TESTIMONIANZA DI ZUCCONI LUIGI nato nel 1920 - REDUCE dalla PRIGIONIA IN AFRICA
“” Sono nato il 28 Febbraio 1920 a NIEVOLE – sopra la Chiesa di Sano - Comune di Montecatini Valdinievole all’epoca Provincia di Lucca e dal 1928 provincia di Pistoia.
Andai Militare nel 1940 e fui assegnato come Guardia di Frontiera ad Aosta.
Quando scoppiò la guerra con la Francia, fu chiesto chi aveva parenti in Francia (io avevo un cugino Mario Zucconi in Corsica) e chi li aveva, fu trasferito al confine con la Jugoslavia. Il Comando era a Villa del Nevoso ma io e altri soldati fummo mandati a fare Guardia sulle montagne lungo la Frontiera.
Dopo pochi mesi io insieme ad altri fummo mandati in Calabria a fare i Guardia Costa a Vibo Valentia Marina.
Dopo diversi mesi si partì da Bari per la Libia. Erano 2 navi e durante la navigazione la prima che era avanti fu silurata e affondò in pochi minuti con circa 1.000 soldati.
Io ero imbarcato sulla Nave ITALIA mentre non ricordo il nome dell’altra nave che affondò.
Sbarcai a Derna. Ero in Fanteria e con diversi camion ci trasportarono sulla linea del Fronte. Era l’anno 1942 . Stetti 4-5 mesi sulla linea, prima dell’attacco contro gli Inglesi.
Di quei mesi ricordo le tempeste di vento che portava sabbia che avevamo addosso dappertutto e per gli occhi avevamo occhiali di protezione.
Prima della grande battaglia c’erano state solo delle scaramucce e noi passavamo le giornate a rinforzare le postazioni e la sera di guardia o di pattuglia.
Da mangiare ne arrivava poco e acqua meno!
Posta Militare era la n. 47 o la 49 - Divisione Brescia. Si riceveva da casa e si poteva scrivere.
Andai Militare nel 1940 e fui assegnato come Guardia di Frontiera ad Aosta.
Quando scoppiò la guerra con la Francia, fu chiesto chi aveva parenti in Francia (io avevo un cugino Mario Zucconi in Corsica) e chi li aveva, fu trasferito al confine con la Jugoslavia. Il Comando era a Villa del Nevoso ma io e altri soldati fummo mandati a fare Guardia sulle montagne lungo la Frontiera.
Dopo pochi mesi io insieme ad altri fummo mandati in Calabria a fare i Guardia Costa a Vibo Valentia Marina.
Dopo diversi mesi si partì da Bari per la Libia. Erano 2 navi e durante la navigazione la prima che era avanti fu silurata e affondò in pochi minuti con circa 1.000 soldati.
Io ero imbarcato sulla Nave ITALIA mentre non ricordo il nome dell’altra nave che affondò.
Sbarcai a Derna. Ero in Fanteria e con diversi camion ci trasportarono sulla linea del Fronte. Era l’anno 1942 . Stetti 4-5 mesi sulla linea, prima dell’attacco contro gli Inglesi.
Di quei mesi ricordo le tempeste di vento che portava sabbia che avevamo addosso dappertutto e per gli occhi avevamo occhiali di protezione.
Prima della grande battaglia c’erano state solo delle scaramucce e noi passavamo le giornate a rinforzare le postazioni e la sera di guardia o di pattuglia.
Da mangiare ne arrivava poco e acqua meno!
Posta Militare era la n. 47 o la 49 - Divisione Brescia. Si riceveva da casa e si poteva scrivere.
(ndr - conservo una lettera datata 13.10.1942 diretta alla Sorella DILVIA - mia Mamma) - ( Lettera che si allega !)
Dal 23 Ottobre al 5 Novembre 1942 ci fu la grande battaglia. Il giorno 4/11 verso le 15,00 due miei compagni furono uccisi da una cannonata ( CORDARO e MARTORANA). Io fui ferito ad una gamba da una scheggia che poi me la levarono a El Alamein.
A Sud c’era a combattere la FOLGORE e a Nord un Battaglione di Bersaglieri. Il grande attacco iniziò la sera alle 21,00 circa. Per tutta la notte sembravano fuochi di artificio e fino alle 7,00 della mattina successiva la battaglia non cessò neanche un minuto.
Quando mi fecero prigioniero avevo la gamba ferita che mi sanguinava. Mi caricarono su un camion insieme ad altri feriti per portarci ad El Alamein e passando lungo il Fronte mi ricordo sempre automezzi che bruciavano e tanti morti e feriti. Uno spettacolo che non potrò mai dimenticare.
