Notiziario: FEDERAZIONE DI CHIETI, SEZIONE DI FRISA: Amedeo Colanero: l’ultimo reduce.

FEDERAZIONE DI CHIETI, SEZIONE DI FRISA: Amedeo Colanero: l’ultimo reduce.

Jessica Di Sciullo (3F)

Martedì 28 gennaio la Proloco di Frisa ha organizzato un incontro per celebrare la Giornata della Memoria: sono intervenuti l’ultimo reduce combattente, il sig.Amedeo Colanero e il prof. Luciano Biondi.  La serata, molto emozionante, è iniziata con la proiezione di due video che raccontavano in breve la storia di Sami Modiano, uno dei pochissimi sopravvissuti alla Shoah.
Classe 1921, Amedeo Colanero all’età di 19 anni fu costretto a lasciare la sua famiglia, i suoi amici, e il suo paese d’origine per servire come soldato “la sua patria”.

“Quando sono tornato dalla guerra nel 1946, amici e parenti mi abbracciavano senza sapere del mio dolore, delle mie pene”
inizia così il signor Colanero. “Vivevo di ricordi! Il mio paese dopo i bombardamenti e le cannonate era diventato macerie. Tutto era distrutto.

La mia casa non c’era più.

Ho chiesto a mia madre dei miei cinque fratelli. Mio padre invece  era morto dopo 8 anni di guerra; è stato difficile andare avanti senza nulla da mangiare. Mia madre zappava la terra tutto il giorno per continuare a vivere con sei figli. Ci era stato donato un pezzo di terra da un signore e chiesi subito dove fosse per seminarci un po’ di grano”.

“Oggi”
conclude Amedeo “i soldati d’Italia ottantenni e novantenni hanno il dovere di far sapere ai giovani le sofferenze sopportate in quei momenti […], i giovani però spesso non vogliono sentire, sembrano disinteressati, sempre con il cellulare tra le mani …; non c’è nulla di più sacro del valore della Memoria che ricorda la nostra storia e le nostre sofferenze”.

La parola è poi passata al professor Biondi che ha innanzitutto letto un paio di pagine tratte da un libretto che ripercorre l’epopea vissuta da Camillo Lanci, un contadino di Frisa, durante gli anni della guerra: il suo arresto, la sua deportazione nei campi di concentramento e di lavoro in Germania, il suo ritorno a casa. Il prof. poi ha presentato il progetto, da lui promosso, ovvero quello delle pietre d’inciampo. Apparentemente semplici cubetti di pietra rivestiti di ottone, ognuno porta il peso di una storia incisa da mille sofferenze e da mille lacrime. Il 16 gennaio 2019 a Lanciano sono state ricordate 4 persone della famiglia Grauer, mentre il 7 gennaio 2020 a Castel Frentano sono state ricordate 5 persone di due famiglie diverse: i Nagler e i Fuerst. L’artista di questo museo all’aperto più grande al mondo sulla Shoah è Gunter Demnig, il quale posizionò i primi Stolpersteine (nome tedesco di queste pietre) nella città di Colonia all’inizio degli anni ’90.