Mercoledì 19 febbraio, Ettore Panara, circondato da sua figlia Maria e dalla nipote Carla, ha spento 98 candeline. Classe 1922, presidente onorario dell’Associazione Nazionale Combattenti e Reduci – sezione di Rosate, da qualche tempo è ospite in una struttura a Binasco. Le sue gambe non sono più quelle di una volta: non può più salire sui tetti né pedalare con la sua immancabile bicicletta, ma circondato dall’affetto dei suoi cari non ha perso il sorriso né il suo sguardo fiero, orgoglioso.
I suoi occhi, stanchi ma non spenti, lasciano trasparire l’animo di un uomo che non si è mai piegato, nonostante le privazioni della guerra e la deportazione nei campi di lavoro di Hitler.
Ettore Panara venne chiamato nel Regio esercito nel gennaio del ’42, poco prima di compiere i 20 anni. Abile e arruolato, destinato al reparto Sanità, fu mandato a Ruvo di Puglia (Ba), per l’addestramento.
Ettore ricorda bene com’era la sua vita da soldato: “La mattina ci alzavamo – spiega Ettore - andavamo in marcia e tornavamo per pranzo. Il pomeriggio ancora marcia, sempre con degli zaini pesantissimi e pieni di pietre”. Dopo l’addestramento fu destinato all’Albania e in Grecia. Nel giugno del 1943 si trovava a Rosate, per una licenza. Proprio nel nostro paese venne colto dalle conseguenze dell’Armistizio dell’8 settembre. “Eravamo tutti sbandati – racconta Ettore -, ognuno si arrangiava come poteva. Siccome non ero rientrato al fronte venni arrestato e alla fine di settembre i tedeschi mi portarono in Austria, con un maledetto treno, prima a Linz poi a Mauthausen”.
Dopo alcuni mesi, fu trasferito in Germania, a Norimberga, per poi finire nel campo di Essen. Alla fine del settembre 1945 venne liberato e dopo centinaia di chilometri percorsi a piedi riuscì a rientrare nella sua Rosate. Buon compleanno presidente, mola minga!