A El Alamein mi tolsero la scheggia dalla gamba e dopo qualche giorno mi trasferirono insieme ad altri in un Campo di Concentramento vicino ad Alessandria d’Egitto e lìmi dettero il numero e la Carta d’Identità del Prigioniero (Vedasi allegato)
Il mio numero di Prigioniero era 360551 - Registrato al Campo n. 304
In data 22/11/1942.
Torno a ripetere che fui catturato il 5 Novembre 1942 insieme a tutta la mia Compagnia. Tornando a parlare della battaglia fu fatta anche da molti aerei e ne furono abbattuti molti italiani e tedeschi. Gli aerei inglesi passavano bassi e mitragliavano. Altri bombardavano dove c’erano automezzi e altro materiale. Il Campo di Concentramento n. 304 era recintato con doppia rete e di notte era illuminato come di giorno. Da mangiare ce ne davano poco e spesso ci trasferivano da un Campo ad un altro. Dopo un po' di tempo mi misero a lavorare. Il mio lavoro consisteva nel girare la forgia ad un fabbro anche lui Prigioniero, e ricordo era della zona delle Apuane.
Anche dopo l’ 8 Settembre del 1943 continuarono a tenerci prigionieri. Il 3 Settembre 1946 finalmente aprirono il Campo, ci portarono a Porto Said, ci imbarcarono e sbarcammo a Napoli il 7 Settembre la mattina.
A Napoli fummo accolti da una grande Festa. C’era una piccola fanfara che intonò: “ Mamma son tanto felice…… perché ritorno da te………” Ci fu un boato che non me lo posso dimenticare. Anch’io piangevo come un bambino.
La popolazione di Napoli ci gettava mazzi di fiori !
Sulla nave c’erano circa 1.200 prigionieri rimpatriati. A Napoli ci dettero da mangiare e la sera quelli del Centro e del Nord si ripartì per Roma; quelli del Sud rimasero a Napoli.
A Roma arrivammo alle 8 della mattina e ci portarono in un fabbricato dove c’era un grande salone con tavolini e sedie. Ci chiesero chi aveva della biancheria da cambiaredi farlo presente che l’avrebbero cambiata. Poiché dovevano dare un pacco a tutti con scarpe, pantaloni e camicia, per ottenerlo si dovette mettere a soqquadro la sala. A seguito di questa nostra protesta i pacchi furono distribuiti a tutti. La sera fummo smistati e ognuno potè prendere il treno per tornare a casa. Nel mio scompartimento eravamo una diecina e c’era molta allegria e contentezza di tornare a casa. Effettivamente si faceva molto chiasso. Venne il controllore e chiese il biglietto. Gli dicemmo che eravamo Prigionieri di Guerra che finalmente si tornava
a casa e che non avevamo il biglietto. Ricordo che il controllore ci disse che ad Arezzo chi non ha il biglietto dovrà scendere. C’era uno del Veneto che gli disse:ad Arezzo torni pure e poi si vedrà chi dovrà scendere dal treno! Almeno fino a Firenze (quando io scesi per prendere il treno per Montecatini) il controllore non si rivide !
La mattina del 9 Settembre arrivai a Firenze verso le 4 e ci accolsero bene dandoci anche da mangiare.
Alle 6,30 arrivai a Montecatini e subito andai a casa delle mia sorella Laurina che era a servizio dal Prof. CLAUDIO CONTI in Via Garibaldi. Ospiti c’erano anche la sorella Dilvia e il piccolo Giorgio (ndr avevo 5 anni)
Si affacciò alla porta proprio la Dilvia che mi domandò chi ero e cosa volevo.
Io risposi: non mi riconosci, sono tuo fratello Luigi! Non vi sto a descrivere gli abbracci e i baci e i pianti di gioia dopo quasi 6 anni di assenza. Dopo, accompagnato dalle sorelle e da Giorgio, andai subito a riabbracciare la mamma che faceva servizio ai Signori Giulio e Larina Marchetti alla Villa Marchetti sulla strada che da Montecatini Terme conduce a Montecatini Alto. Successivamente i Signori Marchetti ci dettero un piccolo quartiere nella Villa e lasciammo la casa della Nievole.
Ho avuta la fortuna di entrare a lavorare alle Terme di Montecatini nel 1947 con raccomandazione dell’ Avv. Mario Marchetti figlio del Signor Giulio.
