Notiziario: FEDERAZIONE DI VERONA: Palazzolo di Sona, festa per i cent’anni di Marino Ambrosi, Combattente in Grecia e in Russia e Internato in Germania

FEDERAZIONE DI VERONA: Palazzolo di Sona, festa per i cent’anni di Marino Ambrosi, Combattente in Grecia e in Russia e Internato in Germania

Giornata speciale a Palazzolo di Sona, per l’Artigliere Alpino Marino Ambrosi festeggiato per i suoi cento anni e per il tesseramento di Alpini e Combattenti.
Dopo l’ammassamento alla baita degli alpini, l’alzabandiera e l’inno nazionale, è seguita la sfilata per le vie del paese al suono marziale della banda musicale di Sona, quindi la S. Messa e le cerimonie al monumento ai Caduti e a quello degli Alpini con l’inno nazionale, l’alzabandiera e la deposizione delle corone d’alloro.

E’ seguito quindi il festeggiamento di Marino Ambrosi davanti alla sua casa con il suono della banda, gli auguri e le fotografie, con la consegna di una torta del capogruppo Alpini Gianfranco Tacconi e di una targa del sindaco Gianluigi Mazzi con la dedica: “L’Amministrazione comunale è lieta di condividere il grande traguardo dei 100 anni dell’ex combattente e reduce Ambrosi Marino il cui esempio di vita, impegno e valori ha arricchito la comunità sonese”. Quindi discorsi augurali e commemorativi del sindaco, del parroco don Angelo Bellesini e del presidente dei Combattenti e Reduci Luigi Tacconi che ha tracciato i cinque anni e mezzo di guerra di Marino.

Marino è partito per Aosta nel marzo del 1940 ed è tornato a casa nel settembre del 1945. Dopo un primo bombardamento subìto in Francia ha combattuto sul fronte greco-albanese quindi nella campagna di Russia sul fiume Don dove gli italiani sono stati accerchiati dai russi. Hanno iniziato la ritirata e, sempre sotto i bombardamenti dei russi, hanno potuto liberarsi solo dopo undici aspri e sanguinosi combattimenti, tra cui quello di Nikolajewka, con l’ostacolo della scarpata ferroviaria e lo stretto sottopasso, superati con l’incitamento all’assalto del generale Reverberi ”Tridentina avanti”. E’ continuata la lunga marcia in pieno inverno a 40 gradi sotto zero, malvestiti e affamati e al costo di gravissime perdite, poiché chi si fermava moriva congelato. Marino si è mezzo congelato i piedi e ha dovuto togliere gli scarponi e camminare con i piedi avvolti in pezze di coperta.

Tornato dopo varie peripezie in Italia è stato ricoverato all’ospedale di Ravenna dove sono guariti i piedi. Mandato quindi in Alto Adige si trovava in caserma a Merano l’otto settembre 1943, con lo sbando generale, l’abbandono delle armi e il tentativo di fuggire verso casa. Disgraziatamente Marino e i suoi compagni sono stati catturati dai civili armati e consegnati ai tedeschi che li spedirono in Germania con un viaggio di tre giorni chiusi in un carro bestiame. Arrivati nel campo di concentramento di Fallingbostel, furono maltrattati e affamati dai tedeschi che li consideravano traditori.

Marino fu mandato a lavorare in una vicina fabbrica di bombe e granate con turni di dodici ore, una settimana di giorno e una di notte, sempre in balia degli aguzzini tedeschi, della fame e del freddo. Nell’aprile del 1945 all’avvicinarsi degli americani, fuggirono dal campo e furono raccolti e sfamati dagli americani stessi, presso i quali fecero anche dei lavori per alcuni mesi. Marino riuscì a tornare solo nel settembre del 1945 arrivando al Brennero e alla stazione dei Balconi di Pescantina e quindi a casa a piedi con un compagno di S. Giorgio in Salici. Pesava quarantacinque chili e i primi tempi non riusciva a dormire sul materasso. Marino ha assistito alla morte di molti commilitoni, ha potuto constatare la brutalità dei tedeschi anche con i bambini e come le donne russe aiutavano gli italiani. Il racconto dettagliato della sua storia e di quelli di una ventina di Combattenti e Internati in Germania, sono stati raccolti nel 2006 da Renzo Baldo nel prezioso libro “Reduci, storie e sofferenze di una generazione sfortunata”.

Sabato primo febbraio Marino ha partecipato, con il sindaco e i familiari insieme ad un altro reduce di novantotto anni, Giuseppe Pippa, ad una cerimonia a Soave al monumento nazionale dei Caduti in Russia. Ha ricevuto un attestato che tra l’altro recita: “A Te che sul fronte e sulla sconfinata distesa di ghiaccio della steppa russa, lontano dal suolo natio, hai affrontato privazioni, sacrifici inenarrabili e tanto dolore fisico e morale… il comune di Soave vuole esprimerti la gratitudine l’appezzamento e il profondo affetto nel 70° anno della ricorrenza dei memorabili fatti di Nikolajewka”.

La giornata di Palazzolo si è poi conclusa con il pranzo alla baita alpina con la partecipazione di un centinaio di persone durante la quale il sindaco e l’assessora Elena Catalano hanno informato degli argomenti che riguardano il paese di Palazzolo.

                                                                                                                                                                             Luigi Tacconi