Il Gruppo Redazione della Federazione Provinciale A.N.C.R. di Caserta, il 24 novembre 2018, si è recato a Giano Vetusto, accompagnato dal Presidente della Sezione di Pignataro, Salvatore Russo e dal giovanissimo e accanito simpatizzante dell’A.N.C.R. di Giano Vetusto, Salvatore Carusone, per raccogliere la testimonianza del combattente Giovanni De Nucci .
Ad onor di cronaca, dobbiamo precisare che il De Nucci, più che un reduce di guerra, è da considerarsi un deportato e di seguito capiremo il perché. Quando ci siamo presentati presso la sua abitazione, siamo stati accolti con molto piacere dalla figlia di Giovanni, che ci ha accompagnati dal papà, il quale, alla nostra vista, ha mostrato la propria soddisfazione per l' incontro. Dopo le presentazioni di rito, il De Nucci ha risposto alle nostre domande, rilasciando la seguente testimonianza.
"Mi chiamo Giovanni De Nucci e sono nato a Giano Vetusto il 3 febbraio del 1923. Sono stato chiamato alle armi il 16 settembre del 1942 e mi hanno portato a Capua, successivamente a Caserta dove, insieme ad altri, ci hanno tutti equipaggiati e mandati in Grecia. Siamo stati trasferiti in Grecia con vagoni treno per il trasporto di bestiame, durante il viaggio si incontravano gruppi di ribelli che uscivano dai boschi e incendiavano i vagoni treno. Arrivati nell’isola di Creta, ci siamo fermati in un accampamento dove c’erano tante piante di carrube e, noi affamati come eravamo, abbiamo fatto provviste di carrube e ne abbiamo mangiate tante che ci siamo sentiti male. Dopo l’armistizio dell’8 settembre 1943, i Tedeschi iniziarono le proprie violenze, ci misero in fila e solo tre di loro, in motocicletta, guidavano noi che eravamo centinaia di soldati a piedi. Arrivati ci hanno fatto salire su vagoni treno e portati in Germania. Lì venni impiegato come operaio, lavorando 10 ore al giorno, presso una fabbrica di laterizi. La fame in quel periodo si fece sentire parecchio, ricordo che alle 5 del mattino già si iniziava a lavorare e alle 9 i Tedeschi si fermavano per la pausa e, mentre loro facevano colazione, noi rimanevamo fermi con le braccia incrociate. Se sono rimasto vivo è grazie ad un vecchietto tedesco che si mosse a compassione nei miei confronti: ogni mattina mi preparava due fettine di pane col burro e di nascosto me le passava. Oltre a ciò dovevamo convivere anche con la paura dei bombardamenti, tant’è vero che un giorno ci mandarono a rimuovere le macerie e al ritorno una bomba cadde sul ponte che noi avevamo attraversato poco prima, distruggendolo. Alla fine della guerra ci trasferirono a Roma e poi a Caserta con il treno, poi con mezzi di fortuna arrivai a Giano Vetusto." Giano Vetusto, 24-11-2018 In fede Giovanni De Nucci