Ho compiuti 96 anni ma è sempre vivo in me il desiderio di tornare a vedere quei posti ove ho combattuto e dove ero Prigioniero. Mi è rimasto sempre un dubbio. Quando nel Campo di Concentramento lavoravo, mi davano il 50% della paga per comprare qualcosa, mentre l’altro 50% mi dicevano che me lo avrebbero liquidato alla liberazione, secondo un accordo con la Croce Rossa. Ho fatto, tempo per tempo, molte richieste anche tramite l’ A.N.C.R. Sezione di Montecatini Terme, ma a tutt’oggi non ho mai avuto niente !“
Allego: Cartolina del Gennaio 1941 quando ero Guardia di Frontiera
Preghiera del Prigioniero di Guerra
Carta identità del Prigioniero
Lettera scritta alla Sorella DILVIA il 13.10.1942
Foto di quando ero in Africa
(Testimonianza raccolta dal nipote Cav. Giorgio Lavorini - Presidente Federazione
Provinciale A.N.C.R. di Pistoia in data 29 Gennaio 2017)
Dal 23 Ottobre al 5 Novembre 1942 ci fu la grande battaglia. Il giorno 4/11 verso le 15,00 due miei compagni furono uccisi da una cannonata ( CORDARO e MARTORANA). Io fui ferito ad una gamba da una scheggia che poi me la levarono a El Alamein.
A Sud c’era a combattere la FOLGORE e a Nord un Battaglione di Bersaglieri. Il grande attacco iniziò la sera alle 21,00 circa. Per tutta la notte sembravano fuochi di artificio e fino alle 7,00 della mattina successiva la battaglia non cessò neanche un minuto.
Quando mi fecero prigioniero avevo la gamba ferita che mi sanguinava. Mi caricarono su un camion insieme ad altri feriti per portarci ad El Alamein e passando lungo il Fronte mi ricordo sempre automezzi che bruciavano e tanti morti e feriti. Uno spettacolo che non potrò mai dimenticare.
A El Alamein mi tolsero la scheggia dalla gamba e dopo qualche giorno mi trasferirono insieme ad altri in un Campo di Concentramento vicino ad Alessandria d’Egitto e lìmi dettero il numero e la Carta d’Identità del Prigioniero (Vedasi allegato)
Il mio numero di Prigioniero era 360551 - Registrato al Campo n. 304
In data 22/11/1942.
Torno a ripetere che fui catturato il 5 Novembre 1942 insieme a tutta la mia Compagnia. Tornando a parlare della battaglia fu fatta anche da molti aerei e ne furono abbattuti molti italiani e tedeschi. Gli aerei inglesi passavano bassi e mitragliavano. Altri bombardavano dove c’erano automezzi e altro materiale. Il Campo di Concentramento n. 304 era recintato con doppia rete e di notte era illuminato come di giorno. Da mangiare ce ne davano poco e spesso ci trasferivano da un Campo ad un altro. Dopo un po' di tempo mi misero a lavorare. Il mio lavoro consisteva nel girare la forgia ad un fabbro anche lui Prigioniero, e ricordo era della zona delle Apuane.
Anche dopo l’ 8 Settembre del 1943 continuarono a tenerci prigionieri. Il 3 Settembre 1946 finalmente aprirono il Campo, ci portarono a Porto Said, ci imbarcarono e sbarcammo a Napoli il 7 Settembre la mattina.
A Napoli fummo accolti da una grande Festa. C’era una piccola fanfara che intonò: “ Mamma son tanto felice…… perché ritorno da te………” Ci fu un boato che non me lo posso dimenticare. Anch’io piangevo come un bambino.
La popolazione di Napoli ci gettava mazzi di fiori !
Sulla nave c’erano circa 1.200 prigionieri rimpatriati. A Napoli ci dettero da mangiare e la sera quelli del Centro e del Nord si ripartì per Roma; quelli del Sud rimasero a Napoli.
A Roma arrivammo alle 8 della mattina e ci portarono in un fabbricato dove c’era un grande salone con tavolini e sedie. Ci chiesero chi aveva della biancheria da cambiaredi farlo presente che l’avrebbero cambiata. Poiché dovevano dare un pacco a tutti con scarpe, pantaloni e camicia, per ottenerlo si dovette mettere a soqquadro la sala. A seguito di questa nostra protesta i pacchi furono distribuiti a tutti. La sera fummo smistati e ognuno potè prendere il treno per tornare a casa. Nel mio scompartimento eravamo una diecina e c’era molta allegria e contentezza di tornare a casa. Effettivamente si faceva molto chiasso. Venne il controllore e chiese il biglietto. Gli dicemmo che eravamo Prigionieri di Guerra che finalmente si tornava
a casa e che non avevamo il biglietto. Ricordo che il controllore ci disse che ad Arezzo chi non ha il biglietto dovrà scendere. C’era uno del Veneto che gli disse:ad Arezzo torni pure e poi si vedrà chi dovrà scendere dal treno! Almeno fino a Firenze (quando io scesi per prendere il treno per Montecatini) il controllore non si rivide !
