazione per reinserire al lavoro gli ex combattenti e mutilati e invalidi di guerra. Da qui la partecipazione al concorso per Vigile Urbano al Comune di Zevio, presso il quale presterà servizio fino al 1978, anno del suo collocamento a riposo in base alla legge 336 a favore dei combattenti e invalidi di guerra. Nel corso del servizio presso il Comune di Zevio lo vediamo presente nel servizio di vigilanza e alle varie manifestazioni come la mostra della mela e la sagra di S.Toscana.
Nel 1961 in accordo con l’allora comandante la Stazione Carabinieri di Zevio, maresciallo Lo Presti, fonda in Zevio la Sezione dei Carabinieri in congedo e ne è Presidente per tanti anni.
Ricostituisce le Sezioni Combattenti del territorio, promuove le annuali gite al Sacrario del Baldo; con altri si attiva per far arrivare i due cannoni che ancora oggi sono ai lati della fontana nel parco della rimembranza. Viene eletto membro del Direttivo Provinciale della Associazione Nazionale Combattenti e Reduci. E ’tutt’ora Presidente della Sezione Combattenti di Zevio.
Nel 1990 riceve dall’allora Presidente Cossiga, l’onorificenza di Cavaliere della Repubblica.
Da pensionato, si occupa dei nipoti, va a prenderli all’asilo, a scuola, e quando questi vanno alle superiori li aspetta al pulmann in arrivo da Verona. La sua grande passione è l’orto, la raccolta delle mele, e delle olive. Qualche giorno alla settimana è al centro anziani per giocare a carte.
Negli ultimi anni di vita della nonna Norma, le è stato vicino assistendola nelle ormai gravi difficoltà con la vista.
Ora … ancora briscola e tresette in famiglia, lettura del giornale e tanta TV.
Grazie nonno degli insegnamenti che ci hai dato. Noi ti auguriamo altri cento anni di vita.
Il nonno Gino e la famiglia ringraziano la qualificata rappresentanza dell’Arma dei Carabinieri
Grazie al sig Colonnello Pietro Carrozza, Comandante provinciale dell’Arma dei Carabinieri
Grazie al Tenente Cito Talotti Vice Comandante la Compagnia Carabinieri di S. Bonifacio
Grazie al M.llo Antonio Bucci Comandante la Stazione dei Carabinieri di Zevio
Grazie a Roberto Loris Perbellini coordinatore provinciale della Associazione Carabinieri e Presidente della Sezione Carabinieri di Zevio.
Il nonno ha inoltre ricevuto la telefonata di auguri dal Comm. Sergio Paolieri, Presidente Nazionale della Associazione Nazionale Combattenti e Reduci, che ha portato l’abbraccio di tutta l’Associazione e che ha fatto seguire un fonogramma che pubblichiamo.
Caro Igino,
Voglio essere con te nel giorno del tuo centesimo compleanno. Voglio esserlo con il pensiero e con il cuore, perché è un modo per ricordare tutti i nostri compagni che ci hanno lasciato.
Siamo rimasti in pochi, confidiamo nel ricordo di chi resta. Confidiamo nella nostra Associazione come baluardo contro l'oblio, confidiamo che i giovani sappiano amarla come l'abbiamo amata noi e che ne capiscano e rispettino il senso profondo.
Siamo stati soldati al servizio della nostra Patria ed in fondo non abbiamo mai smesso di esserlo neanche quando siamo tornati.
Oggi nei momenti di silenzio e solitudine riviviamo quei giorni, difficili ma pieni di vita. Noi vecchi soldati sappiamo quanto sacrificio è richiesto per vivere. In un mondo diverso, mi auguro che questo rimanga.
Auguri caro Igino e grazie per quello che hai fatto e fai per la nostra Patria e la nostra Associazione.
Il Presidente Nazionale
Comm. Sergio Paolieri
Tanti auguri sono arrivati dalle Federazioni Provinciali della Associazione Nazionale Combattenti e Reduci.
Federazione di Verona, di Padova, di Vicenza, di Milano, Monza, Lodi, Federazione di Chieti e dell’Abruzzo, di Bari, di Pisa, Pistoia, Prato, Livorno, di Genova, Avellino e Trieste.
E’ arrivata anche una poesia da parte del Consigliere Nazionale della Associazione Nazionale Combattenti e Reduci Roberto Bassi di Milano.