La mattina del 9 Settembre arrivai a Firenze verso le 4 e ci accolsero bene dandoci anche da mangiare.
Alle 6,30 arrivai a Montecatini e subito andai a casa delle mia sorella Laurina che era a servizio dal Prof. CLAUDIO CONTI in Via Garibaldi. Ospiti c’erano anche la sorella Dilvia e il piccolo Giorgio (ndr avevo 5 anni)
Si affacciò alla porta proprio la Dilvia che mi domandò chi ero e cosa volevo.
Io risposi: non mi riconosci, sono tuo fratello Luigi! Non vi sto a descrivere gli abbracci e i baci e i pianti di gioia dopo quasi 6 anni di assenza. Dopo, accompagnato dalle sorelle e da Giorgio, andai subito a riabbracciare la mamma che faceva servizio ai Signori Giulio e Larina Marchetti alla Villa Marchetti sulla strada che da Montecatini Terme conduce a Montecatini Alto. Successivamente i Signori Marchetti ci dettero un piccolo quartiere nella Villa e lasciammo la casa della Nievole.
Ho avuta la fortuna di entrare a lavorare alle Terme di Montecatini nel 1947 con raccomandazione dell’ Avv. Mario Marchetti figlio del Signor Giulio.
Ho compiuti 96 anni ma è sempre vivo in me il desiderio di tornare a vedere quei posti ove ho combattuto e dove ero Prigioniero. Mi è rimasto sempre un dubbio. Quando nel Campo di Concentramento lavoravo, mi davano il 50% della paga per comprare qualcosa, mentre l’altro 50% mi dicevano che me lo avrebbero liquidato alla liberazione, secondo un accordo con la Croce Rossa. Ho fatto, tempo per tempo, molte richieste anche tramite l’ A.N.C.R. Sezione di Montecatini Terme, ma a tutt’oggi non ho mai avuto niente !“
Allego: Cartolina del Gennaio 1941 quando ero Guardia di Frontiera
Preghiera del Prigioniero di Guerra
Carta identità del Prigioniero
Lettera scritta alla Sorella DILVIA il 13.10.1942
Foto di quando ero in Africa
(Testimonianza raccolta dal nipote Cav. Giorgio Lavorini - Presidente Federazione
Provinciale A.N.C.R. di Pistoia in data 29 Gennaio 2017)
LETTERA SCRITTA DA ZUCCONI LUIGI ALLA SORELLA DILVIA
|
13.10.942. Cara Dilvia
|
Con alcuni giorni di ritardo rendo risposta alla tua cara e desiderata lettera.
|
Sono rimasto assai contento nel sentire la tua ottima salute e pure Giorgetto,
|
sento che ora cammina assai, è un gran birbante, quando le sue foto saranno
|
pronte, mandamene una l'accolgo molto volentieri.
|
Sento Armando sono parecchi giorni che non ti scrive, ma pensa che non
|
dipende da lui, ma per causa di posta che non può funzionare con precisione.
|
Appena ti giungerà un suo scritto fammelo subito sapere anche se mi ai scritto
|
il giorno stesso, io credo che quando ti giunge la mia presente tu abbia anche
|
sue notizie, te non ti prendere mai passione, non farti mai pensieri cattivi, stai
|
contenta e vedrai che non sarà mai niente.
|
Dilvia anche in questa tua lettera ho trovato foglio e busta e io ti rispondo,
|
quando io ho la roba per scrivere a me non mi sembra tanta fatica, io non so
|
come mai la Gina e la Lea non mi scrivono mai, forse aspetteranno prima un
|
mio scritto, ma non sanno dalla mamma se non mi mandano foglio e busta io
|
non ce ne ho per cominciare e nemmeno tra la sabbia si trovano, ma io mi
|
sgomento poco, se loro che anno tutto l'occorrente non scrivano non duro
|
fatica io a rispondigli, quanti meno ne scrive meglio sto, mi resta più tempo
|
libero per dormire. Termino di scrivere inviandoti tanti saluti e più cari bacioni
|
a te e Giorgio tuo aff.mo fratello Luigi.
|
Tanti saluti a chi domanda di me. Bacioni Luigi. Scusa se ho scritto male.
|